FEFF19 – Black Comedy dalle Filippine, Gangster e Teen Movie Made in Taiwan

Al Far East ritornano i generi più disparati, saltando da una parte all’altra dell’Asia. Dalla black comedy filippina Mercury’s Mine, al gangster movie taiwanese Godspeed e la teen dramedy At cafè 6

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Da 19 anni ormai il Far East Film Festival si propone come promotore di film di genere provenienti da tutta l’Asia, addentrandosi in quelli più disparati, e affrontandoli con le denominazioni più affascinanti, come crazy cool comedy o extramarital romance. Quest’anno fra le tante offerte, una black violent comedy si addentra nelle Filippine rurali, precisamente nel ristorante della signora Carmen, la cui posizione isolata non favorisce gli affari. Un giorno improvvisamente sbuca il sedicenne americano Mercury. Come un star degli One Direction Mercury diventa una miniera d’oro attirando nel ristorante ragazzine adoranti ma anche persone attratte dal suo capello biondo. Se per un certo verso Mercury’s Mine è un film che fa sorridere il merito principale è interamente da attribuire alla bella protagonista, l’attrice filippina dalla pelle scura Pokwang. Uno dei pochi meriti di questo film risiede principalmente nella performance dell’attrice che attraverso la durezza del suo volto riesce magistralmente a far trasparire il passato amaro del personaggio, la sua solitudine, ma anche la forza. La pretesa deriva dark e una certa (troppo) voluta brutalità trova fioritura solo nel grottesco comportamento dell’interprete, senza riuscire purtroppo ad appoggiarsi ad una buona scrittura. Il lato tutto sbagliato della pellicola si mostra nel momento in cui il film si rivolge alla parte del coprotagonista, il non riuscito Bret Jackson, che trasporta nell’esagerazione il lato drammatico e violento, urlandolo (letteralmente) ed evidenziandolo al massimo.

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Volando verso Taiwan i generi affrontati sono stati il gangster meet taxi-driver e una coming-of-age dramedy. Sul grande schermo la prima europea di Godspeed di Chung Mong-Hong, con l’attore comico hongkonghese Michael Hui. Gangster movie particolare questo, dai toni crudi e disperati sempre in accordo con una comicità quieta ma irruenta. Protagonista Na Dow, ragazzo  grassottello, corriere della droga al servizio del gangster Bao. Un giorno, per compiere il suo solito viaggio da Taipei a Tainan decide di prendere il taxi malandato dell’anziano Xu. Godspeed alterna buio e luce, rischiarandosi quando Xu entra in azione, mentre racconta a Na Dow  le sue storie di vita, all’insegna della povertà, di poche gioie vissute e di quelle vissute ormai decolorate dalla vecchiaia.  Voi giovani dovete fare una cosa sola: soffrire, soffrire, soffrire consiglia Xu.

godspeed

E se il personaggio funziona è perché i due attori si spalleggiano alla perfezione uno sempre al limite del tragicomico l’altro quasi sempre silenzioso, con parole a mezza bocca, mai libere di venir fuori con forza, perché Na Dow la forza non ce l’ha. Contribuisce ad incrementare i guadagni della droga, e si trova davanti solo brutture. L’ultima delle quali porterà i due protagonisti a scappare senza mai premere i freni del taxi. Forse il mondo gangster raccontato in questo film perde di forza quando lo si mostra dal lato prettamente drammatico, perché qui è la commedia a funzionare più di tutto. Il film di Chung Mong-Hong colpisce per il color che lo bagna, che ricorda alla lontana la commedia all’italiana. Il fondo grigio che riesce a far vedere il suo contrapposto multicolore e viceversa, esattamente come quell’illusione ottica in cui  l’uccello esce ed entra nella gabbia, con quella velocità che rende impercettibile lo stacco.

Stazionando a Taiwan si passa al teen mood che per definizione rimane sul tono dolce amaro. At cafè 6 racconta la bella storia di Guan Ming-lu, normalissimo ragazzo del liceo che passa la sua vita con l’amico Xiao Bo-zhi, scorrazzando in giro a concepire marachelle senza prendere mai niente sul serio. Niente, tranne la cotta per la sua graziosissima compagna di classe Xin-Rui. L’amore finisce per scoppiare proprio in primavera, ma la fine del liceo è vicina e i due dovranno vedersela con la distanza che prima di macinare chilometri di asfalto, crea la lontananza interiore. Questa commedia tratta dal libro di Neal Wu e diretta dallo stesso, ha l’incredibile pregio di riuscire senza forzature narrative a raccontare il passaggio dal liceo all’età adulta, periodo di tempo che sembra infinito e brevissimo al contempo, che in ogni caso non smette mai di essere nostalgico e spietato. Perché attraverso un’ottima messa in scena At cafè 6 rimane sempre ancorato al concetto di nostalgia, il tempo che cambia le persone prima di cambiare gli oggetti che invece rimangono insensibili a questo dramma. Spesso ritorna il mare immutabile di fronte al problema del personaggio. Ma il film di Neal Wu compie questa operazione di narrazione nostalgica armandosi a dovere, con le battute fresche sempre in bocca all’amico Xiao o attraverso i sorrisi splendidi di Xin-Rui, la bella attrice hongkonghese Cherry Ngan.

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