CINEMA E RESISTENZA

A Cuneo, dal 18 al 21 aprile 2005, rassegna dedicata alla “Resistenza”.

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CUNEO: CINEMA E RESISTENZA

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I COMPAGNI, UN CAPOLAVORO RITROVATO


 


 


La Rassegna cinematografica CUNEO: CINEMA E RESISTENZA I COMPAGNI, UN CAPOLAVORO RITROVATO, in onore di Duccio Galimberti, si svolgerà a Cuneo dal 18 al 21 aprile e proporrà i seguenti film: I compagni di Mario Monicelli, Materiale resistente di Guido Chiesa e Davide Ferrario, I nostri anni di Daniele Gaglianone, Tiro al piccione di Giuliano Montaldo, I trecento della Settima di Mario Baffico.


La manifestazione, promossa dall'Amministrazione comunale della Città di Cuneo, è organizzata dall'Associazione culturale "La Città del Cinema" in collaborazione con Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia / SNC – Cineteca Nazionale.


 


Il 21 aprile alle ore 17.00 si terrà un Consiglio comunale aperto nel corso del quale la Città di Cuneo renderà omaggio al maestro Mario Monicelli che sarà presente alla cerimonia. Interverranno – tra il pubblico – alcuni ex operai che presero parte come comparse alle scene dello sciopero del film I compagni. Il Maestro presenzierà poi alla proiezione in anteprima nazionale della copia restaurata del film realizzata per l'occasione da "La Città del Cinema" con il contributo del Comune di Cuneo.


 


 


La Rassegna, le cui proiezioni avranno luogo al Cinema Monviso (via XX Settembre 14) e saranno accompagnate da un incontro introduttivo, si articola in tre differenti momenti, secondo il seguente calendario:


 


 


Proiezioni  serali – ore 21.00


 




  • 18 aprile:

Materiale resistente di Guido Chiesa e Davide Ferrario (presente Davide Ferrario);




  • 19 aprile:

Tiro al piccione di Giuliano Montaldo (presente Giorgio Arlorio, sceneggiatore);




  • 20 aprile:

I nostri anni di Daniele Gaglianone (presente il regista);


o        21 aprile:


I compagni di Mario Monicelli (presente il regista).


 


 


Proiezione pomeridiana – ore 17.30 (destinata all'Università della Terza Età)


 




  • 19 aprile:

I trecento della Settima di Mario Baffico.


 


 


Matinée – ore 9.30


 


Le proiezioni delle matinée rientrano in una proposta cinematografica destinata espressamente alle scuole.


 




  • 18 aprile:

Materiale resistente di Guido Chiesa e Davide Ferrario;




  • 19 aprile:

Tiro al piccione di Giuliano Montaldo (presente Giorgio Arlorio, sceneggiatore);




  • 20 aprile:

I nostri anni di Daniele Gaglianone (presente il regista);


o        21 aprile:


I trecento della Settima di Mario Baffico.


I FILM DELLA RASSEGNA


 


 


I COMPAGNI  di Mario Monicelli (Italia, 1963, 35 mm, 128', b/n)


 


In una Torino a cavallo tra Ottocento e Novecento il professor Sinigallia diventa la giuda ideologica di uno sciopero di operai di un'industria tessile che, prendendo spunto da un incidente di lavoro, chiedono la revisione del loro trattamento. Durante la manifestazione, però, la presenza di alcuni crumiri, che si oppongono alla protesta, diventa il motore di accesi tafferugli, provocando la morte di uno degli operai. L'arrivo della polizia, intervenuta a sedare i disordini, sancisce il fallimento della sciopero. Il professore, ricercato dalla questura, trova rifugio da un'ex operaia divenuta prostituta, Niobe. La vicenda, nonostante il suo esito negativo, diventa un evento, una tappa importante che segna profondamente gli operai, regalando loro una coscienza più matura e una consapevolezza più precisa delle proprie forze.


