CINEMAFRICA – Difret, di Zeresenay Berhane Mehari: la tradizione interrotta

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Premiato al Sundance e alla Berlinale, Difret, del regista etiope Zeresenay Berhane Mehari, è un film ispirato a una storia vera che racconta di una giovane ragazza che ha ucciso l’uomo che l’ha rapita e violentata. Articolo a cura di www.cinemafrica.org

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difretLa pratica del rapimento di una donna con lo scopo di arrivare al matrimonio è una pratica antica che è stata utilizzata nei secoli in molte e diverse culture. Ad oggi, in alcuni luoghi, come in Etiopia, questa pratica è ancora utilizzata e accettata come tradizione che si tramanda di generazione in generazione. Ma cosa accade quando una tradizione secolare viene messa in discussione? 

A questa domanda prova a rispondere Difret, primo lungometraggio diretto da Zeresenay Berhane Mehari, regista etiope con una lunga esperienza di studio e lavoro negli Stati Uniti. L’esordio dietro la macchina da presa di Mehari è stato segnato da due importanti riconoscimenti, il Premio del Pubblico dell’ultima edizione del Sundance Film Festival, dove Difret è stato presentato, e il Premio del Pubblico della sezione Panorama della 64ma edizione della Berlinale.

Difret racconta l’incontro di due donne, Meaza Ashenafi, giovane avvocatessa che fornisce sostegno legale a donne e bambini che subiscono violenze, e Hirut, ragazza studiosa che vive in una zona rurale a tre ora da Addis Abeba. Hirut un giorno dopo la scuola viene rapita da un gruppo di uomini a cavallo e violentata dall’uomo che vuole prenderla in moglie, come secondo la tradizione del rapimento. Hirut riesce a scappare e nell’inseguimento uccide l’uomo che l’ha violentata e viene presa dalla polizia locale. La storia di Hirut arriva ad Addis Abeba e Maeza si prende carico di difendere la ragazza.

difretDifret è ispirato a una storia vera e per questo è ambientato nel 1996, periodo in cui il regista lasciava il suo paese d’origine per studiare negli USA. Il film è stato prodotto sotto l’ala protettiva di Angelina Jolie che l’ha presentato alla Berlinale. Girato interamente in Etiopia e in amarico, il film ha un esplicito intento di denuncia nei confronti di un mondo legato alla tradizione che va in conflitto con i cambiamenti che lo circondano. Meaza si scontra come prima cosa con la polizia locale e con la gente delle campagne che è convinta dell’errore di Hirut. Il primo passo è dunque portare la ragazza in città, toglierla dalla prigione locale e avviare il processo.

Il regista procede parallelamente su due binari, quello della giustizia dello Stato e quello della giustizia del villaggio: una sequenza mostra l’arrivo dei rappresentati dei villaggi che devono discutere con il consiglio degli anziani del destino di Hirut che ha infranto una legge. I più giovani la vorrebbero condannata a morte, gli anziani decidono per un’altra pena. Mehari procede lungo tutto il film su questi due binari per mostrare le contraddizioni che nascono dalla messa in discussione delle tradizioni. Così anche la sequenza dell’accoglienza provvisoria di Hirut nell’appartamento di Maeza ad Addis Abeba, oltre che sottolineare la prova intensa delle due attrici protagoniste, Meron Getnet e Tizita Hagere, è un interessante osservazione sull’incontro fra due mondi.

Hirut è affascinata da Maeza ma non capisce il suo stile di vita: non è sposata, non ha figli, cucina poco. Questo continuo incontro/scontro tra il mondo legato alle tradizioni e alla legge del villaggio e il mondo moderno che lo mette in discussione è l’elemento di maggior interesse di Difret.

difretMehari prende una posizione netta ma allo stesso tempo non giudica. Cerca di trasmettere attraverso la storia di un avvocato che in dieci anni ha assistito oltre trentamila donne violentate, picchiate e in difficoltà, cosa accade quando un sistema è messo in discussione, quando s’interrompe la tradizione e l’elemento che ha causato la rottura può e deve essere giudicato da un soggetto più grande ed esterno, lo Stato, che ha assorbito i diversi microcosmi culturali che vivono nel territorio.

 

Articolo a cura di www.cinemafrica.org

 

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