DVD – "Safe", di Todd Haynes

Due forze opposte e contrarie si affrontano, per dare luogo all’esplosione finale. Sono extra-terrestri, uomini fuoriusciti da quel guscio che loro stessi hanno rifiutato, alla ricerca di una speranza di salvezza. Haynes rappresenta lo smarrimento, la mancanza di pulsioni e la solitudine di un’intera generazione che non è mai morta. Dolmen Home Video

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Titolo: Safe

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Anno: 1995

Durata: 119’

Distribuzione: Dolmen Home Video

Genere: drammatico

Cast: Julian Moore, Peter Friedman, Xander Berkeley, Susan Norman, April Grace, Mary Carver, Steven Gilborn

Regia: Todd Haynes

Formato DVD/video: 1.85:1

Audio: italiano (2.0), inglese (2.0)

Sottotitoli: Italiano, italiano per non udenti

Extra: schede filmografiche, note di produzione

 

IL FILM

La minaccia incombe. Il pericolo si nasconde dappertutto, in casa e per strada, tra la gente e in famiglia. Succede all’improvviso di sentirsi indifesi, di avere bisogno di nascondersi in un angolo, di costruirsi un igloo fatto di metallo, bianco su bianco, spazio vuoto nel quale ricominciare a respirare. Perché manca l’aria, ci si sente sperduti, asmatici, senza più controllo sulle proprie sensazioni. Lo spazio attorno diventa enorme, come non ci fossero più limiti, pareti o coordinate. Haynes allarga l’inquadratura, si allontana lentamente dal suo centro ideale, per comprendere in essa tutto il possibile, in un progressivo accumulo di oggetti e luci dal tono glaciale. Sul fondo, sempre più piccola e sperduta, la sagoma di una donna prigioniera dei suoi stessi affetti.

Piccoli movimenti della macchina da presa rivelano interni dall’aspetto asettico e anonimo, così come anonimi sono i personaggi ai quali viene affidato il compito di portare il peso di un’umanità in cerca di un riparo sicuro. Spazi osservati con immota pazienza da un occhio che rimane in disparte, dall’esterno verso l’interno, come non appartenesse allo stesso mondo. Un occhio appoggiato alla lente di un microscopio, sguardo esaminatore che analizza e mette insieme i dati empirici raccolti in quel laboratorio fatto di gabbie invisibili entro le quali Haynes “costringe” le sue cavie ignare. Luci al neon dentro e fuori casa, tendaggi leggeri e trasparenti, cose e persone vestite di ombre blu-verdastre. Tutto contribuisce a dare alle immagini una dimensione assente, come provenissero da una sonda in esplorazione, telecomandata a distanza. Due forze opposte e contrarie si affrontano, per dare luogo all’esplosione finale, in orbita su di un altro pianeta. Da un lato il senso di soffocamento esistenziale (spesso espresso concretamente dagli insistiti colpi di tosse di Julian Moore, quasi un ritmo cadenzato, fastidiosamente ripetuto), anticamera di un isolamento volontario che restringe il campo visivo. Dall’altro l’estremo sbilanciamento del punto di vista, teso verso un’esteriorità disarmante, che percepisce i corpi come involucri e gli spazi solo come vuoti entro i quali far vagare lo sguardo.

Una nuova razza sopravvive in una galassia di cui non si conoscono precisamente le coordinate. Potrebbe essere dietro casa o lontana mille miglia. È piuttosto un non-luogo, una stazione di passaggio, dove transitano anime alla ricerca di un corpo che possa contenerle. Camminano circospette, sorrette da passi malsicuri, uno dopo l’altro, verso la rieducazione. Sono extra-terrestri, uomini fuoriusciti da quel guscio che loro stessi hanno rifiutato, alla ricerca di una speranza di salvezza. Intorno solo montagne di rocce marziane e desolate distese di terra scura, indifferenti, spazi immensi nei quali perdersi e poi ritrovarsi. E’ ancora Haynes a intrufolarsi tra i componenti di questa comunità derubata della propria identità. Senza essere visto, silenziosamente raccoglie testimonianze, registra immagini per il suo documentario alla scoperta dell’altrove, per poi scoprire di non essersi allontanato nemmeno un po’ da casa.

“Safe” si regge su di un continuo alternarsi di vuoti e pieni, definito e indefinito, dentro e fuori, altalena in costante avvicinamento e conseguente allontanamento dall’oggetto del desiderio: l’uomo, disperso. Che si tratti del risultato di una malattia di pochi o del destino di tutti, poco importa. Ciò che interessa ad Haynes è rappresentare lo smarrimento, la mancanza di pulsioni e la solitudine di un’intera generazione che non è mai morta. 

 

IL DVD

Non si può certo dire che il Dvd distribuito dalla Dolmen Home Video si faccia apprezzare per varietà e consistenza dei contenuti extra, ridotti infatti ad alcune semplici schede filmografiche e a poche seppur interessanti note di produzione sulla lavorazione del film. Azzeccata risulta invece la scelta fatta per la resa grafica dei menù, che rimane fedele allo spirito dell'opera realizzata da Haynes, mantenendo intatto l'alone di mistero dal quale tutti i personaggi sono avvolti. Striature di verde smeraldo e giallo chiaro perciò, non solo per la schermata iniziale, ma anche per i menù di selezione lingua e sottotitoli (disponibili l'audio in italiano 2.0 con sottotitoli per non udenti e in inglese 2.0 con sottotitoli in italiano), per la scelta dei singoli capitoli e delle schede di approfondimento.

La qualità video delle immagini, per quanto non eccellente, è tale da permettere agli appassionati dello stile calibratissimo di Haynes di cogliere l'atmosfera fredda e livida degli ambienti, esaltata dalla costante presenza di fonti di luce artificiale, spesso riflesse da superfici lucide e metalliche. Buona anche la qualità dell'audio, capace di riprodurre con soddisfacente fedeltà le inquietanti e cupe note della colonna sonora, che contribuisce in gran parte a rendere “Safe” uno dei film più enigmatici degli anni '90.

 

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