Sceneggiato dallo stesso Monicelli insieme ad Age e Scarpelli e con la collaborazione di Suso Cecchi d'Amico, con un cast internazionale – Marcello Mastroianni, Annie Girardot, Renato Salvatori, Bernard Blier cui si aggiunge una giovanissima Raffaella Carrà – il film è un affresco spettacolare, divertito e malinconico, sul nascente movimento operaio. Per nulla in sintonia con l'ostinato ottimismo della rampante Italia del boom, non molto amato in Italia, ottenne due nomination all'Oscar per il soggetto e la sceneggiatura.


I compagni, considerato insieme a La grande guerra il capolavoro del regista, «conferma Monicelli come il più coerente sperimentatore di un cinema spettacolare profondamente imbevuto della cultura italiana, capace di assumerne all'interno pregi e difetti, grandezze e volgarità; un cinema, in questo senso, davvero nazional-popolare».Q


In parte il film è stato girato in Piemonte (il monte dei Cappuccini dove fu girata la scena della distribuzione delle patate; il mercato di Moncalieri dove si tiene l'assemblea; i portici di Cuneo e Savigliano); il resto delle riprese venne effettuato in Jugoslavia.


«Tra le comparse utilizzate nella scena cruciale dello sciopero ci sono gli operai che per l'occasione godono di due giorni di ferie concessi dagli industriali delle cartiere Ica, ma anche i lavoratori della fabbrica Stella che, in quegli stessi giorni, vivono duri momenti di vertenza sindacale».QQ


 


Il 21 aprile, ore 21.00, alla presenza di Mario Monicelli, sarà proiettata in anteprima nazionale la copia restaurata da ''La Città del Cinema'' con il contributo del Comune di Cuneo.



 


MATERIALE RESISTENTE di Guido Chiesa e Davide Ferrario


                                                    (Italia, 1995, 16mm-Betacam, 80', col-b/n)


 


In occasione del cinquantesimo anniversario della Liberazione, su iniziativa del Consorzio Produttori Indipendenti, 18 tra i migliori gruppi di rock italiano (C.S.I., Modena City Ramblers, Africa Unite…) incidono il CD Materiale Resistente. Per l'uscita del disco – che contiene rifacimenti di celebri canzoni della Resistenza, nonché brani scritti ad hoc – viene organizzato un concerto il 25 aprile 1995 a Correggio.


Il film nasce dal desiderio di Ferrario – che coinvolge Chiesa e riunisce tecnici, amici, complici – di documentare un evento sentito come suggestivo e insieme necessario. Il progetto si fa poi più ambizioso e stimolante: un lungometraggio sull'antifascismo come sentimento, prima ancora che pratica politica o fenomeno storico. Un film su un sentimento fatto di passioni, idee, esperienze, talvolta contraddittorie, non un'inchiesta televisiva né un documentario tradizionale, né un film concerto, o – tantomeno – una celebrazione retorica della Resistenza. Ma un lavoro che fa della contaminazione la sua ragione d'essere, miscelando senza soluzione di continuità le voci dei vecchi partigiani e dei giovani ribelli urbani, i grigiori delle periferie romane e torinesi, le immagini del '45 con quelle di Piazza Fontana, Predappio e Roma città aperta. Esattamente come, nelle loro canzoni, i gruppi, che costituiscono l'asse portante del film, miscelano i suoni del presente e le arie del passato, le gioie e le rabbie dei loro padri con quelle, forse più confuse ma non meno reali, degli antifascisti di oggi.


 


 


 


I NOSTRI ANNI  di Daniele Gaglianone (Italia, 2000, 35mm, 90', b/n)


 


Alberto e Natalino sono due vecchi che, durante la guerra, hanno condiviso l'esperienza partigiana sulle montagne piemontesi. Con loro c'era anche Silurino, caduto vittima delle brigate nere. Natalino vive ancora in montagna, in un antico borgo disabitato, mentre Alberto, rimasto vedovo, trascorre l'estate in un pensionato dove fa amicizia con Umberto, un anziano costretto sulla sedia a rotelle. A poco a poco le memorie del passato riaffiorano in tutta la loro drammaticità.


