DVD – L’odio, di Mathieu Kassovitz

Uno dei film europei più emblematici degli ultimi vent’anni; L’odio sconvolse il mondo quando uscì, nel 1995, e raccontò la rabbia delle banlieues prima che se ne accorgesse la cronaca.

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DVD l'odioTitolo originale: La Haine
Anno: 1995
Durata: 95′
Distribuzione: RaroVideo
Genere: Drammatico
Cast: Vincent Cassel, Hubert Koundé, Said Taghmaoui
Ragia: Mathieu Kassovitz
Formato DVD/Video: 1.85:1
Audio: italiano e francese stereo
Sottotitoli: italiano
Extra: 3 cortometraggi di Mathieu Kassovitz: Fierrot le Pou, Cauchemar Blanc, Assassin
Interviste a Giorgio Gosetti, Mario Sesti e Antonello Piroso
Conversazione sul film con Alessandro De Simone, Michela Greco e Ilaria Ravarino
IL FILM

Tre ragazzi delle periferie parigine negli anni ’90 e la loro reazione rabbiosa, confusa distruttrice, alla violenza e alla noia che li circonda.

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l'odioSuccede che un ragazzo del loro quartiere, Abdel, è coinvolto in uno scontro con la polizia e viene pestato e ridotto in fin di vita. L’ebreo Vinz  trova per caso la pistola d’ordinanza persa da uno sbirro e decide di usarla; il nero Hubert e il maghrebino Said sono più restii a farsi coinvolgere ma alla fine cedono, a Vinz e all’ansia di riempire il vuoto che hanno dentro.
Un giorno e una notte: tutto succede così in fretta, all’improvviso, eppure tutto è scandito e rallentato in un bianco e nero post-onirico.
Un giorno e una notte d’odio: insensato, nonostante tutto, costruito in anni d’emarginazione e di lontananza da quella Ville Lumière così vicina eppure distante come un pianeta immaginario, fatta di palazzi stile liberty dove vivono ricchi spacciatori figli di papà che frequentano i ghetti per una noia  speculare a quella di chi ci è nato.
Ispirato a un episodio realmente accaduto negli anni’90, – un ragazzo ucciso dalla polizia durante dei tafferugli –, L’odio fu forse la rivelazione europea degli anni ’90: la scoperta e la consacrazione del ventisettenne Mathieu Kassovitz, che nel 1995 vinse il Premio per la miglior regia al Festival di Cannes.
Rap, montaggio sincopato da video-clip, oltre al già citato bianco e nero, primi piani improvvisi, esasperati, dietro ai quali spesso si intravede la vera scena dell’azione. Kassovitz gioca con le immagini e con al visione, con le tecniche e gli archetipi dell’epoca come un veterano della macchina da presa, citazioni comprese: dall’ossessione di Vinz per il De Niro di Taxi Driver, imitato istericamente dal giovane e citato in più di una scena, alla roulette russa di Christopher Walken in Il cacciatore di Cimino, fino a quel Le monde est à vous che rimarca con sarcasmo e malinconia quasi sentimentale il motto di Tony Montana in Scarface.
Ma qui il mondo non è tuo: non è di Vinz, né di Hubert o di Said. È di quegli altri, che sono già arrivati, che sono nati e vivono lontano dai palazzoni dormitorio affastellati e buttati a caso intorno alla città.
L’odio non è in fondo, un film realista. È vero: comincia con delle scene vere, con immagini di repertorio. Ed è vero che il successo inaspettato che ebbe all’epoca deriva forse proprio dall’equivoco realista che spinse molti a vederlo e ad amarlo, considerandolo un film di denuncia: si pensi alle proiezioni organizzate dall’allora Ministro dell’Interno francese Alain Juppé per i membri del suo Ministero.
Il sarcasmo postmoderno è l’elemento che colpisce di più, insieme alla sapienza con cui Kassovitz ha saputo gestirlo, mescolandolo e occultandolo ad elementi da cinema sociale. È il postmoderno, all’epoca, siamo nel 1995, non ancora così sfacciatamente e ossessivamente sdoganato e ricercato come accadrà di lì a (veramente molto) poco, che fa diventare Vinz un personaggio comico nel suo essere così insensatamente tragico.
In un giorno e una notte Kassovitz re-inventa un cinema che, in quegli anni come adesso, latitava, lo colora con il bianco e il nero, (il giorno e la notte) e lo fa parlare in verlan. Era nata una star; Vincent Cassel pre-bellucciano e ancora credibile. Grande fonte d’ispirazione per migliaia di rapper, fuori e dentro i confini francesi. Il resto è storia.
Fa uno strano effetto rivedere oggi L’odio. Di banlieues si è parlato e si è visto tanto, negli anni 2000.
Nicolas Sarkozy, che prima di diventare Presidente è stato Ministro dell’Interno, ne sa qualcosa. Vinz e i suoi ce ne avevano già parlato un decennio prima.

 

l'odioIL DVD
L’odio è stato l’ultimo evento cinematografico che sconvolse e coinvolse il mondo.  Questo è quello che è dice il retro di copertina del DVD della Raro Video. E forse è vero, almeno in parte.
E se anche l’affermazione fosse un tantino esagerata e dettata dalle leggi del mercato, resta incontrovertibile il fatto che il film di Kassovitz esplose all’epoca, inaspettato e insospettabile, e che non solo provocò reazioni, polemiche, ammirazione e folla di spettatori, oltre che la vittoria a Cannes del già citato, giovanissimo regista. L’importanza del film è rintracciabile, ancora oggi, nei segni che ha lasciato in chi è venuto dopo, nella musica rap e nei testi di tanti rapper francesi e non, che ancora oggi citano Vinz e i suoi amici. Un vero culto sotterraneo.
Prima che Sarkozy li definisse feccia e prima che il mondo sapesse di loro, L’odio ha portato le banlieues al centro del mondo. Almeno per un po’, fino a quando l’effetto “film alla moda” non è scemato. Almeno fino a quando, circa un decennio dopo, la bomba non è esplosa di nuovo: stavolta nella realtà raccontata dai telegiornali, nelle strade di Parigi prese d’assalto.
Per tutti questi motivi l’edizione in DVD di L’odio non poteva che essere importante, e la Raro Video ha fatto, come sempre, un bel lavoro.
Tra i contenuti extra ci sono tre bei cortometraggi di Kassovitz: Fierrot le Pou, Cauchemar Blanc e Assassin. 
Le interviste a Gosetti, Sesti e Piroso sulla loro prima visione del film, seppur a tratti un po’ ridondanti e autocelebrative, risultano gradevoli. Stesso dicasi per  la conversazione sul film con De Simone, Greco e Ravarino.
Molto bello è il booklet: ottima la grafica, e soprattutto le varie micro sezioni che analizzano il film ricontestualizzando nello scenario storico-plitico dell’epoca.
Il bianco e nero è l’emblema del film: la resa fotografica del DVD è attenta a rendere giustizia a Kassovitz e all’intensità dei suoi contrasti.
La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4.3

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
3.2 (5 voti)
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