CARTOLINE ELETTORALI DAGLI USA / 3. CAPE COD – Get off my lawn!

L’uso dei lawn signs sfata il luogo comune della scarsa passione politica degli americani. Ostentare di essere democratici o repubblicani significa anche marcare letteralmente il proprio territorio

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Uno dei miti più diffusi della società americana è l’idea della scarsa attività dei cittadini alla vita politica. La credenza è alimentata dai dati di affluenza alle elezioni che storicamente sono più bassi rispetto a quelli delle altre democrazie occidentali. Le cause non sono riconducibili esclusivamente al disinteresse degli elettori ma ad un sistema di registrazione che viene richiesto precedentemente al voto. La tessera non arriva direttamente a casa ma deve essere guadagnata come deve essere conquistato ogni piccolo diritto americano. Una modalità utile a fortificare la percezione collettiva a non dare mai nessuno status per scontato. La controindicazione è che molto spesso i cittadini più demotivati sono anche quelli che hanno gli impieghi più umili e non hanno un contratto che gli permette di votare senza perdere ore di lavoro e di retribuzione.

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La mia gita a Cape Cod ha parzialmente sfatato lo stereotipo dell’americano che se ne frega della politica. La prima smentita l’ho avuta quando una guida di Boston ci ha tenuto più di una volta a ricordare con orgoglio che il Massachussets è un blue state di solida tradizione. Il vecchio ed elegante municipio di School Street ha la statua di un asino davanti alla facciata che ricorda come i sindaci di Boston siano stati tutti democratici. La sua spiegazione della statua si è dilungata nel deridere due piccole impronte marchiate con l’elefante del GOP che lo scultore gli ha messo davanti come simbolo dello standing in opposition. La sua ostentazione dell’appartenenza di partito è molto lontana dalla consuetudine europea per cui il voto è segreto. Il richiedente che va in ufficio per ottenere la registrazione deve dichiarare se è repubblicano oppure è democratico per facilitare anche lo svolgimento delle primarie. L’unica opzione alternativa è quella di definirsi indipendente ma spesso la rivendicazione è un fiero sostegno al proprio partito per aiutarlo a superare i numeri dello schieramento avverso. La cosa che ho capito è che il sistema elettorale americano scoraggia il voto passivo e ha una bassa percentuale di elettori che vanno a votare all’ultimo momento. La definizione di elettore indeciso non è appropriata visto che sarebbe più pertinente utilizzare quella di elettore non schierato.

light-house-cape-codMentre ero in macchina sentivo alla radio l’intervento di un ascoltatore che sosteneva Donald Trump e ho capito perché ha ancora dietro una solida base di sostenitori. Uno zoccolo duro che non è mai calato in questi mesi nonostante il candidato abbia detto e abbia fatto cose mai viste in un contest presidenziale. Gli americani credono nella fedeltà ai partiti molto di più di quello che si potrebbe pensare dai dati della partecipazione generale. L’appartenenza politica ha spesso la connotazione di un retaggio familiare oppure è il risultato di un’identità territoriale. Le strade di Cape Cod mi sono state molto utili per capire meglio questa sfumatura che associa il voto ad un forte radicamento. Le case che costeggiano la strada per Provincetown o quella per Chatham sono piene di lawn signs. Inizialmente avevo pensato che fossero un singolare metodo di propaganda molto simile agli orrendi cartelloni che si vedono nelle nostre città con le facce bonarie e digitalmente ritoccate dei candidati. Invece, nella maggior parte dei casi questi piccoli banner sono piantati sull’aiuola a ridosso di una proprietà privata e sono messi volontariamente dai cittadini che la abitano. L’abitudine di esporre la bandiera americana nel proprio giardino è stata codificata dal cinema ed è universalmente diffusa da secoli. Quella di trasformare la propria villetta in un comitato elettorale è una forma di pubblicità assolutamente inedita per i nostri costumi. Cape Cod è schierato completamente dalla parte di Hillary Clinton e ho contato solo un lawn sign per Donald Trump. La missione di questi fanatici democratici di marcare il colore del proprio territorio è stata sicuramente un successo.

Gli americani non sono disinteressati alle elezioni e molto spesso fanno delle scelte polarizzate a prescindere dai contenuti del loro candidato. La scontata predominanza dell’ex first lady in una comunità antica e storicamente legata ai Kennedy dovrebbe sbiadire progressivamente andando verso sud. Essere un blue state o un red state significa dichiarare la propria autonomia e la propria peculiarità in un modo che trova un’analogia europea soltanto nella fede calcistica. I redneck che guardano con disprezzo le dolcezze della vita del New England saranno ugualmente fieri di far vedere la loro diversità mostrando i lawn signs di Donald Trump. Alla fine, mi viene in mente quella scena di Spotlight in cui il nuovo direttore ebreo del Boston Globe cerca di farsi una cultura sui Red Sox. E di come il circolo dei notabili locali ironizzasse sulle possibilità che qualcuno che non era cattolico e non amava il baseball potesse tirare avanti a lungo nella loro città. Spero che il personaggio interpretato da Liev Schrieber in quel film fosse almeno democratico perché altrimenti si sarebbe messa davvero male.

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