DVD – The Gerber Syndrome: il contagio, di Maxi Dejoie

the gerber syndromeDopo aver fatto discutere la critica e il pubblico di alcune importanti manifestazioni all’interno del panorama cinematografico fantascientifico e di genere (Sci-Fi London, Trieste science + fiction, BAFF, ToHorror Film Fest) il mockumentary The Gerber Syndrome: il contagio di Maxi Dejoie arriva nella versione Home Video curata dalla Videa in collaborazione con Eagle Pictures e arricchita da un corposo comparto di contenuti extra

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the gerber syndromeTitolo originale: Id.
Anno: 2011
Durata: 85'
Regia: Maxi Dejoie
Distribuzione: Videa
Genere: Fantascienza, Mockumentary, Horror
Cast: Valentina Bartolo, Elisabetta Fischer, Pia Lanciotti, Nicola Marchitiello, Anna Nevander, Sax Nicosia, Federico Tolardo, Luigi Piluso, Beppe Rosso
Formato DVD/Video: 1.78:1, 16/9
Audio: Italiano
Sottotitoli: Italiano per non udenti, inglese
Extra: Il trailer del film, intervista al regista, intervista ai produttori, speciale: il suono, scena alternativa, scena tagliata, backstage, Gerber Tour, Cortometraggio Resistanz
 
 
 
 
 

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IL FILM
Nella periferia di un piccolo paesino italiano, una troupe televisiva decide di seguire più da vicino le conseguenze di una pandemia che sta dilagando in tutta Europa e sembra inarrestabile: la chiamano “il morbo di Gerber”. Questa sindrome che si manifesta con dei sintomi affini a quelli di un banale raffreddore o influenza (febbre, nausea, debolezza) è di facile contagio, basta un bacio o qualsiasi altro contatto con i fluidi corporei che il virus entra in circolo rapidamente. Una volta contratto, la vittima attraversa tre differenti stadi che sfociano nella totale assenza di controllo psico-motorio degenerativo fino ad assumere atteggiamenti aggressivi che aumentano il rischio del contagio. La troupe decide allora di affrontare the gerber syndromequesta drammatica situazione seguendo le direzioni opposte di due protagonisti: un medico (il dottor Ricardi) in prima linea per la “prevenzione” della malattia, che ha iniziato a tenere in cura una ragazza, Melissa, aggredita da un passante e afflitta da quelli che sembrano i primi sintomi del morbo, e specularmente si sviluppa la storia di Luigi, un ragazzo impiegato presso il CS (Central Security) che è a tutti gli effetti l’unica struttura esistente dove mettere in quarantena i contagiati. The Gerber Syndrome: il contagio del giovane regista Maxi Dejoie è un mockumentary realizzato con pochi espedienti, che ha come punto forza un'evidente coerenza metodica basata sulla ricerca, sulla ri-produzione del reale, traducibile in uno studio analitico che approfondisce più livelli d’approccio: da quello medico, incentrato sull’indagine della natura del virus, a quello psicologico che fotografa perfettamente le reazioni smisurate di un piccolo campione di popolazione, costantemente sotto la pressione esercitata dai media, fino a porre in parallelo i provvedimenti "legal-istutuzionali" del CS con quelli messi in atto dai cittadini che si uniscono in bande armate per “fare pulizia”. L’occhio onnipresente e attento della troupe televisiva si concentra approfonditamente su ciò che sta accadendo nella piccola comunità, riuscendo ad intrecciare piccole sotto-trame di sostegno al tema principale, come quella del problema etico sul contenimento della malattia (si guardi la scena dei manifestanti che contrastano le metodologie poco ortodosse messe appunto dal CS oppure la scelta in extremis dei genitori di Melissa sulla sua morte certa o sulla sua possibile, nuova vita da invalida) in cui la presenza invadente della telecamera è trasposta nel non-intervento, nell’atteggiamento super pertes. La scelta ricaduta sul mockumetary da parte di Maxi Dejoie, escogitata anche da altri colleghi in tempi recenti (si guardi lo spagnolo Rec di Jaume Balauguerò o Paranormal Activity di Oren Peli) è senza dubbio la carta vincete del film in quanto spalleggia e dunque agevola un girato del tutto artigianale, dal linguaggio televisivo “sporco” e impreciso, coniugandolo alle scarse risorse economiche a disposizione. In più alcune performance attoriali apprezzabili rendono credibile il costrutto filmico tanto da aver instillato la paura tra il pubblico di internauti a cui qualche utente distratto e suscettibile si è rivolto per chiedere: “Ma il morbo di Gerber esiste davvero?”.
 
 
the gerber syndromeIL DVD
Nella versione Home Video di The Gerber Syndrome: il contagio, curata dalla Videa in collaborazione con Eagle Pictures, assieme al girato (disponibile in lingua italiana con sottotitoli in italiano per non udenti e in inglese) si unisce un comparto di extra realizzato ad hoc per la versione in dvd: Il trailer italiano; l’intervista al regista della durata di circa otto minuti in cui Maxi Dejoie spiega come sia stato ispirato dal periodo in cui il bombardamento mediatico si è concentrato sul virus H1N1 (l’influenza aviaria), spingendolo ad indagare sul campo le percezioni della gente comune, dalle quali poi è nato il cortometraggio che ha successivamente ampliato e trasformato nel lungometraggio, e della sua ricerca basata sul parere di un’infettivologa, di una virologa e di un medico di base con alle spalle una lunga esperienza negli ospedali-campo in Africa. Sono presenti inoltre un’intervista ai produttori Claudio Bronzo, che si concentra sul panorama del cinema indipendente e di genere in Italia nel quale il film si inserisce, e Lorenzo Lotti che racconta la sua crescita al livello umano e professionale grazie alla produzione di questo film (9’); una scena tagliata con il protagonista Luigi; il backstage che inquadra il lavoro dei tecnici, dai truccatori agli stuntman; il "Gerber Tour" che parte dalla gratificante esperienza al Sci-Fi London Film Festival; il cortometraggio Resistanz che racconta la storia di un sopravvissuto facente parte di una cellula armata clandestina che lotta contro una sanguinosa invasione marziana, ed infine un’interessante speciale sul suono nel quale il sound designer Enrico Ascoli spiega al pubblico come, partendo dal suo percorso di studi in psicologia cognitiva, ha coniugato la sua competenza utilizzando ad esempio un microfono subacqueo e dei metalli sui quali faceva scorrere dell’acqua per ricreare una scala di suoni inquietanti e ovattati che seguono i repentini cambi emotivi sui volti dei personaggi.
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