#FCAAAL27 – Premi e premiati

Il premio a Tala Hadid con il suo House in the fields chiude la competizione della edizione n. 27 del FCAAAL che oggi chiude anche le proiezioni.

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Con un premio che riconosce le qualità di un cinema meditato e raffinato si conclude la ventisettesima edizione del FCAAAL. Il premio principale per la migliore opera del Concorso dei Lungometraggi, Finestre sul mondo, è andato a Tala Hadid per il suo House in the fields. Quattro registi componevano quest’anno la giuria, il presidente l’algerino Rachid Benhadj, Massimo D’Anolfi e Martina Parenti (Spira mirabilis) e Suranga D. Katugampala autore di Per un Un enfant perdu, Ndiaye Abdou Khadirfiglio, vincitore a Pesaro e qui nella sezione Flash. I giurati avranno avuto il loro bel da fare nello scrutinio dei valori dei film. Quest’anno, infatti, il livello del Concorso dei Lungometraggi era molto alto e la decisione è stata sicuramente presa a seguito di serrate e appassionanti discussioni. Tala Hadid si conferma quindi regista di talento, sicuramente il suo è un cinema che coglie le suggestioni migliori della sua invidiabile multiculturalità, ma – e il talento sta proprio in questo – riesce a dissimularne ogni spocchiosa manifestazione, riversando con grande capacità il suo sapere nel cinema con il risultato di arricchire sempre la forza delle immagini.
Il semplice, ma efficace Un enfant perdu del senegalese Ndiaye Abdou Khadir che ricorda certe atmosfere del primissimo Sambene, è il vincitore del concorso dei

Moo Ya, Filippo Ticcozzicortometraggi oltre che vincitore del collaterale premio CINIT, in questa sezione anche una menzione al film Fatima dell’algerina Nina Khada che recupera la storia di una donna e la memoria di quel passato.
Filippo Ticozzi con il suo Moo ya vince il Concorso Extr’a e sul film la rivista si è già soffermata nei resoconti dal TFF 2016
Vale la pena di ricordare anche il premio del pubblico andato all’affascinante e febbrile El Amparo di Rober Calzadilla. Delle qualità del film si è già detto e nel confermare, si aggiunga soltanto che il film possiede l’empatia giusta per trascinare lo spettatore dentro questa storia di tradimenti e bugie, di oppressione e di abusi. La speciale sensibilità che emerge è piaciuta al pubblico del festival e il risultato è il premio ricevuto.
In verità, come si diceva l’alto livello delle opere viste quest’anno impedisce una classifica che possa dirsi assoluta, forse mancano dai premi più importanti Felicitè del franco-senegalese Alain Gomis che si accontenta di un premio collaterale assegnato dalla World Catholic Association for Communication e forse il pittorico Burning birds del cingalese Sanjewa Pushpakumara. Gli altri premi collaterali da citare sono il Premio Arnone – Bellavite Pellegrini Foundation che va al film Nyerkuk del sudanese Mohamed Kordofani; il premio Cusme al film Ailleurs del marocchino Othman Naciri; il premio ISMU al ruandese Une place pour moi diEl Amparo, Rober Calzadilla Marie Clémentine Dusabejambo; il premio POLIS srl al film del Burkina Faso Wallay di Berni Goldblat; il premio LENOVO a My Little Dhaka di Rossella Anitori e infine il premio Prospettive a Babbo Natale di Alessandro Valenti.
Il Festival oggi chiude i battenti con le ultime proiezioni dedicate per buona parte al cinema cinese di Xiaogang Feng e Liu Yulin, un’edizione che ha confermato la necessità della manifestazione con un ottimo livello dei film e un alto livello degli ospiti da Raoul Peck ad Alain Gomis, da Tala Hadid a Willem Dafoe per non enumerare tutti gli altri giovani e meno giovani registi che hanno animato i pomeriggi e le serate dei luoghi del Festival.

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