DVD – "Le colline hanno gli occhi" di Wes Craven

Craven punta all'estrema polarizzazione propria della fiaba. Le asperità desertiche, le colline rocciose presso cui il film fu girato non sono scenari dell'anima, ma echi di memoria antropologica e di una dannazione senza peccato. Edizione ricca in 2 DVD, pensata per un'esigente schiera di cultori. Da Eagle Pictures.

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Titolo originale: The hills have eyes

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Anno: 1977


Durata: 96'


Distribuzione: Eagle Pictures


Genere: Horror


Cast: Roberto Houston, Susan Lanier, Martin Speer, Dee Wallace Stone, Russ Grieve.


Regia: Wes Craven


Formato DVD/video: 1.85:1 anamorfico


Audio: italiano Dolby Digital 5.1 e 2.0, inglese Dolby Digital 2.0


Sottotitoli: Italiano, italiano per non udenti, inglese.


Extra: Dvd 1: -commento audio del regista Wes Craven e del produttore Peter Locke.


-trailer cinematografico.


Dvd 2: -finale alternativo


-documentario Looking back at The hills have eyes 


trailer televisivi


-gallerie fotografiche


-biografia di Wes Craven


 


 


IL FILM


Gioca sporco, Wes Craven. Il suo cinema è una partita truccata in cui la mano decisiva giunge sempre inattesa, contro ogni regola e aspettativa: un colpo basso che ti brucia sul tempo, un cane che credevi amico e che ti azzanna alla gola, uno sgambetto che ti lascia più incredulo che ferito. Il grande inganno dell'Autore, colui che irradia la sua opera a partire dalla medesima luce creatrice, è incarnato da questo geniale cineasta minore che, una volta ogni decade, infila a tradimento la stilettata vincente. Ma alla sovversione delle regole Craven non arriva apertamente, con il fiero e consapevole progressismo etico-estetico (quando non anche politico) comune agli altri innovatori dell'horror degli anni '70; L'ultima casa a sinistra, Nightmare, Sotto shock, il ciclo Scream sono meravigliosi falsi d'autore, scatti furiosi di un giocatore perdente che manda all'aria tutto il tavolo. Non certo, banalmente, per la loro epidermica poetica del falso; all'opposto, perché falsa e illusoria è quella stessa poetica. Estranea a qualsiasi orizzonte progettuale unitario, la furia cieca e iconoclasta di questi film non si scaglia contro i generi dell'establishment ma contro l'intera istituzione del cinema, quel dannato dispositivo di demoniaca illusione che il professor Craven, educazione rigidamente battista, ha scoperto non prima dei vent'anni (come Paul Schrader). Forse un giorno scopriremo in lui il più grande regista contemporaneo di mockumentaries; nel frattempo riscopriamo Le colline hanno gli occhi (1977) come una delle ultime e definitive riscritture della storia americana, tra le mille proliferate durante il decennio. Basti pensare alla famiglia di post-pionieri che attraversa il deserto in carovana, alla deviazione dalla strada maestra, alla ricerca dello specifico antropologico dell'homo americanus. Ma la crudezza del film, il senso di malattia che impregna ogni fotogramma non sono sintomi di disperazione per la mancata promessa dell'Eden; Craven non rimprovera nulla allo zio Sam, non si giustifica prima di vomitare sull'epopea nazionale: lo fa e basta. Mescolando la mitologia americana con quella classica (tra i registi della sua generazione, Craven  è tra i più scopertamente intellettualistici), rinuncia la memoria a breve termine, quella civile, e punta al grado zero del racconto: dove Romero avrebbe scandagliato le somiglianze tra le due famiglie intrappolate nel deserto, una famiglia WASP e l'altra cannibale, Craven punta all'estrema polarizzazione propria della fiaba. Le asperità desertiche, le colline rocciose presso cui il film fu girato (con una temperatura costante di 40 gradi) non sono scenari dell'anima, ma echi di memoria antropologica e di una dannazione senza peccato che si trovano, con le debite proporzioni, nei capolavori La sparatoria di Monte Hellman (1966) e 29 palms di Bruno Dumont (2004). Film nei quali lo sguardo delle colline, che è lo sguardo del cinema, accompagna la deriva esistenziale dei personaggi sino a scoprire, con raccapriccio, che sarà quello stesso sguardo a inghiottirli nell'ultimo fotogramma. L'orrore di scoprirsi cannibale.


 


 

IL DVD


Edizione ricca in 2 DVD, pensata per un'esigente schiera di cultori. Il primo DVD comprende il film in edizione italiana con audio Dolby Digital 5.1 e 2.0, e inglese con audio DD 2.0. Considerata la qualità imbalsamatrice del doppiaggio, si consiglia vivamente questa versione in cui la sporcizia sonora è imprescindibile alla fruizione ottimale del film. Segnaliamo  anche un'interessante versione del film con commento in sincrono del regista insieme al produttore Peter Locke, in lingua originale ma sottotitolato in italiano. Il secondo DVD riserva alcune sorprese: in primis il finale alternativo del film, che ovviamente non sveliamo ma che preferiamo a quello definitivo. Segue il documentario Looking back at "The hills have eyes" scritto, prodotto e diretto a Perry Martin, che inizia con un'eloquente dichiarazione di Craven: "In un film horror, il mostro più spaventoso è il regista". Il documentario di Martin ripercorre con dovizia ogni fase della sfiancante lavorazione del film, partendo dal precedente successo craveniano L'ultima casa a sinistra e giungendo alla tiepida accoglienza tributata dal pubblico americano, sino al culto sommerso dei nostri giorni. Le interviste agli attori, al regista, al produttore e al direttore della fotografia testimoniano un modo di fare cinema avventuroso e predatorio che tenta di catturare, con un budget all'osso, l'essenza di un luogo ricco di insidie come il deserto. In seguito, una serie di quattro brevi trailer televisivi corredate da frasi di lancio assolutamente epiche e tipiche di quegli anni ("The story of an american family who lost everything…except the will to survive!"). Ancora, una galleria fotografica  in tre sezioni. La prima, "Dietro le quinte", illustra alcuni momenti della lavorazione attraverso una serie di primi piani della troupe; la seconda, "Storyboard" permette di risalire alla genesi di alcune inquadrature e dello stile compositivo di Craven; l'ultima, "Immagini pubblicitarie poster", è un documento interessante per i feticisti del costume. Per chiudere, una dettagliata biografia del regista dalla quale si evincono alcune curiosità sfiziose per i non adepti. In attesa dell'imminente remake ad opera di Alexandre Aja, l'edizione in questione si presenta certamente come una delle più complete offerte in questi giorni dal panorama horror.      


 


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