Cell, di Tod Williams

Il film zoppica evidentemente, taglia con l’accetta ogni riflessione ed è a tratti confuso sulla strada da prendere, ma nonostante crea una perturbante atmosfera malata. Molto “kinghiana”.

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Nell’universo sempre in espansione degli adattamenti cinematografici dei romanzi di Stephen King, quest’ultimo Cell ha avuto decisamente una vita travagliata. Il romanzo del 2006 era stato in primis assegnato ad Eli Roth (che sognava una grossa produzione tra lo Zombie/movie e il blockbuster catastrofista), poi alla penna del prestigioso duo di sceneggiatori Scott Alexander e Larry Karaszewski (che dall’Ed Wood di Burton sino al kinghiano 1408 hanno sempre corteggiato atmosfere da horror classico rivisitato), per finire al ridimensionamento deciso di budget e poi all’arrivo di Tod Williams (Paranolmal Activity 2) come regista. Ma c’è stato anche il tempo di una sorpresa, ghiottissima, per i fan dello scrittore: l’adattamento sarebbe stato firmato dallo stesso King, e così è stato.

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La storia è nota: Clay (John Cusack) è un disegnatore di graphic novel, vive da poco a Boston per definire un importante contratto, ma mentre è in aeroporto si scatena un fortissimo segnale diramato dai telefonini che rende gli umani “telepazzi”. Una sorta di zombie-velocizzati e radiocomandati, che attaccano i “non infetti” per distruggere ogni cosa e ogni vita. Clay incontrerà vari altri personaggi, ancora “normali”, e si dirigerà verso il Maine alla ricerca di suo figlio. Nel frattempo il mistero sull’impulso malefico lo ossessiona. Riecheggiano, chiaramente, vari lavori precedenti di King come L’ombra dello scorpione, ma ciò che qui da subito si mette in chiaro è una programmatica semplificazione di tutte le dinamiche relazionali tra i personaggi e di tutte le riflessioni sociopolitiche del romanzo (di ben 500 pagine), che nel film di Williams (solo 90 minuti di durata) scompaiono quasi del tutto per lasciar spazio alla contingenza dell’evento. I cellulari (nel frattempo diventati smartphone) emettono il terribile segnale e i tele-pazzi attaccano, ferocemente, senza nessun motivo apparente, in una prima scena violentissima all’aeroporto che poi continua in metropolitana. Chiaro che il clima internazionale degli ultimi 10 anni allarga la metafora kinghiana al terrorismo internazionale odierno che crea panico soprattutto in aeroporti e metropolitane, ma ciò che stupisce è tutta l’architrave old fashion che Williams persegue senza indugi. Insomma in un film che tematizza l’invasione barbarica dei nuovi device portatili che tengono in ostaggio la nostra vita e che uccidono le relazioni, beh, ci si poteva anche aspettare una minima riflessione sull’immagine mediale contemporanea. Nulla di tutto questo, anzi, i pochi effetti visivi digitali, a tratti veramente rudimentali, sono sempre al servizio di un plot ridotto all’osso. E allora ci si rifugia costantemente in umori di genere ultra-sperimentati: chiaro che George Romero diventa il

cell2referente principale (non solo per la parentela tra i telepazzi e gli zombie, ma anche per le soluzioni stilistiche tentate) con il Carpenter de Il seme della follia che fa capolino negli abissi dello scrittore/creatore di Mostri interpretato da Cusack. Ma sono solo lontanissimi echi…

Il film zoppica evidentemente, taglia con l’accetta ogni riflessione ed è a tratti confuso sulla strada da prendere (il finale del romanzo è stato quasi totalmente modificato), ma nonostante tutto continua a creare una perturbante atmosfera malata. L’improvvisa esplosione di istinti, la sequenza agghiacciante del college con il falò dei telepazzi bruciati vivi (che provoca un notevole fastidio per gli incubi della storia che sottende), il delirio finale di Clay… insomma se il film non regge spettacolarmente le premesse che promette ed è incredibilmente sbrigativo negli snodi di sceneggiatura che impone, è sul piano dell’inquietudine ferina e della riflessione sulle pericolose derive disumane che trova i suoi pochi motivi di interesse. Da questo punto di vista, non c’è dubbio, è ancora “un film di Stephen King”.

Titolo originale: id.

Regia: Tod Williams

Interpreti: Samuel L. Jackson, John Cusack, Isabelle Fuhrman, Stacy Keach, Lloyd Kaufman, Catherine Dyer

Distribuzione: Notorius Pictures

Durata: 98′

Origine: Usa 2016

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