Fantasticherie di un passeggiatore solitario, di Paolo Gaudio

Si avverte la profonda conoscenza del genere da parte del 34enne cineasta, pieno di riferimenti letterari e cinefili ma si percepisce anche una freddezza di fondo

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Alla ricerca quasi di un’animazione perduta. Tra live action e stop-motion, con quel senso di incompiutezza che sembra caratterizzare i diversi frammenti tra passato e presente proprio come le Fantasticherie del passeggiatore solitario, l’ultima opera non conclusa di Jean-Jacques Rousseau che è stata pubblicata postuma. Il 34enne Paolo Gaudio ha rivelato che questo film nasce dal suo più grande fallimento, il corto Attraverso la lente, definito come una sorta di Chi ha incastrato Roger Rabbit al contrario.

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Protagonisti, tre personaggi in tre epoche diverse: lo scrittore Jean-Jacques Renou, il giovane laureando in filosofia Theo, un bambino smarrito in un bosco. Il primo, nel 1876, in uno squallido e buio seminterrato, sta scrivendo le Fantasticherie di un passeggiatore solitario che è anche un ricettario fantastico. Il secondo è un ragazzo isolato, segnato dalle tragiche vicende della sua famiglia, con la passione dei libri incompiuti. Accompagnato da una bizzarra ragazza, si ritrova per le mani il libro di Renou. Ne resta così sedotto da voler realizzare la Fantasticheria n° 23. Il bambino si trova infine in una dimensione senza tempo; è la storia che Renou sta scrivendo e Theo leggendo.

fantasticherie di un passeggiatore solitarioAlle origini della creazione fantastica. Dove l’esordiente Paolo Gaudio mette in gioco tutta la sua profonda conoscenza del genere, le sue passioni letterarie, figurative e cinefile e un’immaginario scandito da oggetti/segni/luoghi riconoscibili come boschi, mappe, nani, bottiglie. Il film, che ha vinto svariati premi in festival internazionali Italia tra cui il Grand Prix du Festival a La Samain du Cinéma Fantastique (Nizza) e il Best World Film al Boston Science Fiction Film Festival, ripercorre tutto un immaginario che passa di Jan Svankmajer gli effetti di Paul Tippett, dalle fantasmagorie di Terry Gilliam ai mondi fantastici dei diversi di Tim Burton, dove sembrano arrivare dei riflessi soprattutto da La sposa cadavere. Gaudio gioca con mano sicura con i codici espressivi nel creare mondi possibili nello spazio e nel tempo, si fa trascinare da suggestioni tra mélo e horror nella rappresentazione dello scantinato dello scrittore interpretato da Luca Lionello, con quella luce naturale che si muove tra le figure, gli oggetti e l’ambiente circostante. Forse il limite è nella sua eccessiva densità, in una recitazione che nella parte moderna si rivela a tratti artificiosa. Non siamo per fortuna nelle zone solo di un esercizio di stile. Fantasticherie di un passeggiatore solitario è anche un film autentico, sentito, ma del quale si sentono alcuni meccanismi, sia di scrittura sia visivi, nella sua costruzione. Forse per questo che le fantasmagorie accendono ma non seducono, incuriosiscono ma non trasportano. Come se si bloccasse qualcosa nel momento in cui il film ci deve arrivare. E si percepisce una freddezza di fondo che il film invece non ha. Gaudio è un cineasta interessante, certamente da seguire. Se, oltre ai numerosi riferimenti e alla padronanza nel suo viaggio tra i generi, ci incomincia a giocare, allora c’è da divertirsi.

Regia: Paolo Gaudio
Interpreti: Luca Lionello, Lorenzo Monaco, Nicoletta Cefaly, Domiziano Cristopharo, Angelique Cavallari, Fabiano Lioi
Distribuzione: Mediaplex
Durata: 83′
Origine: Italia 2015

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