Emoji – Accendi le emozioni, di Anthony Leondis

Un “Bah” che non vuol esser solo un “Bah” e un viaggio alla ricerca dell’identità. Ma Leondis si preoccupa ben poco di riflettere su una rivoluzione linguistica fondata su una nuova grafia empatica

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Come ogni adolescente sa bene, quello all’interno di uno smartphone è un mondo “meraviglioso, misterioso, persino magico, dove ogni app o programma è un pianeta di perfetta tecnologia” e dove, soprattutto, con la vita che continua a correre sempre veloce, in maniera inversamente proporzionale alla capacità di attenzione, diventa possibile risparmiare il tempo di digitare per intero una parola. Benvenuti a Textopolis, dove abitano le “invenzioni più importanti nella storia della comunicazione”, le emoji. Dopo un maldestro tentativo di nobilitazione storica che scomoda come progenitrice delle emoji nientemeno che la scrittura geroglifica, scopriamo che a Textopolis ognuno ha un compito e uno soltanto. Significare solo ciò che si è, tanto nel lavoro quanto nella quotidianità. E, sotto l’inquietante supervisione del ghigno di Smiler, prima e sempre richiestissima emoticon, tutto continuerebbe a scorrere nella sua prevedibile normalità, se non fosse per un “Bah”, Gene, emoji disfunzionale capace, a differenza dei suoi concittadini, di esprime una gamma infinita di espressioni.
Da qui, da un “Bah” che non riesce ad esser solo un “Bah”, diparte un viaggio tra le app dello smartphone alla ricerca della propria identità, con Gene, accompagnato da una ribelle principessa camuffata da hacker e un “high-five” a fargli da amico e spalla comica, che, per sopravvivere, deve imparare a credere in se stesso, andando oltre il ruolo impostogli.

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E allora? Emoticon come espressione autoconclusiva che non va oltre la letteralità del suo significato? O emoticon come nuova frontiera di una moderna oralità scritta, capace di innescare una rivoluzione linguistica che prende le mosse da una sorta di grafia empatica, dove la rappresentazione dell’espressione corporea si sostituisce alla parola?
Purtroppo, tradendo le premesse sulle quali pur sembra volersi poggiare Emoji – Accendi le emozioni, Anthony Leondis si preoccupa assai poco di addentrarsi tra le implicazioni di un modello linguistico e comunicativo che cerca di trascendere la parola e che, creando quella che è stata definita una nuova forma di “parlato-scritto”, si poggia sull’immediatezza della rappresentazione emotiva. Non solo, la promessa di tuffarsi nella vertigine dei mondi nascosti dietro lo schermo di uno smartphone si infrange ben presto nella totale mancanza di invenzioni capaci di scrivere la geografica di un nuovo panorama immaginifico, qui ridotto ad uno svogliato e sbrigativo tour promozionale attraverso le pubblicità più o meno occulte, la sortite dalle parti di Candy Crash e Just Dance o l’aperto elogio di Dropbox, delle varie app visitate da Gene e compagnia bella.

E se tanto qualità grafica, quanto capacità inventiva sono risorse di cui Emoji crede di poter far tranquillamente a meno, di certo meglio non va sul fronte della scrittura. Non solo le trovate comiche si riducono ad una manciata di pallottole spuntate, con gli ennesimi e poco convinti siparietti escrementizi capitanati dall’immancabile emoticon della cacca, ma a mancare, nonostante tra gli sceneggiatori di Emoji compaia il nome di Mike White, lo stesso ad aver scritto quel piccolo appassionato gioiello che è School of Rock, sono proprio e soprattutto le montagne russe di emozioni, quelle, insomma, che rendono l’adolescenza un’avventura magnificamente e terribilmente vertiginosa.
Un glitch, ci ha insegnato Ralph Spaccatutto, può dischiudere un intero universo affettivo ed emozionale, ma Anthony Leondis non sa proprio che farsene della complessità del mondo interiore del suo giovane outsider malfunzionante.
Non si può far altro, allora, che dar ragione alla perfida Smiler, un “Bah” che significa solo “Bah” è davvero l’unico commento possibile.

Titolo originale: The Emoji Movie
Regia: Anthony Leondis
Interpreti (voci originali): T.J. Miller, James Corden, Anna Faris, Maya Rudolph, Steven Wright, Christina Aguilera
Distribuzione: Warner Bros. Italia
Durata: 89’
Origine: USA, 2017

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