"Faccio solo film che assecondano i miei battiti" – Incontro con Bernardo Bertolucci e il cast di "Io e Te"

bernardo bertolucci, tea falco, jacopo olmo antinori

Affollatissima, commovente e divertente conferenza stampa per la presentazione dell'ultimo film del maestro Bernardo Bertolucci, Io e Te tratto dal romanzo di Niccolò Ammanniti, presentato allo scorso Festival di Cannes in fuori concorso e finalmente in uscita anche in Italia. Presenti il regista e i due attori principali Jacopo Olmo Antinori e Tea Falco.

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bernardo bertolucci, tea falco, jacopo olmo antinoriAffollatissima, commovente e divertente conferenza stampa per la presentazione dell'ultimo film del Maestro Bernardo Bertolucci, Io e Te tratto dal romanzo di Niccolò Ammanniti, presentato allo scorso Festival di Cannes in fuori concorso e finalmente in uscita anche in Italia. Presenti il regista e i due attori principali Jacopo Olmo Antinori e Tea Falco.

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Una curiosità: a 5 mesi da Cannes ha fatto ulteriori riflessioni sul suo film, sul montaggio, sulla versione finale?

Beh, vi svelo un piccolo mistero. Del resto da Cannes a ora son passati troppi mesi, non potevo tenere il film lì, e allora ho limato qua e là qualche fotogramma arrivando a togliere un minuto e venticinque secondi rispetto alla prima versione. Ora ha più ritmo.

Il tuo protagonista fa un duro discorso sul concetto di normalità, cos'è la normalità per un ragazzo di oggi?

Sicuramente il mio protagonista è un quattordicenne di oggi, io ovviamente ho perso da moltissimo tempo il contatto con i ragazzi. Chissà da quanto tempo non parlavo con un adolescente. Ma in realtà io ho una sorta di deficit di crescita, sono un eterno ragazzo, guardo con partecipazione il loro disagio di vivere. E su questo abbiamo molto lavorato con gli sceneggiatori, è stata dura, mi è piaciuto il libro di Ammanniti ma non il finale. Dovevo cambiare qualcosa. E ho cambiato il finale. In fondo c'è un vero processo di liberazione in questo film, Olivia invade lo suo spazio di Lorenzo e lui è costretto a fare i conti con l'Altro da se. Una costrizione all'esperienza, iniziazione, è strano che un mio film ci si liberi ai Parioli…

Lei ha definito questo film una prova, dopo 9 anni di assenza dal set. Ci riproverà?

Devo dire che c'ho preso gusto. Girare è per me una terapia, e quindi vi toccherà vedere altro di mio in futuro, ma ancora non posso dire niente. I miei lavori sono sempre in divenire, in levare, e tutto ciò che c'è attorno arricchisce il progetto. per esempio l'entrata nel progetto di tea Falco ha dato una svolta, le sue fotografie, la sua spontaneità, hanno fatto parte di un tutto. Olivia è diventata Tea. Ha poratato una ventata di realtà, di contrasti vitali.

Come è stato il processo delle scelte musicali?

La scelta delle canzoni l'ha fatta in pratica Jacopo Olmo, io volevo delle canzoni che lo facessero sentire bene con il personaggio. In cui si riconoscesse. Tranne ovviamente la straordinaria coincidenza di Space Oddity di Bowie nella sua versione italiana, che mi son ricordato di avere e quando l'ho riascoltata sembrava veramente scritta per questo film. Ho deciso di mettere un ballo con quella canzone, i balli son sempre molto importanti in un film, ci si libera dal racconto, tutto può accadere.

Come nasce questa evidente passione per i luoghi chiusi nel suo cinema? E gli attori come sono entrati in questo "piccolo" progetto così intimo?

Anche nella vita io da qualche tempo mi sono chiuso in casa, recluso o autorecluso, col film sono riuscito a uscire invece. Ricominciare a fare film, a vivere. A me il luogo chiuso non dà claustrofobia, il contrario. Ed è vero, è già successo in  Ultimo tango a Parigi, l'Assedio, The Dreamers, mi rassicura il luogo chiuso.

Tea Falco: sinceramente non ricordo il primo incontro con Bernardo, mi piacerebbe rifare un primo incontro!

Jacopo Olmo Antinori: il primo incontro è stato direttamente al provino, una specie di chiaccherata in realtà, ma la cosa che più mi ha impressionato è la sua persona. Per me è difficile spiegarlo a parole, ma dico che anche se fosse finito tutto là, al primo incontro, sarei stato comunque felice di incontrare Bernardo. Poi invece c'è stato il film, e sono consapevole che è un'occasione che ti può caspitare rare volta nella vita.

Che opinione ha del cinema italiano odierno? Siamo nell'ennesima crisi?

Non so cosa rispondere. Io di solito non mi curo molto delle ipotetiche reazioni del pubblico nei miei film, e non so se i registi italiani lo facciano invece. Certo sono consapevole della difficoltà di operare in anni così difficili, disperati per mancanza di disperazione. Dico solo che io faccio film che assecondani i miei battiti, le mie pulsazioni. Penso che bisogna ripartire da lì, da se stessi, a prescindere da ogni reazione.

La genesi di questo progetto?

Semplicemente Niccolò mi ha dato il suo libro. Mi è piaciuto molto, ma non il finale. E allora ho chiesto di produrre il mio film da Mario Gianani. Io mi rivolgo solo a produttori che hanno prodotto film che mi piacciono e lui ha prodotto Vincere, La solitudine dei numeri primi e Private. E ora siamo qui frementi ad aspettare il pubblico, spero il film piaccia. I film finiscono solo quando il pubblico li vede, prima sono sempre in "lavorazione".
 

 

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