FEFF19 – Incontro con il team JAILBREAK: Jimmy Henderson e Tharoth Sam

Incontro con il team dell’action cambogiano Jailbreak: il regista milanese Jimmy Henderson, le due star Jean-Paul Ly e Tharoth “Little Frog” Sam e il produttore Loy Te

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Abbiamo incontrato il regista di Jailbreak Jimmy Henderson (milanese di provenienza, ha come primo nome Daniele) al Far East Film Festival insieme alle star del film Jean-Paul Ly e Taroth Sam e al produttore Loy Te. Ambientato interamente nella prigione di Prei Klaa (ad eccezione del posto di polizia e dell’abitazione della letale boss della malavita Madama Butterfly) la vicenda si concentra su una squadra speciale di poliziotti incaricata di scortare il criminale pentito Playboy. Ma invece di cavarsela in poche ore i quattro ragazzi si ritrovano a fronteggiare una rivolta violenta e sanguinosa.

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Per noi, ha commentato il regista,  “era importante avere un set che avesse un confine, un posto limitato e la prigione sembrava l’idea migliore soprattutto per enfatizzare le scene di combattimento che sono l’aspetto più importante del film”. Il senso del film era appunto quello di far si che i personaggi combattessero per la vita, sopravvivessero in condizioni tragiche. Loy Te il produttore, ha insistito su questo punto: “Volevamo raccontare personaggi con un diverso background che si ritrovano ad affrontare insieme una situazione di pericolo e la prigione era perfetta per dare il senso di trappola. Ovviamente anche a livello produttivo un solo ambiente ci aiutava molto”.

Il film infatti è girato a bassissimo costo ma una cosa su cui non si è badato a spese sono state le scene di combattimento, realizzate con professionisti del settore. La chiarezza delle combattimento che è innanzitutto caos è una caratteristica fondamentale che consente allo spettatore di vedere esattamente dove il personaggio sta colpendo l’altro godendosi a pieno lo spettacolo.  “Non volevamo riprendere in modo convenzionale le sequenze di combattimento e provare un po’ a cambiare la visione comune delle scene d’azione. Io avevo in mente fin dall’inizio di riprendere dai punti di vista più disparati, come il punto di vista annebbiato di un detenuto che cade per terra, ansima e si becca un calcio in faccia da Tharoth. Ad ogni scena, con calma, sceglievamo con precisione l’angolo migliore affinché tutto sembrasse fluido.” Nel caso di Jailbreak inoltre l’azione raramente predilige uno dei personaggi principali e per Jimmy Henderson lavorare con attenzione ad ogni movimento serviva affinché ogni personaggio avesse il rispetto che meritava. “In più”, ha aggiunto, ”la cosa fondamentale era fare entrare lo spettatore nel realismo più totale, tutto ciò che succedeva sul piano della violenza deve assolutamente sembrare vero”.

Mentre sul piano della trama spesso si esula dal realismo vero e proprio magari caricando

jailbreak(con consapevolezza) un personaggio al massimo (il simpatico Playboy ad esempio), o inventando una banda di letalissime e belllissime donne, le Butterflies. A questo proposito il produttore Loy Te ci ha detto che, già il solo fatto che siano le donne ha gestire i traffici più illeciti (come spaccio di droga o riciclaggio di denaro) è praticamente impossibile in Cambogia, dove le bande sono sempre al maschile. In questi 6 anni che ho passato in Cambogia”, ha continuato Henderson, “mi sono reso conto che è una società dove le donne sono sicuramente discriminate però in famiglia è la moglie ad essere il capo. Volevo davvero restituire questo e allora ho ragionato su come inserire le donne nell’azione, mostrando si il lato del make up e dei tacchi ma anche quello del potere e dell’intelligenza.

Ma la vera donna del film, la piccola ragazza che insieme ai suoi colleghi combatte senza tregua, è Tharoth Sam, attrice ma soprattutto campionessa di MMA (Mixed Martial Arts) nel quale è conosciuta come Little Frog per l’agilità con cui salta sulle spalle dell’avversario per colpirlo in testa o dove più le aggrada. Le abbiamo chiesto quando ha iniziato la sua carriera nelle arti marziali: “Ho cominciato a 18 anni e ora ne ho 26, sono 8 anni quindi che combatto. Per me le arti marziali sono importantissime, mi hanno sempre dato sicurezza, indipendenza, senso di potere. Questo nella vita ma anche nella carriera cinematografica. Il mio personaggio mi è piaciuto subito e tantissimo, mi sono sentita  promotrice per le altre donne che vogliono intraprendere una carriera nelle arti marziali anche per continuare la tradizione storica della Cambogia”.

Altro specialista del settore arti marziali combinate col cinema è l’attore Jean-Paul Ly che ci ha raccontatato quanto per lui sia importante ogni volta accordarsi con il modo di lavorare del regista, che ovviamente è sempre diverso.

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