E’ morto ieri a Roma a 77 anni Corrado Farina, regista, sceneggiatore, scrittore e critico cinematografico. Era nato a Torino il 18 marzo 1939.

Laureato in Giurisprudenza, ha creato con Gianni Rondolino la collana “Centrofilm” dove ha pubblicato le monografie su Ingmar Bergman e Frank Capra. E’ poi entrato a far parte come regista dello Studio testa dove tra il 1963 e il 1968 ha diretto oltre 500 caroselli tra cui La pancia non c’è più (1965) per Olio Sasso, Nicola lo scommettitore (1965) per Digestivo Antonetto, Il treno (1966) per Wafer Saiwa fino a Il telefono senza fili (1976) per Sambuca Molinari

Dopo essersi trasferito a Roma nel 1969 ha diretto due lungometraggi che hanno rappresentato due tappe fondamentali nel cinema di genere italiano. Nel primo, Hanno cambiato faccia (1971), una villa di montagna si trasforma in un luogo sinistro dove il protagonista Adolfo Celi, che ha già il profetico nome di Giovanni Nosferatu, è la moderna incarnazione del vampiro. Pardo d’Oro al Festival di Locarno, è uno dei migliori film di genere del cinema italiano, un horror che si rifà a Dracula di Bram Stoker ma che è al tempo stesso un’immagine dell’Italia di quegli anni, tra i residui del bom economico e il Sessantotto che è stato a lungo sommerso ed è stato riscoperto solo molti anni più tardi. Due anni più tardi ha realizzato il suo secondo film, Baba Yaga, un misterico fantasy erotico con Carrol Baker e George Eastman. Avrebbe dovuto chiudere la trilogia Un posto al buio, rilettura di Il fantasma dell’Opera in chiave noir, ma poi il produttore Franco Cristaldi si è tirato indietro.

Grande appassionato di fumetti, padre del giornalista e critico Alberto, aveva da poco pubblicato la sua autobiografia, Attraverso lo schermo, edita da Il Foglio Letterario proprio quest’anno e le notizie sulla sua attività si potevano trovare sul suo sito ufficiale. Su Nocturno ha curato una sua rubrica chiamata ‘Sfarinature’.

Nel corso della sua carriera ha diretto molti documentari per enti istituzionali e aziende private, ha lavorato per Alfa Romeo, Eni, Telecom, Fiat e Italsider per cui ha realizzato Dialoghi dell’acciaio (1971) con cui ha vinto per la prima volta Il Gran Premio del Festival annuale della Confindustria, riconoscimento che ha ottenuto ancora nel 1995 con TG600: Speciale Rinascimento.

E’ stato inoltre, tra gli altri,  anche autore di numerosi servizi speciali per il TG2 dove ha collaborato alle rubriche “Gulliver”, “Spazio Sette” e “Scoop”. Nel 1997 per Rai Educational, ha realizzato il ciclo di trasmissioni Epoca – Gli anni che camminano, ideato da Italo Moscati, con le venti puntate di L’Italia degli anni Cinquanta in cui ha mescolato materiale di repertorio con sequenze di film.

Oltre alla sua autobiografia, ha pubblicato come scrittore nove romanzi. Un posto al buio (che è nato dal progetto cinematografico mai realizzato che è uscito nel 1994), Giallo antico (1999) e Dissolvenza incrociata (2002) hanno costituito una trilogia di ‘gialli torinesi’ legati al cinema ma la sua scrittura ha spaziato anche tra le forme del noir (Il calzolaio, 2004) e la dimensione grottesca (L’invasione degli ultragay, 2008).

“Il fatto di scrivere romanzi e racconti ha ulteriormente aggravato le mie crisi di identità: al punto che ormai non so più se sono uno scrittore prestato da sempre al cinema o un regista prestato da qualche anno alla letteratura”. (Dal sito ufficiale di Corrado Farina)

HANNO CAMBIATO FACCIA

 

BABA YAGA