L'esordio di Gaglianone nel lungometraggio – presentato alla Quinzaine del Festival di Cannes – è un noir della memoria che racconta una tensione storica e insieme è un film sulla vecchiaia, girato in modo nervoso, teso e anticalligrafico. Come spiega lo stesso regista: «Per uomini come Alberto non sono passati nemmeno due minuti da certi episodi e allora il tempo diviene una trappola, un gioco crudele dove il passato non passa e la memoria si trasforma in ossessione».


Il film è stato girato nelle valli intorno a Ivrea.


 


 


 


 


 


 


TIRO AL PICCIONE  di Giuliano Montaldo (Italia, 1961, 35 mm, 114', b/n)


 


Settembre 1943. Spinto da confuse idee patriottiche il giovane Marco Laudato (Jacques Charrier) si arruola nelle forze armate della Repubblica di Salò. Nel duro periodo di adattamento trova in un commilitone più anziano, Elia, un amico ed un protettore. Ben presto la spietata alternativa di imboscate, rastrellamenti e rappresaglie inizia ad aprire gli occhi di Marco sulla realtà. Gettato allo sbaraglio con i suoi compagni in un'assurda operazione tattica, Marco viene ferito e trattato da eroe. Nell'ospedale stringe amicizia con un'ausiliaria più anziana di lui, Anna. È una breve parentesi d'amore, chiusa presto dalla fuga della donna in Svizzera: al fianco di lei è il capitano Mattei, un disertore. Tornato al reparto, la situazione si fa sempre più critica: da un lato la ferocia di un ufficiale nausea Marco, dall'altro la fuga e la morte davanti al plotone d'esecuzione di Elia (sarà lo stesso Marco a dare il colpo di grazia all'amico morente) sconvolgono il suo animo. In un ultimo, inutile scontro con i partigiani vittoriosi, Marco si trova solo, in mezzo ai cadaveri dei suoi commilitoni. Non sente più alcun desiderio di combattere: solo una stanchezza mortale, e la voglia di piangere.


La lotta partigiana vista dall'altra parte, quella dei fascisti; un film coraggioso e anticonformista – che alterna e scandisce il racconto con cineattualità dell'epoca – esordio registico con cui Montaldo sottolinea quanto casuali e deboli potessero essere allora le motivazioni di chi doveva scegliere da che parte stare.


 


 


 


I TRECENTO DELLA SETTIMA di Mario Baffico (Italia, 1943, 35mm, 84', b/n)


 


Sul fronte albanese, ad una compagnia di Alpini – partiti da un borgo di una vallata piemontese – viene affidato il difficile compito di difendere ad ogni costo un valico di particolare importanza strategica. Trecento uomini che, insieme al loro comandante, resistono al duro impatto del nemico, più numeroso e meglio armato. Pur logorati dalle privazioni e assottigliandosi nel numero, i soldati tentano in ogni modo di tener alto il morale. Finalmente l'esiguo gruppo superstite, grazie ai rinforzi arrivati dall'Italia, sconfigge il nemico e rende gli onori al comandante caduto nell'azione bellica.


Alla realizzazione del film hanno partecipato soldati e ufficiali del I e II Reggimento alpini della divisione ''Cuneense'', reduci dalla guerra sul fronte greco-albanese, «autentici alpini appartenenti a una divisione che poi si è valorosamente battuta sul fronte russo. Non attori quindi, eppur schietti e commossi protagonisti, attenti ed espressivi. E qui il regista ha il suo merito».Q


Il film si iscrive all'interno del filone del cinema di guerra e propaganda del periodo.








 


Q Cfr. Stefano Della Casa, Mario Monicelli, Il Castoro – La Nuova Italia, Firenze, 1986, pag. 49.


 


QQ Cfr. Davide Bracco, Stefano Della Casa, Paolo Manera, Franco Prono (a cura di), Torino città del cinema, Il Castoro, Milano, 2001, pag. 229.


 


Q Cfr. Francesco Callari, "Film", 22 maggio 1943.

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