DOCUMENTARIO – Punto Doc (gennaio/febbraio/marzo)

Vivan las antipodas
Oscar e premi nazionali, dal Cesar francese al Guldbagge svedese. I principali festival italiani ed internazionali. I premi, i link ai siti ufficiali dei documentari, i trailer.

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UndefeatedIl Premio Oscar per il miglior documentario è stato assegnato a Undefeated di TJ Martin, Dan Lindsay e Rich Middlemas. Sotto la guida del coach Bill Courtney, la squadra di football della "Manassas High School" ha invertito la sua reputazione di eterna perdente, il che è motivo di orgoglio per i suoi giocatori. Ma i problemi affrontati da alcuni di loro rischiano di compromettere la possibilità disputare i playoff. La lista dei 5 documentari in nomination (e i trailer) potete trovarla qui.

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George HarrisonIl Critics’ Choice Movie Awards 2012 – Premio Migliore documentario è andato al film George Harrison: Living in the Material World di Martin Scorsese. Grazie a immagini rare o del tutto inedite, e alle testimonianze di amici e familiari, si ripercorrono la vita e la carriera di George Harrison. Da quando, appena diciassettenne, entra a far parte dei Beatles, alla pubblicazione del disco d’esordio "All Things Must Pass" (1970), passando per il concerto per il Bangladesh da lui organizzato nel 1971 e la fondazione della casa di produzione cinematografica HandMade Films per finanziare "Brian di Nazareth" dei Monty Python (1979), fino alla prematura scomparsa avvenuta nel 2001.

 

 

 

 

PREMI NAZIONALI

Nei primi mesi dell’anno si svolgono in quasi tutta Europa una serie di premi nazionali (più o meno gli equivalenti del nostro "David di Donatello"). Ecco l’elenco dei premi già assegnati ai migliori documentari d'Europa:

 

SVEZIA (Guldbagge): At night i fly di Michel Wenzer. Storie dal New Folsom, uno dei più famosi carceri di massima sicurezza della California. La maggior parte dei detenuti sta scontando l'ergastolo ma nonostante ciò non hanno perso la gioia di vivere, sognare e sperare. Il loro strumento principale è l'arte. Il documentario mostra il percorso artistico e umano di questi uomini, dalla poesia ai cori gospel, dall' hip hop alla chitarra blues. E così sembrano apparire fessure di luce che attraversano le tenebre delle celle.

 

SPAGNA (Goya): Escuchando al juez Garzón di Isabel Coixet. La regista catalana di La mia vita senza me, La vita segreta delle parole, Elegy e Map of the Sounds of Tokyo filma una conversazione tra lo scrittore Manuel Rivas e il giudice Baltasar Garzón, noto a livello internazionale per le sue battaglie legali ed in particolare per il mandato di arresto nei confronti dell'ex-dittatore cileno Augusto Pinochet. In Italia lo abbiamo conosciuto per le sue inchieste nei confronti di Telecinco e per la sua richiesta di rimuovere l'immunità all'ex premier Silvio Berlusconi.

 

 

BELGIO (Magritte): LoveMEATender di Manu Coeman. La carne come non è mai stata vista prima e il suo posto nella nostra vita. Secondo alcune rilevazioni statistiche, nel 2050 la Terra sarà abitata da circa 9 miliardi di persone e per avere la quantità di carne necessaria a reggere i consumi attuali si avrà bisogno di 36 miliardi di capi di bestiame. E' ragionevole continuare a pensare che ogni persona possa mangiare carne quasi tutti i giorni? L'esaurimento delle risorse naturali, inquinamento, riscaldamento globale: la terra sta già pagando il prezzo di questa sovrapproduzione di carne. Ed anche le conseguenze per il corpo umano sono molteplici: obesità, cancro, diabete, malattie cardiache.

 

FRANCIA (César): Tous au Larzac di Christian Rouaud.. Tutto inizia nel 1971 quando il Governo, tramite il suo ministro della Difesa Michel Debré, annuncia l'ampliamento della base militare di Larzac. Seguono dieci anni di lotta tra il 1971 e il 1981. Gli agricoltori rifiutano di vendere la loro terra ai militari. Centinaia di comitati di sostegno alla lotta nascono in tutta la Francia. Una presa di coscienza collettiva che modificherà le vicende della storia francese.

