"City of God", di Fernando Meirelles

Facile pensare a Scorsese per questa "saga" del crimine giovanile brasiliano che ha per assunto il legame tra la favelas Cidade de Deus e il crimine e ne ripercorre tre decenni. Il risultato è un film enorme e incompleto, che diverte, emoziona, "parla", ma sempre legato alla sensazione dell'attimo

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Facile pensare a Scorsese per questa "saga" del crimine giovanile brasiliano tratta dal romanzo omonimo di Paulo Lins (edito in Italia da Einaudi), popolato di centinaia di personaggi e altrettante storie che nascono e muoiono continuamente, come le strade, gli edifici, gli uomini, nel magma continuo della favelas ("Cidade de Deus" è una di queste a Rio, oltre che luogo natale di Paulo Lins). L'assunto del libro è il legame inscindibile tra la "Città di Dio" e il crimine, che si formano a vicenda, "natura/uomo" del pianeta suburbano brasiliano. Il legame spaziale si fa legame temporale e alla prima formazione/fondazione del quartiere corrisponde un crimine ingenuo e istintivo che trova nell'appropriazione della materia mancante (furto) la prova del suo essere "altro mondo", che quindi deve strutturarsi diversamente. All'urbanizzazione dei decenni successivi corrisponde un (dis)articolarsi della favelas intorno al commercio della droga, della marijuana prima della cocaina negli '80, con una crescita del guadagno pari a quella della violenza.

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Di fronte alle sproporzioni del romanzo (600pgg!) il quasi esordiente Fernando Meirelles, architetto di San Paolo con un passato da regista di spot pubblicitari, insieme allo sceneggiatore Mantovani, sceglie di conservare la divisione in tre parti ma di centrarle su un decennio ('60, '70, '80) più che su un personaggio (Cabeleira, Bené, Mané Galinha). La tripartizione passa al direttore della fotografia e al montatore (e al musicista, al costumista…) che riprendono le tecniche dei tre decenni in questione e filmano una prima parte più "classica", riprendono filtri, colori, tagli dei settanta e per la terza guardano al Walter Hill de I Guerrieri della notte e Strade di fuoco. Per tenere insieme il tutto, nel film viene inserita la figura/narratore Buscapé a cui è contrapposto Ze Pequeno. I due sono bambini quando il "Tender Trio" compie le prime scorribande nelle lussuose costruzioni borghesi e si forma il loro diverso rapporto con l'uomo/criminale (il primo vorrebbe un altro mo(n)do l'atro esserne protagonista), che continua da adolescenti e si scioglie (ovviamente) nel finale con entrambi fuori da quel mondo. Queste due storie che procedono parallele trovando i loro punti di contatto in Cabeleira, Bené e Mané Galinha, i tre protagonisti del romanzo (e, nel film, dei decenni) e nello spazio/Città di Dio. A questa ferrea razionalizzazione (l'origine "borghese" dello sguardo è palesato nella logica trinitaria) fa da contraltare l'utilizzo di attori non professionisti (scelti direttamente "in strada" con l'aiuto di associazioni culturali di Rio e dell'attore Guti Freda, da anni impegnato a portare la recitazione nelle favelas) e di girare direttamente in strada (con tanto di autorizzazioni degli attuali "signori della droga" delle varie favelas/location).


Il risultato è un film enorme e incompleto, che diverte, emoziona, "parla", ma sempre legato alla sensazione dell'attimo, cercata attraverso i meccanismi e i macchinari del cinema (…ma che cos'è il cinema?…). Meirelles non è Scorsese non (solo) perché manca della tecnica sopraffina del newyorkese ma per la sua "distanza intellettuale" dal mondo che descrive, è incapace di viverne (e farci vivere) la compartecipazione psicofisica. Vedere i volti/corpi dei giovani brasiliani ingabbiati in costruzioni intellettuali (sia la tripartizione a tavolino o la tecnica "americana") non lascia spazio alla materia di lasciarsi guardare (e il Cinema Novo?) né all'epica (e quindi la morale e quindi Scorsese) e alla fine rimane quella sensazione di cinema di colonizzati che non ha mai visto O Anjo Nasceu di Bressane né O Bandido da Luz Vermelha di Sganzerla.


 


 


Titolo originale: Cidade De Deus
Regia: Fernando Meirelles
Sceneggiatura: Braulio Mantovani dal romanzo "Città di Dio" di Paolo Lins
Fotografia: Cesar Charlone
Montaggio: Daniel Rezende
Musica: Antonio Pinto,  Ed Cortes
Scenografia: Tulé Peake
Costumi: Bia e Ines Salgado
Interpreti: Matheus Nachtergaele (Sandro Cenoura), Seu Jorge (Mané Galinha), Alexandre Rodrigues (Buscapé), Leandro Firmino Da Hora (Benè), Phelipe Haagensen (Bené), Jonathan Haagensen (Cabeleira), Douglas Silva (Dadinho), Roberta Rodriguez Silvia (Berenice)
Produzione: Globo Films/Wild Bunch/Studiocanal/Walter Salles
Distribuzione: Mikado
Durata: 135'
Origine: Brasile, 2002

 

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