Casa Dolce Casa – Breve guida all’Home Invasion

Veloce ripasso di storia del sottogenere horror dedicato alle invasioni domestiche, da Funny Games a Strangers 2 in questi giorni nelle sale, passando per The Purge, Man in the dark e… Aronofsky

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Il cinema è casa, è ritrovo, è famiglia. In tutti i sensi, quando si parla del genere home invasion. Assassini che irrompono nella notte, o in pieno giorno, scatenando il panico in famiglie innocenti e indifese. Travestimenti, menzogne, inganni, c’è tutto e di più alla base di un cinematografico sbocciato pian piano e che, nel corso del tempo, si è evoluto in un’autentica gallina dalle uova d’oro. Il tema trattato, colpisce dritto nella psiche dello spettatore scavando nelle sue paure più recondite; poche cose terrorizzano una persona più di un’invasione domestica, dello straniero in casa propria. Da qui si ramificano ulteriori discorsi politici più o meno velati, dai quali alcuni film traggono maggior spunto e saldano le loro radici per avvolgere maggiori fette di pubblico.

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Nel 1997, il regista austriaco Michael Haneke diede vita a quella che è probabilmente la sua opera più popolare: Funny Games. Due sconosciuti entrano con insistenza nella casa di una famiglia in vacanza, sfruttando la scusa del “paio di uova in prestito”. Da lì, una carneficina senza pietà, ai danni degli inermi padroni di casa. Il film fu talmente un cult che il regista decise di farne un remake shot-per-shot americano, dieci anni dopo, con protagonisti Michael Pitt e Tim Roth. L’elemento disturbante alla base del progetto è l’impotenza dei protagonisti, assolute vittime senza via di scampo. Impossibile non empatizzare con loro, percepire le loro paure e farle nostre, sentirsi insicuri ed intimoriti ad ogni minuto di pellicola.

Il ventunesimo secolo ha visto nascere una ricca schiera di film fondati su questo genere, più o meno classici nelle tematiche ma quasi sempre di ottimo successo. The Strangers, You’re Next, I spit on your grave, Hush ed altri, sono alcuni titoli che han fatto della rispetto della formula la loro arma di forza poggiandosi su qualche ottima intuizione e un plot twist più o meno vincente. Ma a lungo andare, qualche nuova idea deve nascere per portare nuova linfa vitale e ravvivare la luce del genere. Se prima le pellicole giocavano sull’essere da soli in una casa invasa, senza contatti col mondo esterno, con l’avvento dei cellulari e delle tecnologie di sicurezza nella realtà, anche questo cinema ha dovuto operare uno “sviluppo progressivo”. Nascono così La notte del giudizio (diventato poi una quadrilogia, in corso) di James DeMonaco e Man in the dark di Fede Álvarez, portatori di novità e freschezza. Cosa accadrebbe in America, se venisse consolidata una legge chiamata “Lo sfogo”, dove per un’intera notte ogni anno, qualsiasi crimine è permesso? Un’idea originale e interessante da sviluppare, quella che il regista americano DeMonaco porta sugli schermi del 2013 con il suo La notte del giudizio. Il concetto di invasione domestica viene portato all’estremo, snaturato, e decostruito secondo nuovi stilemi. Si può uccidere e si può rubare, non esiste più il concetto di giusto e sbagliato e la paura assume una nuova forma. Non bastano telecamere esterne o porte super blindate, quando tutto è concesso. Sopravvivi o muori, difendi la tua casa, gli altri possono prenderla come vogliono. Si potrebbe riassumere così, estremizzando, la filosofia di un film che ha stravolto l’immaginario collettivo.

L’asticella qualitativa ha subito un’impennata nel 2016, come già precedentemente anticipato, con il promettente regista uruguaiano Fede Álvarez e la sua seconda opera dal nome di Man in the dark. Già autore del sorprendente remake/reboot de La Casa, il pupillo di Sam Raimi ha focalizzato ancora una volta i riflettori su di lui grazie ad un film che ha capovolto l’ordine del genere in questione. Tre ladruncoli, che si guadagnano da vivere con rapine domestiche, prendono di mira l’abitazione di un ex marine ormai anziano e cieco. Convinti che possa essere un gioco da ragazzi, i teppisti invadono la sua dimora inconsapevoli che diventeranno loro le prede dell’addestrato e pericolosissimo uomo. Non è l’assassino ad andare dalla vittima, ma viceversa. L’invasore non è più predatore in dimora estranea, bensì preda. Man in the dark è letteralmente un home invasion al contrario, fresco e originale nella sua idea tanto semplice quanto apertamente politica, e adottare una formula così coraggiosa e trionfare, è sinonimo di grande dimestichezza e talento. Álvarez è un nome da appuntare nei taccuini per il futuro.

Nel 2017, il cineasta Darren Aronofsky è tornato nelle sale di tutto il mondo con il suo controverso mother!. Ibrido cinematografico di parvenza orrorifica, il film prende subito un’inaspettata piega home invasion decisamente sopra le righe. Un poeta in crisi creativa vive con la giovane moglie in una casa isolata, da essa ricostruita dopo un incendio. La serenità di coppia inizia a vacillare quando l’uomo accoglie in casa un apparente sconosciuto, con sua moglie e due figli perennemente in lite. Ma un evento catastrofico causerà una serie di eventi irreparabili. La guerra in casa, il sovraffollamento, la distruzione; in questo caso però non è un irruzione ingiustificata, indesiderata, ma voluta dal proprietario della casa stessa. Il perchè non è possibile spiegarlo a parole senza rivelare importanti colpi di scena. mother! è un’opera letteralmente suicida da vedere con i propri occhi, per poterne trarre la linfa anarchica.

L’ultimo horror-movie “casalingo” è ora nelle sale; Strangers 2 – Prey at Night, sequel del primo film di successo con Liv Tyler uscito nel 2008, diretto da Johannes Roberts. Nessuno è al sicuro, ancora.

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