 

REGNO UNITO (Bafta): Senna di Asif Kapadia. Gli anni in Formula Uno di Ayrton Senna, la sua straordinaria carriera, la sua crescita sportiva e spirituale, la continua ricerca della perfezione e la trasformazione da giovane promessa dal talento innato, esploso in F1 nel 1984, a mito dopo i tragici eventi di Imola nel 1994. Il documentario è realizzato, con la piena collaborazione della famiglia Senna e del Management della Formula Uno, con moltissimo materiale d'archivio per la maggior parte totalmente inedito.

 

 

 

FESTIVAL

 

 

Last days hereAl festival Internacional de Cine Documental Musical de Barcelona (27 dicembre – 11 gennaio) il primo premio è stato assegnato al documentario Last Days Here di Don Argott e Demian Fenton . Un ritratto crudo eppure inaspettatamente toccante di una leggenda di culto dell'heavy metal. Bobby Liebling, racconta il tentativo di resuscitare la sua carriera dopo decenni sprecati nello scantinato dei suoi genitori. Liebling ha lasciato il segno negli anni '70 come frontman dei Pentagram ma vari atti di auto-distruzione e lo scioglimento della band hanno condannato la sua musica all'oscurità. Menzione della giuria per The Samba within me di Georgia Guerra-Peixe. Un viaggio dentro Mangueira Hill, uno dei quartieri più poveri di Rio de Janeiro. Uno sguardo oltre le guerre criminali per il controllo del cartello della droga, per scoprire l'amore dei suoi abitanti per la musica e la danza a pochi giorni dall'inizio del Carnevale. Tutti i documentari del festival qui.

 

 

 

The girls in the bandI film The Girls in the band di Judy Chaikin e Wish Me Away di Bobbie Birleffi e Beverly Kopf hanno vinto ex aequo il premio miglior documentario al Palm Springs international film festival (5 – 16 gennaio). The girls in the band racconta le struggenti storie del jazz femminile dalla fine degli anni '30 ai giorni nostri. Le donne del jazz si dimenavano, indossavano abiti scollati e pantaloncini corti, per buona felicità dei proprietari dei club e dei loro affari. Ma hanno fatto tutto questo solo per suonare la musica che amavano. Queste donne talentuose sono state vittime di pregiudizio e diffidenza in un campo che raramente ha gradito la loro presenza. Oggi una nuova generazione di donne si sta facendo largo nel mondo del jazz che non può più negare la loro bravura. Wish me away ci fa conoscere la vita di Chely Wright, la prima star di musica country ad aver fatto coming out. Dopo aver provato a nascondersi, Chely ha trovato il coraggio di andare contro la cultura e gli stereotipi religiosi di Nashville. Per un periodo di tre anni, i registi hanno seguito i tormenti di Chely, alcuni dei quali registrati su video-diari privati, e il suo progetto per arrivare ad un coming out pubblico. Tutti i documentari presentati al festival qui.

 

 

 

The house i live inAl Sundance film festival (19 – 29 gennaio) nella sezione “U.S.” il gran premio della giuria per il miglior documentario è andato a The House I Live In di Eugene Jarecki. Negli ultimi 40 anni, la guerra degli Stati Uniti contro la droga ha prodotto 45 milioni di arresti, rendendo l'America il più grande carceriere del mondo. Nonostante oggi i farmaci per curare la tossicodipendenza siano più economici ed efficaci, il mercato della droga continua ad essere florido. Il documentario riflette sul fallimento di questa guerra, cercando di proporre un cambiamento nei classici sistemi di lotta contro la dipendenza dalla droga. Il premio del pubblico è stato assegnato a The Invisible War di Kirby Dick. Un'indagine su uno dei segreti più vergognosi e meglio insabbiati degli Stati Uniti: i numerosissimi casi di stupro all'interno dell'esercito. Secondo alcune statistiche pare che una donna soldato in missione in Iraq o Afghanistan abbia più probabilità di essere violentata da un commilitone che uccisa dal fuoco nemico. Diverse donne hanno deciso di raccontare le loro storie portando alla luce uno dei tanti scandali dell'esercito americano. Nella sezione “World cinema” il gran premio della giuria per il miglior documentario è stato vinto da The Law in These Parts di Ra'anan Alexandrowicz. Può una moderna democrazia imporre una prolungata occupazione militare su un altro popolo, pur mantenendo intatti i suoi valori democratici? Da quando nel 1967 ha conquistato i territori della Cisgiordania e della Striscia Searchin for sugar mandi Gaza, Israele ha imposto migliaia di leggi, istituito tribunali militari, condannato tantissimi palestinesi, sviluppando un sistema giurisdizionale di occupazione che è unico in tutto il mondo. Gli uomini a cui è stato affidato la creazione di questo nuovo quadro giuridico sono i membri del corpo militare legale di Israele. Rispondendo ad una realtà in continua evoluzione, questi professionisti legali hanno affrontato complessi dilemmi costituzionali e morali al fine di sviluppare e sostenere un sistema di imposizione militare che sia “a norma di legge" su di una popolazione occupata, il tutto sotto la supervisione della Corte Suprema di Israele, e, secondo Israele, nel pieno rispetto del diritto internazionale. Searching for Sugar Man di Malik Bendjelloul ha ottenuto il premio del pubblico. Il musicista messicano Rodriguez è stata un'icona del rock anni '70 negli Stati Uniti. Due soli album dallo straordinario successo ed una morte avvolta dal mistero. Tuttavia, il destino ha voluto che una copia bootleg di sue registrazioni abbia preso la strada verso il Sud Africa, dove la sua musica è diventata un successo fenomenale. Così due suoi fan hanno deciso di indagare sulla vita e la morte di Rodriguez. Dal momento che esistono pochissime informazioni sul cantante, essi hanno incontrato molti ostacoli fino a quando non si sono imbattuti in una rivelazione sconvolgente che ha innescato una catena di eventi che devono essere visti per essere creduti. Tutti gli altri premi qui.

