Dragon Ball Z: La resurrezione di ‘F’, di Tadayoshi Yamamuro

Nuovo capitolo della celebre saga animata, con la benedizione dell’autore, che continua a sperimentare i suoi amati paradossi e ironizza a suo modo su un’idea diventata brand di serialità infinita

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Dove eravamo rimasti? Deve esserselo chiesto anche il maestro Akira Toriyama, se, fra qualche personaggio nuovo e il recupero di formule più consolidate, ha deciso di tornare stabilmente al timone del “suo” Dragon Ball, supervisionando da vicino i nuovi film e ampliando così, ancora una volta, il suo affresco. Stavolta la sfida non è da poco: il cattivo della situazione è infatti il redivivo Freezer, già protagonista dell’arco narrativo più importante della storia, quello che aveva contribuito a definire i canoni di Dragon Ball Z, ampliando la portata dell’avventura a livello cosmico e introducendo anche le evoluzioni del protagonista Goku in Super Sayan.

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Viene naturalmente da chiedersi se la formula regga ancora bene l’intervallo dei decenni trascorsi dalla prima volta, e forse anche per questo una manipolazione del tempo è alla base di un interessante escamotage per risolvere la tenzone. Ma c’è di più: maestro del paradosso come pochi, Toriyama sembra a tratti sabotare le altissime aspettative concesse dal ritorno. Da un lato, infatti, onora il nemico non negandogli la propria storica cattiveria e, anzi, concedendogli una nuova evoluzione che lo renda ancora più temibile. Dall’altro, però, riduce la vendetta di quello che un tempo era un conflitto cosmico a piccola scaramuccia fra vecchi rivali, osservata con scarsa partecipazione da Lord Bills e Whis (i “cattivi” del precedente La battaglia degli Dei), più preoccupati di gustarsi il loro dolce alla fragola.

Il disincanto, nelle opere di Toriyama, è sempre stato nascosto dietro l’arma dell’ironia, ed è quindi difficile capire se l’autore sia serio o ironizzi soltanto su come il suo genio sia diventato brand

dragonballzresurrectionf2prigioniero della serialità infinita e dei cross-over (qui c’è anche il protagonista del suo più recente manga Jaco the Galactic Patrolman). Sarà anche per questo che la parte che sentiamo più “sua” è la surreale visione dell’Inferno come luogo di bontà in cui i cattivi sono obbligati ad assistere a parate angeliche e numeri musicali degni della Cartoonia di Robert Zemeckis.

Di tutte queste implicazioni, comunque il pubblico non si preoccupa troppo, abituato com’è a una formula che crea e distrugge nello stesso tempo, affastellando cliché e sovvertendoli con un sorriso. Più intrigante la forma, che recupera la pienezza delle figure dell’epoca d’oro Toei, con qualche picco visivo di qualità nella rinascita del tiranno o nello scontro di auree multicolori fra lo stesso e Goku. Meno accattivanti i fondali in CGI, che sembrano ammiccare a uno sforzato tentativo di fare presa su un pubblico di giovanissimi, in barba alla natura nostalgica dell’operazione.

Titolo originale: Dragon Ball Z: Fukkatsu No f.
Regia: Tadayoshi Yamamuro
Interpreti: Masako Nozawa, Mayumi Tanaka, Kôichi Yamadera, Jôji Yanami, Masakazu Morita, Toru Furuya, Takeshi Kusao, Ryusei Nakao, Toshio Furukawa, Ryô Horikawa
Distribuzione: Key Films
Durata: 93’
Origine: Giappone, 2015

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