"Diario di uno scandalo" di Richard Eyre

Sarabanda allucinata e patologica capace di mietere vittime senza alcun vincitore, “Diario di uno scandalo” perde però per strada barlumi e sincerità. E Philip Glass finisce con l'essere l'unico demiurgo-creatore.

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Le menzogne celano un male di vivere irrimediabile. Girano attorno a dei fulcri che violentano individualità che si autodistruggono senza poter uscire dal quadro o dalla pagina scritta. Diario di uno scandalo è un film fatto di personaggi che cercano amore e in cambio trovano solo dolore e ossessioni perverse. Sarabanda allucinata e patologica capace di mietere vittime senza alcun vincitore e dove il contatto con l'altro diventa trappola claustrofobica fatta di cupa sottomissione. Due donne perseguono un legame malato, in cui i rapporti di forza sopprimono ora l'una ora l'altra. Barbara Covett (Judi Dench), autoritaria professoressa abbandonata nella solitudine più assoluta, senza amici né confidenti, vede la propria vita cambiare radicalmente quando si imbatte in Sheba Hart (Cate Blanchet), gentile e affascinante collega felicemente sposata. Quest'ultima in realtà si invaghisce di un suo studente con il quale ben presto instaura una relazione erotica senza futuro che scatenerà la gelosia malata della collega.

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Il buco nero in cui la vicenda sprofonda e il cupo malessere intimista che Eyre persegue con determinazione quasi sospetta, non riescono ad attutire la sgradevole sensazione di avere a che fare con la tipica confezione di "inattaccabile intelligenza", cronaca di un dramma privato che si fa thriller prima, poi ancora dramma sui costumi della borghesia londinese, poi forse critica ai mass media di oggi in cerca di mostri da ritrarre.


Contenitore di malesseri troppo grezzamente sbandierati e accumulati per non rimanere in superficie, Diario di uno scandalo fa soprattutto leva su un'addizione emotiva che sa tanto di geometria scritta. Professionalità da alta scuola che alla fine perde per strada barlumi e sincerità dolenti, in favore di un flusso visivo-sonoro ineccepibile quanto pneumaticamente vuoto. Così probabilmente il vero regista (e forse la vittima illustre?) del film finisce con l'essere proprio Philip Glass, mastodontico compositore-creatore di inafferrabili movimenti e ritorni, cadute in abisso e ritmicità diastoliche. Impareggiabile burattinaio capace di collegare, con la sua sola musica e con tutti gli eccessi del caso, i tessuti di tre improbabili film in uno e sospingendo lo sguardo dello spettatore dentro uno schermo, che il "vero" regista Richard Eyre riesce a riempire con molta (davvero troppa) fatica.

Titolo originale: Notes on a Scandal


Regia: Richard Eyre


Interpreti: Cate Blanchett, Judi Dench, Bill Nighy, Andrew Simpson, Joanna Scanlan, Philip Scott
Distribuzione: 20th Century Fox
Durata: 92'


Origine: Gran Bretagna, 2006


 


 


 

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