 

 

 

At night they danceIl premio miglior come miglior documentario al DocsBarcelona (1 – 5 febbraio) è andato a At night, they dance di Isabelle Lavigne e Stéphane Thibault. Il film ci porta nel cuore di una famiglia del Cairo, in cui l'arte della danza del ventre è stata tramandata da madre in figlia da tempo immemorabile. La matriarca Reda, ex ballerina e vedova, tiene le redini della sua famiglia, a volte con premura ma soprattutto con il pugno di ferro. Il centro di questa famiglia è nel suo piccolo appartamento. Qui, la vita quotidiana si svela lentamente, tra le paure per i pericoli della professione e le speranze di una vita migliore. Premio del pubblico a Dimanche à Brazaville di Enric Bach e Adrià Monés. Nel suo programma radiofonico del fine settimana, Carlos La Menace racconta tre personaggi di Brazzaville, capitale del Congo: Yves Saint Laurent, figura di spicco di un’associazione che fa dell’eleganza uno stile di vita, pur nella povertà estrema; Cheriff Bakala, originale rapper che unisce l’hip-pop alla musica tradizionale congolese; Palmas Yaya, campione di wrestling della città, che fa affidamento sul voodoo per difendere il titolo. Premio della giuria a ¡Vivan las antípodas! di Victor Kossakovsky. Con questo film il regista ha cercato di realizzare un suo desiderio d’infanzia ma comune a tanti di noi. Da bambini, non ci siamo forse domandati dove sbucheremmo se scavassimo una galleria che passasse per il centro della terra? Chi non si è mai chiesto che cosa stia succedendo in questo preciso momento sotto i nostri piedi dalla parte opposta del pianeta? In quest'opera, tali fantasticherie diventano realtà. Attraverso immagini mozzafiato e uno straordinario montaggio si potrà compiere un viaggio agli antipodi del mondo. Eccezionali movimenti di macchina, nuove ed esaltanti prospettive provano a sovvertire mettono la convenzionale visione del mondo.

 

 

 

Cesare deve morireAlla Berlinale (9 – 19 febbraio) l'Orso d'oro è andato a Cesare deve morire di Paolo e Vittorio Taviani. Partendo dalla vera rappresentazione teatrale del regista Fabio Cavalli nel carcere di Rebibbia (il “Giulio Cesare” di Shakespeare recitato dai veri detenuti all’interno di un programma del centro studi “Enrico Maria Salerno”) i Taviani assorbono l’evento e tutta la preparazione, lo confinano in una sceneggiatura e ne cortocircuitano i codici di messa in scena – provini, prove e spettacolo che danno origine al cinema sotto i nostri occhi come nelle regie di Al Pacino – cercando attimi di "evasione" negli interstizi di questi tempi morti. Rinchiudono lo sguardo in un carcere fingendo di concepire un documentario, con l'evidente intento di piantare il seme dell’arte nella terra più dura di un Paese. Documentario e fiction, bianco e nero e colore, epica brechtina ed e(ste)tica tradizionale si contaminano creando l’ennesimo film geneticamente “politico” dei due autori. Un film che rintracciando coraggiosamente l’umanità nel rimosso più inabissato della nostra società cerca ancora imperterrito di “cambiare le cose”. Nella sezione Panorama premio del pubblico per il miglior documentario a Marina Abramovic the artist is present di Matthew Akers. Marina Abramovic, una delle artisti più affascinanti del nostro tempo, ha ridefinito il concetto di cosa sia l'arte, usando il proprio corpo come veicolo e spingendosi oltre i suoi limiti fisici e mentali , a volte rischiando la sua stessa vita. Il documentario ci porta nel suo mondo, mentre si prepara per quello che potrebbe essere il momento più importante della sua carriera: una grande retrospettiva sul suo lavoro, che si terrà presso il “Museum of Modern Art” a New York. Un ritratto intimo di una donna magnetica ed intrigante, che non opera alcuna distinzione tra vita ed arte. Secondo posto per Call me kuchu di Malika Zouhali-Worrall e Katherine Fairfax Wright. Terzo posto per La vierge, les coptes et moi di Namir Abdel Messeeh.

