DVD – "La visita" di Antonio Pietrangeli

Uno dei più riusciti ritratti femminili del cinema italiano è anche un film che riesce a cogliere dimensioni universali di solitudine e disagio. E, non da ultimo, è un esempio formidabile di regia "sensibile". In un'edizione curata dalla Minerva Classic

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Anno: 1963

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Durata: 106'


Distribuzione: Minerva Classic


Genere: Commedia


Cast: Sandra Milo, François Périer, Gastone Moschin, Mario Adorf, Didi Perego


Regia: Antonio Pietrangeli


Formato DVD/video: Wide screen


Audio: Dolby Digital 2.0 italiano


Sottotitoli: inglese


Extra: Commento audio a cura di F. De Bernardinis, Intervista con Ettore Scola, Intervista con Armando Trovatoli, Intervista con Paolo Pietrangeli


 


IL FILM


 


Inizialmente doveva essere Giuseppe De Santis a dirigere La visita. Infatti era stato il regista di Riso Amaro a trarre, insieme ad Ettore Scola e Ruggero Maccari, il soggetto del film da un racconto di Carlo Cassola. Ma De Santis abbandonò il progetto per dedicarsi alla lavorazione di Italiani, brava gente. E non è un caso che a prendere il suo posto sia stato Antonio Pietrangeli. Se De Santis negli anni '40 e '50 girò tra i più bei ritratti femminili del cinema italiano, Pietrangeli (soprattutto per i suoi film degli anni '60) sarebbe stato ricordato come il regista delle donne. Da Il sole negli occhi (1953) a Adua e le compagne (1960), sino a Io la conoscevo bene (1965), il suo cinema pone al centro un universo femminile sensibile e dolente. E La visita non fa eccezione, nel descrivere la vita di una donna sola e non più giovane, Pina (Sandra Milo), che cerca di dare una svolta alla sua vita ricorrendo all'illusione di un amore per corrispondenza. Pina è la sorella maggiore dell'Adriana di Io la conoscevo bene: entrambe malinconiche e incomprese, entrambe alla mercè di uomini cinici e indifferenti. Ciò che, però, permette a Pina di sopravvivere e andare avanti è una forza, un'indipendenza che l'altra ragazza non ha. Eppure, è limitante dire che Antonio Pietrangeli è il regista delle donne. Se è vero che egli sa cogliere nell'evoluzione dei comportamenti femminili le dinamiche e le contraddizioni delle trasformazioni in atto nell'Italia dell'epoca, è anche vero che il suo sguardo è capace di cogliere condizioni universali di solitudine e disagio. E in questo senso va visto il personaggio di Adolfo/François Périer. Dietro la sua volgarità, la sua grettezza, il suo razzismo (il baffetto alla Hitler) si nascondono una tristezza e un malessere autentici, come rivela la sua sincerità nel finale. Non c'è riscatto, né pietà da parte di Pietrangeli: c'è solo la verità di un umanità che vive a stretto contatto con l'indifferenza, la perdita, il distacco. E se la sceneggiatura di Scola, Maccari e dello stesso Pietrangeli è puntuale come un orologio svizzero, un meccanismo capace di calcolare in anticipo ogni dettaglio e ogni sfumatura (attenta tra l'altro a rispettare un'unità d'azione e, in qualche modo, di tempo e di luogo), resta il fatto che La visita è anche l'opera di un grande maestro, un esempio formidabile di regia "sensibile". Ad uno sguardo più attento, ci si rende che la macchina da presa, apparentemente invisibile, non sta un attimo ferma, accarezza i corpi, i volti, gli oggetti con un pudore disarmante. E' una regia che, attraverso il gioco dei campi/controcampi e dei totali o un "semplice" riflesso allo specchio, restituisce visivamente le dinamiche emotive dei personaggi con un'economia di mezzi e un minimalismo esemplari. Alla fine sembra di aver assistito ad una giornata qualunque di due persone qualunque. Ma dietro quell'apparente quotidianità quanti piccoli colpi di scena, quanti piccoli drammi…Ma soprattutto quanta malinconia per quei "normali" sogni di normalità, che vivono lo spazio di una notte e si perdono col fischio del treno.

IL DVD


 


E' sicuramente un'ottima edizione de La visita quella curata dalla Minerva Classic di Gianluca e Stefano Curti. Innanzitutto è soddisfacente la resa in digitale delle immagini, che restituisce la fotografia di Armando Nannuzzi in una definizione limpida e pulita. Solo qualche piccolo difetto qua e là, come l'effetto scia nella scena in cui Pina piange da sola al buio, ma si tratta di pochi secondi. Nel complesso la qualità è buona. Una sola traccia audio, quella originale in italiano, in Dolby Digital 2.0, sicuramente sufficiente per un film del genere. Il flusso dati audio è di 224 Kbps. E' possibile optare per i sottotitoli in inglese, piuttosto letterali, ma precisi e puntuali. Naturalmente, sarebbe stato impossibile col doppiaggio rendere le tante inflessioni dialettali del dialogo, dal romanesco di Adolfo, al romagnolo di Pina e Cucaracha (grande Mario Adorf), sino al veneto di Renato (Gastone Moschin). Nel menu degli extra è possibile accedere al commento audio curato dal critico Flavio De Bernardinis e Gabrielle Lucantonio, che accompagna passo passo il film con notazioni tecniche e storiche, analisi di intere scene e chiavi di lettura. Particolarmente interessante il confronto che De Bernardinis instaura tra La visita e gli stilemi del western. In effetti elementi tipici del genere non mancano: i tòpoi del treno e della ferrovia, il fiume, il tema della frontiera, simboleggiata dalla polverosa città di provincia, terra da colonizzare per Adolfo, l'uomo che viene dalla città, cioè dalla società progredita, i personaggi esemplari (il matto, il vecchio ecc.). A seguire, completano gli extra tre interviste. La prima, piuttosto lunga (17'54"), è  ad uno degli sceneggiatori del film, il regista Ettore Scola, che,  dopo aver delineato alcune delle caratteristiche essenziali della commedia all'italiana, parla del suo rapporto con Pietrangeli e del loro metodo di lavorare alle sceneggiature, che spesso richiedevano un paio di anni di impegno costante. "All'epoca ci si metteva tanto tempo nella stesura di una sceneggiatura…che diventavano delle sceneggiature di ferro", in cui tutto era previsto e ponderato. Un cinema contrario all'improvvisazione, che, spiega Scola, nel caso di Pietrangeli giungeva a livelli di precisione maniacale. Scola si sofferma anche su alcune caratteristiche de La visita, sulla "romanità" del personaggio di Adolfo (incarnazione dei difetti di un "romano" medio) e sulla scelta della protagonista (Sandra Milo, peraltro straordinaria, era la moglie del produttore Moris Ergas). La seconda intervista, più breve (9'28") è al compositore Armando Trovajoli, autore delle musiche del film. A concludere, invece, è il figlio di Antonio Pietrangeli, il regista e musicista Paolo, che si lascia andare ad un ricordo (14'20") commosso del padre. In generale, comunque, ciò che emerge con forza dai tre interventi è la consapevolezza di un Pietrangeli rimosso, di un grande regista, rigoroso e originale, troppo presto dimenticato da studiosi e pubblico.


 


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