Contromano, di Antonio Albanese

Il quarto lungometraggio dell’attore è una commedia sociale che non graffia e non lascia il segno. E Albanese regista offusca Albanese attore

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Sembrano esserci due Albanese. Come lo sdoppiamento di uno dei suoi popolarissimi personaggi televisivi. Ma anche un corpo e un volto capace di raccontare l’Italia di oggi. Come con Gianni Amelio (L’intrepido), l’ultimo ottimo Riccardo Milani (Come un gatto in tangenziale) ma anche il suo Cetto La Qualunque sullo schermo, quello di Qualunquemente e Tutto tutto niente niente. E che rappresenta nel cinema italiano attuale, uno dei volti più riconoscibili e credibili della commedia sociale.

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Poi c’è un altro Albanese regista. Che torna dietro la macchina da presa a 16 anni dal suo Il nostro matrimonio è in crisi e al suo quarto lungometraggio mostra i limiti dei suoi precedenti film come cineasta, fatta eccezione per il promettente esordio di L’uomo d’acqua dolce. Quella stralunata vena fantastica però il suo sguardo l’ha persa. Contromano potrebbe avere il tono di una favola sull’immigrazione, a cominciare dalla voce-off femminile iniziale che apre il film e lo trasforma quasi in un intero flashback.

Milano. Mario Cavallaro ha appena compiuto 50 anni. Single, compie gli stessi gesti ogni giorno. Ha ereditato dal padre un negozio di calze e ha la passione per l’orto. Per il resto la sua vita scorre in modo monotono. Ogni cambiamento è per lui un pericolo. Come quello del suo bar preferito venduto a un egiziano. Ma a peggiorare le cose c’è Oba, un venditore abusivo di calzini che si mette ogni giorno davanti al suo negozio e fa affari migliori di lui. Per ‘rimettere le cose a posto’, decide di fronteggiare la concorrenza eliminandola. Decide così di rapire Oba per riportarlo in Senegal. A loro si unisce anche Dalida, che viene presentata a Mario come la sorella.

Chissà perché, come un’illusione, ci si era immaginati che il film potesse prendere una piega imprevista e mostrare il rapporto tra Mario e Oba come Philippe e Driss in Quasi amici. Non è questione di plot, di storie forti a disposizione. È come certo cinema italiano le racconta. E se l’iniziale ostilità del protagonista nei confronti dell’immigrazione poteva rappresentare lo specchio dei pregiudizi quotidiani dell’italiano medio, Contromano poi imbocca una strada sbagliata, tra battute non riuscite che si ripetono (‘filo di Svezia’ invece che di Scozia), canzoni cantate in macchina che continuano come stanchi residui alla Moretti, e un viaggio che accumula situazioni come singole scene e il cui scopo non sembra quello di far mutare i personaggi ma solo arrivare a destinazione.

Il cinema di Albanese regista rischia così di offuscare anche Albanese attore. Contromano, al momento ne è la dimostrazione. Non è fortunatamente un cinema insulso sull’integrazione come Bianco e nero della Comencini. Ma non graffia mai, non incide e non lascia il segno. E per il tema, ma anche per Albanese, è un’occasione che andava sfuttata in tutt’altro modo.

 

Regia: Antonio Albanese

Interpreti: Antonio Albanese, Alex Fondja, Aude Legastelois, Daniela Piperno, David Anzalone

Distrbuzione: 01 Distribution

Durata: 102′

Origine: Italia 2017

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