Christopher Lee: una vita per domarli tutti

Addio a una leggenda del cinema, protagonista di una carriera alla perenne ricerca di nuove sfide, contro le facili categorie, fra l’eleganza della voce e la forza espressiva del corpo

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

Quando qualcuno mi chiede cosa faccio, io rispondo inevitabilmente che faccio l’attore. Questo è tutto”. La dichiarazione così carica di understatement non va interpretata nel segno (magari un po’ narcisista) della finta modestia: ciò che interessava a Christopher Lee era infatti il rifiuto di un’etichetta che fermasse la sua arte in un ruolo predefinito. Anche per questo la sua attività è sempre stata variegata, quasi bulimica, in una vita che lo ha visto protagonista fino agli ultimi giorni e nei settori più disparati, dal cinema, alla televisione, al doppiaggio di prodotti animati, fino alla musica e al rapporto discreto ma fecondo con la Rete (non esiste una sua pagina Facebook ufficiale, ma ha un canale YouTube dove da alcuni anni lanciava messaggi augurali per il Capodanno ai suoi innumerevoli appassionati).

--------------------------------------------------------------
IL NUOVO #SENTIERISELVAGGI21ST N.17 È ARRIVATO! in offerta a soli 13 euro

--------------------------------------------------------------

D’altra parte la sua è stata davvero una vita per domarli tutti: prima dell’impegno attoriale è stato discendente di nobili origini – la madre era una Carandini, dell’antico casato modenese che ha visto in Nicolò il primo ambasciatore italiano in Inghilterra; dopo gli studi a Eton ha servito nella Royal Air Force durante la Seconda Guerra Mondiale, in una “doppia vita” da ufficiale e affiliato allo Special Operations Executive per missioni segrete di sabotaggio ai danni dei nazisti: un periodo mai approfondito nei dettagli per rispetto del segreto militare – a un giornalista insistente che gli poneva domande sul tema chiese “Sa tenere un segreto?” e di fronte allo speranzoso “” dell’interlocutore, aggiunse sorridente: “Anch’io”.

L’incontro con il cinema arriva nei tardi anni Quaranta e assume velocemente le caratteristiche di un lavoro a tempo pieno: stando a IMDB, il 1948 del suo debutto lo vede infatti attivo in ben 6 pellicole. Curiosamente, i primi anni di carriera legano il suo nome principalmente a quello di Terence Young, il celebre regista del primo 007 – Licenza di uccidere, in cui peraltro Lee avrebbe dovuto interpretare la parte del Dr. No, poi andata a Joseph Wiseman, preferito dalla produzione. In barba al legame di parentela con lo stesso Ian Fleming (i due erano cugini), Lee avrebbe fatto irruzione nella saga dell’agente segreto anni dopo, nel 1974 con L’uomo dalla pistola d’oro, nella parte del killer Francisco Scaramanga, da molti considerato il perfetto alter-ego al negativo di Bond e uno dei suoi avversari più memorabili. In mezzo c’è il successo degli horror targati Hammer Films, che però più di tutti hanno rischiato di rinchiudere l’attore in quell’etichetta così avversata. Come da lui rivelato, “C’è stato un periodo, tra il 1957 e il 1970, in cui mi ingaggiavano sempre per interpretare lo stesso tipo di personaggio… Ma poi ho rotto questa consuetudine interpretando Vita privata di Sherlock Holmes di Billy Wilder e altri film: dei western, The Wicker Man e in pratica tutto quello che ho fatto negli Stati Uniti fra il ’75 e l’85. La metà di quei film erano commedie”.

Un simile eclettismo diventa naturalmente la via per un approfondimento delle sue specificità attoriali che, fatta salva l’eleganza profonda della voce, raggiungono l’eccellenza nell’uso espressivo del corpo: il celeberrimo Dracula hammeriano, in fondo, funziona proprio per l’incontro di più modalità espressive, che passano dall’uso elegante dell’eloquio, con un perfetto inglese così distante dall’accento est-europeo di Bela Lugosi, alla sensualità molto fisica nel rapporto con le vittime femminili e nei modi ferini e bestiali con cui il mostro aggredisce i nemici – il combattimento finale fra il “suo” Conte e il Van Helsing di Peter Cushing in Dracula il vampiro è un autentico balletto di figure che si contorcono, saltano, si agitano scarmigliati e lottano corpo a corpo senza dire una parola.

Il resto è pura performance fisica, con picchi espressivi in cui è solo il corpo a parlare e a “raccontare” la tragedia del sentirsi altro da sé o del provare sentimenti che non possono essere corrisposti – si pensi alla Creatura de La maschera di Frankenstein e, soprattutto, all’incredibile performance de La mummia, dove recita completamente bendato eppure dona alla figura di Kharis un’indimenticabile aura tragica. Sarà anche per questo che un’altra caratteristica della sua carriera è quella del continuo camuffamento, della creazione di maschere che ribadiscono una voglia di essere sempre protagonista, di sperimentare e stupire, attraverso il diabolico Fu Manchu, il predicatore dell’amatissimo The Wicker Man, il conte di Rochefort dei Moschettieri di Richard Lester (forse il più famoso dei suoi ruoli da spadaccino, lui che deteneva il record di combattimenti con la spada sullo schermo) o il cattivo Mr. Midnight che in The Return of Captain Invincible, del 1983, affronta il supereroe interpretato da Alan Arkin ballando e cantando il brano Name Your Poison, scritto dal Richard O’Brien del Rocky Horror Picture Show (“vi venivano nominate ben 36 bevande alcoliche!”).

La terza e ultima fase è quella del ritorno al mainstream, inizia con il cameo ne Il mistero di Sleepy Hollow di Tim Burton e poi culmina nei fasti della Trilogia Prequel di Star Wars e nella saga del Signore degli Anelli: arrivato a questo punto, Lee può tranquillamente permettersi di riverberare se stesso nelle pur differenti caratterizzazioni, attraverso una recitazione a volte quasi ieratica, distaccata dal contesto, in cui l’amore per la creazione del carattere si sposa a una sotterranea voglia di lasciarsi riconoscere sotto il trucco, consapevole dell’ormai raggiunto status di icona. Ne L’attacco dei Cloni è in scena pochi minuti, ma infiamma la scena, ancora una volta nell’alternanza fra eleganza dei modi e ferocia delle azioni, destinate a culminare nel celebre combattimento con Yoda: a Locarno, nel 2013, davanti a una folla adorante, fu netto nel ribadire che lui, quella battaglia, l’aveva combattuta davvero (“I Did It!”), come a ribadire un’ultima volta che dietro tutta la fantasia e la finzione che hanno caratterizzato una così lunga carriera attoriale c’era sempre la volontà di un uomo che vuole sfuggire alla facili categorie e restare se stesso.

 

(Le dichiarazioni di Christopher Lee provengono da “Christopher Lee”, a cura di M.J. Simpson, in “Cinema SFX” n. 4, Luglio 1996 (Hobby&Work) e da “From the SAS to the Gurkhas: The Story of Sir Christopher Lee“)

--------------------------------------------------------------
CORSO COLOR CORRECTION con DA VINCI, DAL 5 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative