Chesil Beach – Il segreto di una notte, di Dominic Cooke

Tratto dal celebre romanzo di Ian McEwan, l’impostazione teatrale sottolinea le interpretazioni di Saoirse Ronan e Billy Howle, anche se alla fine qualcosa di perde nei doppi piani temporali

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Tratto dal celebre romanzo di Ian McEwanChesil Beach – Il segreto di una notte racconta di Florence, ambiziosa violinista, ed Edward, modesto e promettente storico, alla vigilia della loro prima notte di nozze. I due giovani amanti, prigionieri dei tabù dell’epoca e delle convenzioni familiari e sociali dell’Inghilterra dei primi anni ’60, si ritrovano ad affrontare le proprie, profonde, differenze.
Pur costruito su di un’alternanza narrativa tra il presente (la notte di nozze) e il passato (come i due si sono conosciuti e sono arrivati alla decisione di sposarsi), la predominanza delle sequenze ambientate nella camera d’albergo, con unici protagonisti i due novelli sposi, probabilmente porterebbe molti a definire il film di Dominic Cooke “teatrale”. Un termine osteggiato da molti registi, a cui preme far notare come anche un’opera girata in un unico ambiente necessiti di una precisa conoscenza di regole e tecniche del mezzo audiovisivo. Eppure Cooke, a differenza dei diversi colleghi in lizza, prima di lui, per dirigere l’adattamento del libro di McEwan come Ang Lee e Sam Mendes, proprio a teatro ha passato la maggior parte della propria carriera.
Chesil Beach, allora, finisce col presentare chiaramente questa duplice commistione, appoggiandosi con tutto il suo peso sulle iterazioni dei protagonisti. Goffi, timidi e teneramente innamorati, con una sempre più convincente Saoirse Ronan e un pressoché perfetto per il ruolo Billy Howle, ai due ci si affeziona piuttosto facilmente. La regia di Cooke segue le loro ansie nel profondo, li unisce e poi li separa nello spazio, trasforma tutto il film in un’attesa infinita e altrettanto angosciante; utilizza il linguaggio cinematografico per spiegare direttamente la fonte di quelle paure, ma soprattutto per raggiungere quella forte intimità e personale intesa con lo spettatore difficilmente replicabile da un palco.

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Il piano in cui Cooke riesce più efficacemente a muoversi è infatti proprio quello della comunicazione, nel descrivere la sua mancanza tra i due protagonisti, nel tenerla strettamente legata alla sessualità, tema principale della storia e altrettanto deficitaria nei novelli sposi. Il racconto si uniforma alle loro emozioni, è denso di frustrazione ma anche di estrema e delicata semplicità, con una regia attenta e rispettosa nei confronti delle loro fragilità. Il contesto storico, tramite i flashback, è mostrato e messo in scena, ma apparentemente non con la stessa cura riservata ad Edward e Florence. L’educazione bigotta e oppressiva imperante nei primi anni ’60, quindi subito precedenti alla rivoluzione sessuale, si riflette quasi interamente su di loro, piuttosto che sui personaggi secondari, sulle loro movenze rigide e bloccate, sulle loro espressioni ingenue e commoventi. È chiaro che quando, nel finale, viene meno anche la loro caratterizzazione, l’intero film comincia a perdere di potenza. Quella semplicità e innocenza sparisce, volutamente e per forza di cose, ma cede il posto a un’evoluzione meno originale, meno sentita e in generale già vista. Ad un tratto sembra di essere quasi di fronte a un’altra opera  (La La Land), si avverte, comprendendola, l’intenzione di voler dare una chiusura ad una storia che, probabilmente, non ne aveva però così necessariamente bisogno.

Titolo Originale: On Chesil Beach
Regia: Dominic Cooke

Interpreti: Saoirse Ronan, Billy Howle, Emily Watson, Adrian Scarborough, Annie-Marie Duff, Samuel West 
Distribuzione: CINEMA di Valerio De Paolis
Durata: 110′
Origine: Regno Unito, 2017

 

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