"Corpi da reato", di Paul Feig

corpi da reato

The Heat smette quasi subito di essere un film perchè viene divorato dall'irruenza di Melissa McCarthy. L'attrice si libera di tutti gli altri personaggi per avere il suo show personale: Sandra Bullock si arrende dopo appena qualche battuta di dialogo e asseconda con pazienza la sua verve incontrollabile. La storia la lascia da sola e lei nemmeno se ne rende conto: il suo talento è ancora un buon motivo per andare al cinema ma The Heat ne somministra una dose eccessiva ed indigesta.

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Paul Feig ha messo ancora una volta la sua firma sulla commedia dell'estate. Il 2011 era stato l'anno di Bridesmaids e il suo successo era stato attribuito al fiuto di Judd Apatow e alla sua conversione verso il pubblico femminile. The Heat non ha avuto nessun patrocinio particolare ma il regista si è visto sfuggire di nuovo un'ipotetica riconoscenza di merito. La ragione principale per cui gli spettatori hanno premiato il film è stata il momentum di Melissa McCarthy. L'attrice è stata per sette stagioni l'amica del cuore di Lauren Graham in Gilmore Girls e il suo ruolo di confidente ha determinato la sua popolarità anche quando è passata sul grande schermo. I suoi ruoli si sono distaccati completamente dalla sua versione televisiva ma l'affetto degli spettatori è aumentato. The Heat doveva essere la sua occasione di fare da sparring a Sandra Bullock ma la diva non ha tenuto il passo della sua comprimaria e dopo pochi minuti si è rassegnata a mettersi nella sua scia. Le caratteristiche fisiche di Melissa McCarthy l'hanno indirizzata verso lo stesso tipo di comicità di Zach Galifianakis: il suo corpo è una fonte inesauribile di gag che vengono amplificate dalla sua indifferenza verso la realtà delle cose. L'idea del team-up prevedeva una vittima sacrificale ma la sua spalla severa e ordinata si è arresa dopo poche battute di dialogo: la volgarità scatologica dell'attrice non era compatibile con la faticosa autoironia della diva. The Heat è un film monco perchè la lotta tra gli opposti non si è realizzata per l'abbandono di uno dei due contendenti: la resa anticipata ha lasciato la scena all'inesauribile verve della comprimaria. La debole traccia narrativa che doveva sostenere il film era di carattere poliziesco: Sandra Bullock e Melissa McCarthty avrebbero dovuto adattare al femminile lo schema del buddy-movie. La travolgente ascesa ha fagocitato tutto quanto e ogni proposito è decaduto. Paul Feig non ha avuto l'autorità per rimettere le cose in ordine e forse non ne ha nemmeno avuto la volontà: un'attrice che fa tutto da sola è il sogno di tutti i registi. Il suo show personale dura due ore: una lunghezza eccessiva per qualsiasi esibizione di bravura. La sua presenza tracima dai confini e diventa indigesta perchè non ha nessuna finalità. Il film isola Melissa McCarthy ma lei nemmeno se ne accorge: Sandra Bullock le resta vicino perchè ha l'obbligo di assecondarla ma la sua azione è senza convinzione. La maturazione del suo personaggio si compie quando spara alle palle di uno dei cattivi e il suo sguardo cerca l'approvazione della collega: ho fatto quello che avresti fatto tu! Melissa McCarthy è ancora un buon motivo per andare al cinema e gli incassi le danno ragione. La sua continuità dipenderà da chi sarà in grado di trattenerla.

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Titolo originale: The Heat

Regia: Paul Feig

Interpreti: Sandra Bullock, Melissa McCarthy, Demian Bichir, Marlon Wayans, Michael Rapaport, Jane Curtin

Origine: USA, 2013

Distribuzione: 20th Century Fox

Durata: 117'

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