 

 

Vivan las antipodasMiglior documentario iberoamericano all'International film festival of Guadalajara (2 – 10 marzo) è stato ¡Vivan las antípodas! di Víctor Kossakovsky. Con questo film il regista ha cercato di realizzare un suo desiderio d’infanzia ma comune a tanti di noi. Da bambini, non ci siamo forse domandati dove sbucheremmo se scavassimo una galleria che passasse per il centro della terra? Chi non si è mai chiesto che cosa stia succedendo in questo preciso momento sotto i nostri piedi dalla parte opposta del pianeta? In quest'opera, tali fantasticherie diventano realtà. Attraverso immagini mozzafiato e uno straordinario montaggio si potrà compiere un viaggio agli antipodi del mondo. Eccezionali movimenti di macchina, nuove ed esaltanti prospettive provano a sovvertire mettono la convenzionale visione del mondo. Menzione speciale a El salvavidas di Maite Alberdi. Mauricio è un bagnino scrupoloso, puntuale e preciso fino all'ossessione nella gestione della sua torre e nel far rispettare le regole sulla spiaggia più grande e famosa del Cile. I turisti della domenica spesso non sopportano i suoi modi, così come il suo collega/rivale. Ma perchè Mauricio non si butta mai in acqua? Miglior documentario messicano è stato Cuates de Australia di Everardo González. Ogni anno, i 200 abitanti di Cuates de Australia, una piccola comunità del nord-est del Messico, sono costretti a fare i bagagli e lasciare le loro case a causa della siccità. Più che un documentario di un esodo, questo film poetico testimonia la capacità dell'uomo di adattarsi e sopravvivere in condizioni estreme. E' il ciclo della vita che continua inesorabilmente, anche in questi ostili ed aridi paesaggi, dove bisogna razionare l'acqua per sopravvivere.

 

 

 

Rouge paroleAl festival del cinema africano, d’Asia e America Latina (19 – 25 marzo) il miglior documentario è stato Rouge Parole di Elyes Baccar. Il film descrive l’insurrezione del popolo tunisino, iniziata il 17 dicembre 2010 con il suicidio di Mohamed Bouazizi, che portò alle dimissioni e alla fuga del presidente Ben Ali, documentando il periodo fra il 18 gennaio e la fine di febbraio 2011. Per realizzare il documentario e testimoniare le vite dei protagonisti della rivolta, Elyes Baccar ha viaggiato attraverso diverse città e regioni della Tunisia con l’intenzione di mostrare gli avvenimenti che hanno cambiato la storia del paese da vari punti di vista, utilizzando anche registrazioni amatoriali. Menzione speciale per El lugar mas pequeno di Tatian Huezo Sanchez. Cinquera è un paese situato nel dipartimento di Cabañas, a ottanta chilometri da San Salvador. Un luogo colpito duramente negli oltre vent’anni di guerra civile. La regista, di origine salvadoregna, è tornata nel suo paese per incontrare persone sopravvissute al conflitto. La foresta occupò un posto centrale, fu rifugio e terreno di scontro fra soldati e guerriglieri. Il film dà la parola a uomini e donne tornati nel loro villaggio per ricostruirlo. Ora Cinquera è un “museo” di quella tragedia, a partire dalla chiesa con i muri ricoperti da foto di bambini e adolescenti morti durante la guerra. Altri premi per Mare chiuso di Stefano Liberti e Andrea Segre e Jeans & Martò di Claudia Palazzi, Clio Sozzani.

 

Le sinossi sono tratte dai siti dei festival e dai siti ufficiali dei film

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