Due uomini, quattro donne e una mucca depressa, di Anna Di Francisca

Due uomini, quattro donne e una mucca depressa è una commedia corale ambientata nel sud della Spagna e diretta da Anna Di Francisca. Film garbato, senza pretese, ma fin troppo stazionario.

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Miki Manojlovic alias Edoardo è un musicista italiano afflitto da una crisi esistenziale e artistica. Premessa sufficiente, se a questo aggiungiamo un divorzio e una figlia che non vede spesso, per lasciare il Bel Paese e veleggiare alla volta della Spagna. Qui, in un paesino del Sud, vive Emilio, amico di vecchia data ed ex marito della sorella. Persuaso a recuperare almeno un briciolo di vitalità, Edoardo inizia a gestire il coro della chiesa e conosce quattro donne, e una in particolare, essenziali per un cambiamento di marcia.

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La co-produzione italo-spagnola scopre il gioco della regista e co-sceneggiatrice Anna Di Francisca. Non che la coralità rappresenti, di per sé, una nota di demerito o una partenza a ralenti, ma di italiano c’è ben poco e anzi si respira quell’ensemble tipicamente francese e tipicamente contemporaneo che purtroppo concede al massimo un intervento di appendicite al Corpus Cinema. Non cerchiamo ostinatamente la novità, mai, eppure il garbo e l’ingenuità di Due uomini, quattro donne e una mucca depressa ci costringe a

Due_Uomini_Quattro_Donne_Una_Mucca_Depressa-min-650x300rimpiangere il rischio, anche aberrante nel risultato, di una visione più personale. L’ingresso del Dio, devastato e in crisi, risveglia le anime addormentate del villaggio, le scuote dal torpore pulsionale, vedi l’aspirante cantante in cerca di guida, e apre le porte all’era del desiderio, per lui e per gli altri. Poco male, visto che l’abitudine ad accostarci a questi personaggi salvatori-salvati è pressoché millenaria e rimpolpa quel sogno somministrato al mondo femminile del principe, pure se acciaccato e dalla sponda opposta del fiore degl’anni.

Non c’è nulla di realmente fastidioso in questo film, anzi. Le traiettorie musicali, soprattutto in chiave strumentale, accelerano un ritmo narrativo abbastanza stazionario, così come le gag del Signor Cacciatore, ipotetico figlio del Fuhrer, colorano un’ironia abbottonata alla comfort zone del cliché, di nuovo femminile. C’era da sperare che la famosa mucca depressa si guadagnasse uno spazio più ampio e che fosse rivelatrice di altarini ben più succulenti di una diffusa apatia di massa. Il focus balza da un carattere all’altro come un flipper impazzito, per cui tutto quello che c’è di secretato, vita bovina compresa, resta l’attrazione su cui avremmo fatto volentieri un giro. Ma magari questo è solo l’incipit timido e ritroso, e che si lega alla delicatezza per paura di fracassarsi il cranio, di un sequel dalle atmosfere febbrili, come febbrile è l’animo di questi personaggi, un animo che avrebbe meritato una chance in più di esplodere.
Regia: Anna Di Francisca
Interpreti: Miki Manojlovic, Neri Marcorè, Maribel Verdú, Eduard Fernàndez, Laia Marull, Ana Caterina Morariu, Gloria Munoz, Héctor Alterio, Manuela Mandracchia, Serena Grandi, Antonio Resines
Origine: Italia, 2015
Distribuzione: Mariposa
Durata: 95′

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