DVD – "Lancillotto e Ginevra", di Robert Bresson

lancillotto e ginevraLancillotto e gli altri Cavalieri della Tavola Rotonda sono figure prive di ogni grandezza, perse nel vuoto che si nasconde sotto le armature che invadono lo spazio visivo e soprattutto sonoro e dentro la quali tentano ancora di rimaner sorde davanti all’inevitabilità della propria sconfitta. Edito da San Paolo Audiovisivi

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lancillotto e ginevraTitolo originale: Lancelot du lac

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#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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Anno: 1974

Durata: 80’

Distribuzione: San Paolo Audiovisivi/Fox Home Video

Genere: drammatico

Cast: Luc Simon; Laura Duke Condominas; Humbert Balsam; Patrick Bernhard; Vladimir Antolek-Oresek

Regia: Robert Bresson

Formato DVD/Video: 1.85:1 anamorfico

Audio: francese; italiano

Sottotitoli: italiano; italiano per non udenti

Extra: bio-filmografia di Robert Bresson; Pino Farinotti introduce Robert Bresson; scheda critica di Claudio G. Fava; dvd credits

 

 

 

 

 

 

 

IL FILM

Dopo l’apertura in cui vengono rievocate in una forma scarnificata e distante le imprese compiute dai Cavalieri della Tavola Rotonda durante l’inutile ricerca del Sacro Graal e dove le gesta cavalleresche si riducono alla violenza perpetrata dall’uomo sull’uomo e al tentativo di equiparare l’umano al divino, Lancillotto e Ginevra si concentra in una cupa disperazione, in cui i corpi, o i «modelli», come Bresson definisce le presenze che incarnano i personaggi delle sue opere, si muovono privi di speranza in un mondo ormai defunto e svuotato dei suoi nobili ideali, rimanendo prigionieri di un presuntuoso individualismo e lancillotto e ginevradella loro incapacità di saper accogliere e riconoscere la redenzione.

Lancillotto, che oltre ad ingannare la sua anima, illudendosi di essere un servitore di Dio, tradisce anche il suo re, abusando nell’amore carnale per Ginevra della fiducia concessagli, e gli altri Cavalieri della Tavola Rotonda, persi nel rancore e nell’invidia, sono figure prive di ogni grandezza, che la mancanza di umiltà e l’aspirazione a sostituirsi al Dio che inutilmente invocano hanno definitivamente lacerato e corrotto, smarrite nel vuoto che si nasconde sotto le armature che invadono lo spazio visivo e soprattutto sonoro e dentro la quali tentano ancora di rimaner sorde davanti all’inevitabilità della propria sconfitta. A nulla vale il sacrificio di Gauvain, che pur purificato dalla sacralità del dolore, non si unisce alla morte nella certezza salvifica della redenzione e le sue parole di perdóno si pèrdono nel vuoto della sconfitta che chiude bruscamente la visione sulla catasta di corpi senza vita, senza più identità, senza speranza.

Nella costruzione frammentata della scrittura, tesa e contratta, privata di ogni elemento d’insieme, che abdica radicalmente alla continuità riconoscibile e pacificata del racconto, dove anche il corpo, irrigidito nella recitazione meccanica ed antiteatrale, spogliato della sua unità, vive in un’estraneità che priva l’occhio di ogni possibilità di partecipazione emotiva, Bresson costruisce Lancillotto e Ginevra, come anche tutto il suo «cinematografo», su una rigorosa essenzialità che nulla concede al dramma, sulla negazione dell’evento, dell’azione, che rimane confinata nel fuori campo, sperimentata talvolta solo grazie all’elemento sonoro, che completa, sorregge e re-inventa l’immagine, e sulla reiterazione del gesto identico a se stesso, privato di ogni connotato psicologico, che sospende e costruisce un nuovo flusso temporale, negando prepotentemente alla visione la possibilità di perdersi in un acritico abbandono. E’ grazie all’assenza, alla sottrazione di ogni elemento che, affidandosi ad una riconoscibilità condivisa, rimanda all’immediata comprensione, è grazie all’estraniazione del corpo e alla sua equiparazione all’oggetto, che Lancillotto e Ginevra riesce a manifestare ciò che non mostra e non può mostrare e diventa il percorso doloroso e senza speranza, compiuto nell’interiorità, nell’anima, nel mistero spirituale che abita nei personaggi che solcano lo schermo.

 

claudio g. favaIL DVD

Curata da San Paolo Audiovisivi, l’edizione di Lancillotto e Ginevra è di buona qualità. Presentato nel formato originario, il video, anche se non perfetto nella definizione delle scene più scure e leggermente segnato dalla grana della pellicola, riesce a preservare il fascino austero delle immagini fotografate da Pasqualino De Santis. L’audio, disponibile nella traccia originale francese e in quella doppiata in italiano, è chiaro e nitido in entrambe le versioni. Nella traccia doppiata in italiano non riesce però a vivere pienamente il senso di estraniazione ottenuto grazie ad una recitazione spogliata di ogni possibile colore ed effetto drammatico, inoltre il missaggio abbassa sensibilmente i rumori di cui è composto il film per far emergere la voce. I sottotitoli opzionabili sono disponibili in italiano ed in italiano per non udenti. I contenuti speciali contengono una breve biografia di Bresson in formato testuale, l’intervento di Pino Farinotti, che riassume brevemente le caratteristiche principali dello stile bressionano e la poetica del regista. Infine, Claudio G. Fava, nella sua scheda critica, si sofferma su Lancillotto e Ginevra analizzandone la composizione narrativa e proponendo la sua lettura del film.

 

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