Enclave, di Goran Radovanovic

Un film minimale sull’assestamento delle coscienze, in quel lungo processo di sedimentazione e di trasformazione degli odi generatrici delle guerre.

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Nenad è un bambino serbo, ma vive nel Kosovo, in verità vive a Vrelo che sta nel Kosovo, ma è un’enclave serba. La sua classe a scuola è formata da lui soltanto e ogni mattina per arrivarci lo accompagnano i soldati italiani su un mezzo blindato. Quando la sua maestra sarà assunta a Belgrado la scuola non esisterà più. Nenad non ha amici, gioca talvolta con due coetanei albanesi, ma è sempre in minoranza. C’è un altro ragazzino che governa il suo gregge di pecore. È albanese e ha in odio i serbi, forse per una violenza indimenticabile. Lui ha una pistola. Un giorno giocherà un brutto scherzo a Nenad. Ma Nenad dopo la morte del nonno andrà a Belgrado. Ma lui abitava in Kosovo e non tutti a Belgrado sanno che Vrelo è un’enclave serba. Nenad è destinato a non avere amici.
Il film di Goran Radovanovic inizia e finisce sul tema che la vecchia e la nuova maestra assegnano a Nenad: Il mio migliore amico. Su questa elementare esigenza infantile si enclavegioca il racconto, su questa prospettiva così minimale il film pone con fermezza i temi della difficile convivenza tra etnie visti con gli occhi di un’infanzia che sembra diventare manifesto vivente dell’onda lunga delle crisi belliche a sfondo etnico. Enclave è anche il racconto di quello che i bambini non riescono a comprendere completamente e che riescono solo a percepire con innata irrazionalità, vittime di un rancore sordo e strisciante che avviluppa le due piccole comunità rurali, un tempo solidali, che oggi si sfiorano, si guardano da lontano, senza mai incontrarsi. Gli effetti ricadono sui ragazzini, ormai lontani dal conflitto attuale, ma protagonisti di questi effetti collaterali che restano come profondi segni indelebili di un’epoca terribile che vive ancora in quella ostentata rivalità pronta a diventare incontrollabile violenza. Tutto in un arcaico microcosmo dove le popolazioni restano radicate ai luoghi in cui si nasce e si vive, tra rigogliose asperità, come Milutin, il nonno di Nenad, che non accetta alcun altro luogo per morire.
Il tempo di solito serve a ripulire le ferite, a rimarginarle e Radovanovic lavora in silenzio con i suoi piccoli e smarriti protagonisti solo in questa direzione, in quella che spinge alla comprensione delle ragioni dell’altro, solo per istinto, ma senza una precisa razionalità. Un istinto infantile che si manifesta nel perdono da parte del cattivo albanese nel confronti del coetaneo serbo. Un perdono che sembra ribaltare ogni comune senso, la violenza si trasforma in condivisione e in accettazione della diversità.
Enclave, premiato all’ultima edizione del Bergamo Film Meeting e in corsa per l’Oscar, è un film essenziale, ridotto all’osso che mette in scena una storia semplice utilizzando il mondo dell’infanzia come metro dell’irrazionalità dell’odio tra comunità, Radovanovic spinge a volte con i suoi espressivi grandangoli, quasi ad ingigantire i sentimenti infantili che pur nella loro primitiva essenza appartengono anche al mondo

enclave_1degli adulti. Ma c’è una lenta e progressiva ricerca di pacificazione, un’altrettanto istintiva necessità pur nel risentimento e nella freddezza che attraversa gli animi e lo sguardo di Radovanovic è sempre rivolto verso quella direzione e prova a fare sentire come sia vano ogni gesto violento, ogni segnale che riporti al passato. Ci sono già i segni sulle case a ricordare i giorni della guerra.
Così Enclave si afferma come un film sull’assestamento delle coscienze, nel difficile tempo della pace, una piccola parte di quel lungo processo di sedimentazione e di trasformazione degli odi generatrici delle guerre. Un tentativo di raccontare il difficile presente di Nenad, bambino senza amici, chiuso nella sua piccola enclave, alla ricerca di qualcuno che lo aiuti ad uscire da quella solitudine con la quale giorno dopo giorno è costretto a misurare la sua vita.

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Titolo originale: Enklava
Regia: Goran Radovanovic
Interpreti: Filip Subaric, Denis Muric, Nebojsa Glogovac, Anica Dobra.
Distribuzione: Lab 80

Durata: 92’

Origine: Serbia/Germania 2015

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