Cure a domicilio, di Slávek Horák

Un film quasi istintivo, nato dalla forza delle idee, una combinazione di dramma e di commedia, di dolore e di felicità improvvise, di dubbi e incertezze. Distribuisce Lab80.

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L’esordiente Slávek Horák, con una certa dose di coraggio, affronta, con Cure a domicilio, temi e registri non proprio accattivanti e poco proficui sul piano commerciale. Ma il coraggio va premiato e il suo piccolo film, in bilico davvero tra la vita e la morte, tra l’adesso e il futuro sconosciuto, denso di piccole cose importanti, come in una poesia di Gozzano, supera la prova e si impone per la sua originalità pur all’interno di solchi e percorsi già tracciati. Un film, nonostante tutto, carico di una sorda ironia di fondo che fa sentire i suoi effetti a lento rilascio.
La storia è quella della semplice e sempre indaffarata Vlasta che fa l’infermiera a domicilio, Cure a domicilio_1quasi per vocazione, ha accanto Lada, il marito svagato, ma realmente innamorato e lontana la figlia Marcela. Pronta ad aiutare sempre tutti, un giorno scopre di stare male e di avere lei bisogno di cure e di aiuto. Si rivolge all’amica pranoterapeuta e ad una sensitiva, ma solo la scoperta dell’amore per se stessa sarà la medicina salutare per il futuro che le resta.
Ha l’aria dimessa Cure a domicilio, così apparentemente chiuso in se stesso in quel piccolo mondo che Vlasta difende agguerrita quando qualcuno prova a scalfirne la semplicità insinuando l’abbandono, voglio stare qui anche dopo, perché è qui che sono nata e qui che ho cresciuto mia figlia, dice più o meno Vlada al marito, nella consapevolezza di una fine vicina. In questa estrema sincerità di intenti e in una altrettanto assoluta sincerità espressiva il film è apprezzabile per la rarità e la finezza dei registri che utilizza senza mai sentirsi fuori dal mondo, ma essendolo pienamente. Si perché Cure a domicilio appare proprio un film del tutto controcorrente che però segue i propri percorsi carsici, invisibili ed erosivi. Vlada è costituzionalmente

Cure a domiciliofragile, incerta, perfino sprovveduta, fuori da ogni sentire comune ed è per questa ragione che sentiamo il suo personaggio così vicino alla mortalità per una specie in via d’estinzione. Visto così l’esordio di Horák diventa parabola sul nostro reale e si trasforma in malinconico addio a quelle poche certezze come la sensibilità di Vlada che lotta per i suoi malati e non accetta l’eliminazione delle cure a domicilio, disposta a risparmiare sul suo lavoro rinunciando a qualche piccolo beneficio per tenere in piedi il servizio.
Ma ciò che più importa è l’introspezione, seppure tardiva, che Vlada compie verso se stessa alla ricerca di un equilibrio che contemperi la sua dedizione agli altri con la necessità di avere dedizione anche per se stessa.
Horák con grande sapienza, nonostante sia solo l’esordio nel lungometraggio, ma non dietro la macchina da presa, gestisce tutto con molta acquista esperienza mantenendo il film su registri che evitano i toni cupi del dramma ed insistendo su una linearità narrativa appena alterata, secondo una consolidata regola dell’est europeo, da una leggerissima dose di fantasia ironica che diviene elemento distintivo. Il suo film sembra sempre arrivare ad un passo dal dramma, preannunciandolo, ma fermandosi un attimo prima del suo diventare irreversibile. Cure a domicilio non può dirsi un film drammatico, ma nel contempo non appartiene alla categoria delle commedie, quanto Cure a domicilio, Horákpiuttosto, restando anch’esso sospeso in un equilibrio invidiabile tra le due opposte direzioni, si colloca in quella frazione ormai poco praticata di un cinema quasi istintivo, nato dalla forza delle idee e quindi in una splendida combinazione di dramma e di commedia, di dolore e di felicità improvvise, di dubbi e incertezze. Cure a domicilio riesce a scavare con grande sincerità di intenzioni nel reale e nel quotidiano, tirando fuori la forza dei suoi personaggi, tutti magnifici perdenti in un mondo che sembra avere occhi solo per i vincenti. Un film che appartiene di diritto a quel cinema che sembra volere conciliare i sentimenti, ma senza banalizzare i temi della solidarietà e come il carattere della sua protagonista non cerca compiacimenti o facili lusinghe. Vlada è un personaggio a cui spetta, invece, un confronto duro con la vita, con i propri desideri, che si fa più difficile con la riscoperta dell’amore per la propria famiglia e anche per se stessa, ma sempre senza egoismi. Con altri intenti e altra forma narrativa solo Philippe Lioret qualche anno fa aveva guardato con lucidità a chi prima prepara con amore il dopo.

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Titolo originale: Home Care
Regia: Slávek Horák
Interpreti: Alena Mihulová, Boleslav Polívka, Tatiana Vilhelmová, Slávek Horák
Origine: Repubblica Ceca, Slovacchia, 2017
Distribuzione: Lab80
Durata: 92’

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