FILM IN TV – Cenerentola, di W. Jackson, H. Luske e C. Geronimo

Il più grande classico disneyano? L’aderenza della storia al pensiero disneyano si accoppia a delle scelte che hanno hanno plasmato l’immaginario collettivo. Mar 8 dicembre, ore 21.10, Sky Cinema 1

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Cinderella è un passo talmente significativo nella storia ormai novantennale della Disney che la sua rilevanza è stata certificata anche a livello iconografico. La prima animazione fischiettante di Mickey Mouse in Steamboat Willie è stata selezionata come didascalia iniziale di tutti i recenti team-up con la Pixar. La scelta è un chiaro tentativo di stabilire una continuità tra i primi esperimenti disegnati del fondatore e il futuro delle creazioni digitali. Un innesto tra il castello di Cinderella e quello di Sleeping Beauty è diventato il logo ufficiale della major ed è associato a tutto il portafoglio delle sue colossali acquisizioni. Il suo profilo di torri e di guglie è un marchio di fabbrica che richiama inevitabilmente ad un’atmosfera codificata e riconoscibile. La decisione stabilisce in modo inequivocabile l’assoluta centralità del titolo all’interno della filmografia e del pensiero disneyani. Cinderella è un significativo ritorno al repertorio fiabesco a distanza di tredici anni dall’esordio di Snow White and the Seven Dwarfs. Le sperimentazioni di Fantasia e dei film ad episodi come Melody Time CENERENTOLA4avevano avuto un’acclamazione critica ma erano state bocciate dal pubblico. La necessità di ritrovare la strada del successo aveva costretto la Disney a ridurre i costi e a giocare sul sicuro. Tuttavia, il ricorso all’adattamento di una grande favola europea è meno frequente di quello che lascerebbe supporre un immaginario collettivo che è ancorato principalmente alle convenzioni del c’era una volta

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La discrepanza tra il numero effettivo di queste rivisitazioni e il loro impatto fondativo sulla definizione di una produzione quasi secolare è un’ulteriore dimostrazione di come Cinderella abbia plasmato gli stereotipi dello studio molto più di altri grandi classici. L’episodio in cui l’eroina arriva al ballo offre un elemento decisivo per capire questa identità di principi che va oltre il valore del film. La delusione del sovrano per lo scarso coinvolgimento del principe verso il suo tentativo di presentargli una possibile moglie viene derisa dall’arciduca e viene canzonata come inguaribile romanticismo. Il consigliere descrive con divertimento la scena in cui l’anziano re aveva sperato e traccia le linee guida di un abituale momento disneyano. Il cortigiano accenna ad un set in cui le luci si preparano e la musica si innalza per accompagnare un improbabile colpo di fulmine. La riviCENERENTOLA3ncita del sentimentalismo è perfetta perché il ragazzo effettivamente alza lo sguardo e viene rapito dal fascino di una bella sconosciuta nel momento in cui il cinico sarcasmo del sottoposto ha toccato il suo punto più crudele. Il sogno del bonario regnante di godersi una nuova infanzia con i suoi nipotini sta per realizzarsi e lui può andarsene a dormire per visualizzare il suo desiderio. Il suo atteggiamento è quello di un produttore che si attesta con soddisfazione il merito di una sequenza che funziona e ne lascia la manutenzione ad un anonimo regista. L’intermezzo sfoggia una compiaciuta consapevolezza che anticipa di cinque decenni l’autoironia celebrativa di Enchanted e rivela come la Disney abbia sempre dovuto difendersi dall’accusa dell’ingenuità. La corrispondenza totale tra lo spirito del film e quello della major non si ferma alla gamma delle tematiche ma coinvolge un numero di scelte che solo in apparenza si presentano come secondarie. Cinderella venne realizzato attraverso un uso massiccio di scene live che vennero utilizzate come modello per i disegni. Gli attori si muovevano in una scenografia vuota in un procedimento che anticipava il blue screen ma l’innovazione profetica delle riprese passa in secondo piano rispetto al nome di Helene Stanley. L’attrice non è passata alla storia del cinema per le sue princess-disneyinterpretazioni ma la sua fisionomia ha dato vita alla tipica donna disneyana. I suoi movimenti e le sue pose vennero utilizzate anche per le protagoniste positive di Sleeping Beauty e di One Hundred and One Dalmatians e il dettaglio non deve essere trascurato. L’attitudine disneyana di dividere i comportamenti sessuali in modo conservatore è stata fortemente criticata ma ha trovato in questo contesto il profilo più compiuto e facilmente replicabile. Il campionario delle opzioni indovinate e destinate a trasformarsi in una formula ha investito anche le musiche e Cinderella è stato il primo film dello studio ad esternalizzare la colonna sonora. La Tin Pan Alley era il più grande consorzio americano di compositori di motivi orecchiabili e di jingle radiofonici e furono loro ad influenzare lo stile di A Dream Is a Wish Your Heart Makes e di Bibbidi-Bobbidi-Boo. La collaborazione durò per tutto il decennio successivo e si interruppe solo quando Walt Disney strinse il celebre sodalizio con Richard e Robert Sherman. Cinderella fu il primo film a mantenere i diritti di sfruttamento della soundtrack e ovviamente le sue canzoni furono un successo premiato con tre nomination all’Oscar. La costruzione di Disneyland sarebbe stata ultimata soltanto nel 1955 ma il pioniere dell’animazione aveva già dimostrato che sul marketing stava un passo avanti a tutti.

Titolo originale: Cinderella

Regia: Wilfred Jackson, Hamilton Luske, Clyde Geronimi

Durata: 74′

Origine: Usa 1950

Genere: animazione

Martedì 8 dicembre, ore 21.10, Sky Cinema 1 e in replica Mercoledì 9 dicembre, ore 14 e 21.10, Sky Cinema 24

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