CINEMONDO 2013 – Vues du Grand Socco et du Petit Socco, di Gabriel Veyre

Vues du Grand Socco et du Petit Socco/ Vedute del Grande Socco e del Piccolo Socco di Gabriel Veyre
La Cinémathèque de Tanger riporta alla luce Vues du Grand Socco et du Petit Socco, di Gabriel Veyre. Cortometraggio scovato nel proprio archivio storico, frutto del lavoro dell'operatore Lumière. Piccolo gioiello che incastona le prime immagini a colori in assoluto del Marocco in sette minuti e che mostra tutte le caratteristiche derivate dalla sperimentazione dei fratelli francesi. Un manuale di ripresa cinematografica a tutti gli effetti

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Vues du Grand Socco et du Petit Socco/ Vedute del Grande Socco e del Piccolo Socco di Gabriel VeyreLa Cinémathèque de Tanger porta a Cinemondo Vues du Grand Socco et du Petit Socco/ Vedute del Grande Socco e del Piccolo Socco di Gabriel Veyre.

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L'istituto apre i battenti nel 2007 e con le finestre spalancate sul quartiere storico di Tangeri (specificamente sulla piazza del Grand Socco), arricchisce la vita locale marocchina attraverso una visuale sul resto del mondo.

Non è un caso che la Cinémathèque abbia pescato dai suoi archivi il piccolo gioiello Vues du Grand Socco et du Petit Socco, la decisione sembra un tentativo di confrontarsi con il proprio passato, guardandosi allo specchio attraverso gli occhi di una piazza e dei suoi cambiamenti dagli inizi del '900 ad oggi.

 

Il cortometraggio di Gabriel Veyre riprende la vita della medina marocchina e s'inserisce in una serie d'immagini più ampia frutto di un un viaggio di ricerca compiuto da nord a sud del Paese nel 1934 – 35. Veyre, conosciuto come operatore dei fratelli Lumiére, girò il mondo filmando in lungo e largo. Tra il 1896 e il 1897 lavorò e produsse circa 35 film in Messico che sono conservati presso la Cinémathèque Française, 51 rue de Bercy di Parigi.

Veyre, chiamato a Tangeri dal sultano per impartirgli lezioni di fotografia e ripresa cinematografica, con questo Vues du Grand Socco et du Petit Socco lascia alle generazioni a venire le prime immagini a colori in assoluto filmate in Marocco.

I sette minuti complessivi sono divisi in due capitoli della stessa durata circa: Grand Socco e Petit Socco, le due facce rispettivamente del quartiere storico della città.

Il primo capitolo sembra un omaggio a L'uscita dalla fabbrica dei Lumière.

 

Ritroviamo tutti gli espedienti sperimentali della coppia francese: il punto di vista, la dialettica campo/fuori campo e la 'recitazione'. Se il film del 1895 dei fratelli mostrava l'uscita dalla fabbrica in campo e gli operai diretti in fuori campo, qui il punto di vista di Veyre decide d'insistere su un'entrata improvvisa in campo da destra e una uscita in fuori campo sulla sinistra. "Il fuori campo preme sul campo" (André Bazin). Immaginiamo infatti con assoluta credibilità che uomini, donne, bambini, animali (donne occidentali a cavallo, uomini vestiti seguendo la moda europea e la popolazione locale coperta di vesti tipiche) sbucati da destra si rechino in qualche altra parte della piazza a sinistra. Nessuno dei soggetti guarda in camera facendo intuire con certezza si tratti di 'attori' preparati da Veyre all'occorrenza.

Nel secondo capitolo viene aggiunta una componente: il movimento della macchina da presa. Nel Petit Socco, la folla dal fuori campo sulla sinistra entra in campo e, seguita dall'inquadratura in un movimento di almeno 90°, esce in fuori campo a destra. Qui una strada affollata, venditori ambulanti e dietro i famosi caffè della piccola piazza di Tangeri.

Viene alla luce una sorta di manuale di ripresa cinematografica, per l'epoca, che s'inserisce nel solco della 'ripresa del reale'. Obbiettivo catturare la realtà senza necessità di ammaliare lo spettatore.

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