Eroe per caso, di Stephen Frears
Frears firma una commedia dai toni umani e scanzonati, abbandonandosi a una retorica di maniera che finisce per appiattire il suo sguardo critico sul presente.
Tra le cifre di Stephen Frears come narratore di storie c’è sicuramente la capacità di trattare temi importanti o attuali con una certa leggerezza, che non è da intendere nella sua accezione negativa di superficialità, quanto come uno sguardo profondo sul mondo che passa attraverso modelli di comunicazione naturali, più fruibili al pubblico e meno scioccanti. Il regista prende così le mosse da una storia ordinaria – un padre truffaldino (Dustin Hoffman) che assiste per caso a un incidente aereo e salva la vita ai passeggeri – per parlare di altro, nello specifico dei subdoli meccanismi che manovrano l’informazione, di come essa venga spesso manipolata a fini mediatici e si allontani tragicamente dalla tanto professata “ricerca della verità”. A interpretare il ruolo della giornalista d’assalto, combattuta tra un nobile ideale e la popolarità, è Geena Davis, che nel discorso di premiazione per il lavoro svolto mette in luce proprio l’aspetto a doppio taglio del giornalismo: creare storie e distruggere uomini.
Come dicevamo, però, Frears e lo sceneggiatore David Peoples (Blade Runner, Gli spietati, L’esercito delle 12 scimmie) scelgono i toni più umani e scanzonati della commedia per mostrare le assurdità della stampa e della televisione, il sensazionalismo ostentato dei reporter e dei cameramen al loro seguito – i veri orchestratori della storia, coloro i quali al pari del regista (si nota un’ironica autoreferenzialità) decidono cosa riprendere e come, cosa far entrare nello sguardo della macchina, che poi diventerà lo sguardo collettivo delle persone, e il taglio dell’inquadratura (il pompiere in primo piano con in braccio un ferito e l’aereo che esplode sullo sfondo). Accanto alle conseguenze a volte drammatiche di quest’aspetto (il peso di una fama travolgente che investe il finto eroe Andy García), il film racconta per converso, il rapporto tra un padre, che preferisce a tutti i costi non immischiarsi e tenersi fuori dai guai, e un figlio che vorrebbe solo il suo affetto: “tieni un profilo basso”, “non rischiare l’osso del collo” continua a ripetergli, facendone quasi una filosofia di vita, di un’umanità alienata e disillusa, che trova nella famiglia un posto in cui riconciliarsi.
Con Eroe per caso Frears si conferma un buon conoscitore di generi e stili del cinema che rielabora con dinamismo adattandoli al presente: nel protagonista, e nella sua controparte femminile, si può vedere il riflesso della nostra società, a volte cinica e insensibile nei confronti del prossimo. Il regista avrebbe tuttavia dovuto osare di più, spingendo la commedia alla deriva e abbandonando tutto quel collante retorico che finisce per appiattire il suo sguardo critico e dissacrante (il personaggio di García in tal senso è quello che funziona meno).
Titolo originale: Hero
Regia: Stephen Frears
Interpreti: Dustin Hoffman, Andy García, Geena Davis, Joan Cusack
Durata: 115’
Origine: USA, 1992
Genere: commedia