Convoy – Trincea d’asfalto, di Sam Peckinpah

Viaggia sulle note country della canzone di C. W. McCall ma nasconde una poesia nichilista di chiara matrice bukowskiana. Indimenticabile finale pirotecnico. Giovedì 27, ore 22.55, Premium Energy

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“Sam era un genio tre ore al giorno, qualche volta di più, ma dipendeva da quanto aveva bevuto. Diceva che era un alcolista che lavorava, ma era un regista meraviglioso”. (James Coburn)

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Un camion percorre le strade semideserte dell’Arizona mentre la ripresa in campo lunghissimo crea una doppia sensazione nello spettatore: da un lato le grandi possibilità di spazi aperti e infiniti, dall’altro uno strisciante malessere, parente della solitudine. Il cinema di Sam Peckinpah prosegue cocciuto come il camionista Anatra di Gomma (Quentin Tarantino se ne ricorderà in Death Proof), per una strada senza nessuna destinazione, in un misto di anarchia e ribellione. Tra deliri alcolici e momenti di lucidità, mentre i granelli di clessidra stanno scorrendo sempre più veloci. Le solite liti coi produttori, il clima di tensione sul set, James Coburn che si mette in cabina di regia quando Sam alza troppo il gomito o è strafatto di cocaina.

convoy kris kristoffersonConvoy viaggia sulle note country dell’omonima canzone di C. W. McCall ma nasconde tra i lazzi e i botti una poesia nichilista di chiara matrice bukowskiana. Al di là dei parallelismi con il western e delle evidenti assonanze con un film quasi contemporaneo come Il bandito e la Madama (1977) di Hal Needham, lo scontro tra i tre camionisti Martin (Kris Kristofferson), Maialotto (Burt Young), SpiderMike (Franklin Ajaye) e lo sceriffo Wallace Papà-Orso (Ernest Borgnine) rimanda all’eterna lotta tra la working class e il potere costituito. Con in mente la lezione del primo Spielberg (Duel, Sugarland Express) e riprendendo il tema della fuga già esplorato in Getaway! (1972), Sam Peckinpah trascina lo spettatore in un inseguimento che attraversa tre stati (Arizona, New Mexico, Texas) e che mette in moto la solidarietà della popolazione e la imponente macchina mass mediatica.
gif critica 2Rispetto alle opere precedenti viene privilegiato l’aspetto ironico e grottesco: si pensi alla scena della scazzottata al bar con i diversi momenti al ralenti e alla solenne presa in giro di tutto l’apparato politico pronto a piombare sullo scoop mediatico per fini elettorali. Un’altra sorpresa è la riuscita caratterizzazione del personaggio femminile Melissa (Ali MacGraw) fotografa disinibita e androgina che si lascia coinvolgere dal folle progetto di Martin ma si tiene a distanza dal potenziale effetto autodistruttivo. Grande attenzione anche nel coinvolgimento degli attori di colore: le prove di Madge Sinclair (la Vedova Nera) e di Franklin Ajaye (Spidermike) sono fondamentali nell’economia del racconto anche se poi sono state in parte sacrificate nel montaggio finale (la prima versione superava abbondantemente le tre ore).

convoy ernest borgnine ali mac graw burt youngI lampi di genio di Peckinpah si notano nelle riprese della lunga carovana dei mezzi pesanti in autostrada (a chiudere la colonna un gruppo di fanatici religiosi), nella forzatura dei vari posti di blocco, nell’assalto alla prigione per liberare il povero Spidermike e nel finale pirotecnico che ricorda i giochi di fuoco di Giù la testa (1968). I camion sembrano quasi danzare tra le strade polverose e assolate di una provincia Americana alle prese con la lotta per la sopravvivenza. La musica che accompagna le evoluzioni attinge a pezzi del repertorio folk-country: tra questi ricordiamo Okie From Muskogee, Lucille, Southern Nights e Walk Right Back. All’opposto il linguaggio tra i camionisti che comunicano via radio è realisticamente pieno di parolacce e allusioni sessuali. Cosa cercano questi proletari sovversivi, questi anarchici fuori tempo massimo? Non trattano con i politici, non hanno alcuna intenzione di essere leader di movimenti contro-culturali né tantomeno religiosi. Forse vogliono solo varcare il confine e fuggire in Messico. O forse vogliono essere lasciati in pace perché il ribrezzo verso il loro paese è a un tale livello che non è possibile più alcun compromesso. Per tutto lo schifo che c’è attorno basta un bicchiere di whisky e una bella fotografa che ti stringe tra le sue gambe: “Nella vita contano i supercamion, le superdonne e il supermangiare”. Road to nowhere.

Titolo originale: Convoy

Regia: Sam Peckinpah

Interpreti: Kris Kristofferson, Ali MacGraw, Ernest Borgnine, Burt Young, Madge Sinclair, Franklin Ajaye

Durata: 115′

Origine: USA, 1978

Genere: avventura

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