Festival di Cannes e Venezia: a che punto siamo

Frémaux posticipa ulteriormente Cannes, le sezioni collaterali non ci stanno (il Marché va online). Barbera riconferma le date veneziane aprendo a una collaborazione e alla sperimentazione digitale

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Il destino delle edizioni 2020 dei due principali festival del cinema, Cannes e Venezia, è ancora appeso alla curva del covid-19. Il primo, che era stato rimandato a giugno-luglio, posticiperà ancora le proprie date, ancora indefinite. Secondo le ultime notizie pare che la kermesse francese si terrà, anche in forme «non convenzionali, in un modo o nell’altro», differentemente dalle precedenti affermazioni di Thierry Frémaux il quale, piuttosto di realizzare questa edizione “a distanza”, avrebbe preferito annullarla.

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Concorde su questo punto, sino a poco tempo fa, risultava anche Alberto Barbera, come ribadito nell’incontro in diretta con la redazione di Sentieri Selvaggi, durante la quarta puntata dello speciale di quarantena ARIRANG. La sua posizione risultava teoricamente aperta ad altre possibilità, ma sostanzialmente chiara sull’intenzione di preferire «un anno sabbatico a un’esperienza insoddisfacente, mutila e mutilante» di un festival fruito online.

Tra le due istituzioni, italiana e francese, ci sono stati punti di contatto e momenti di discussione, per far fronte a un’emergenza comune che sta mettendo a dura prova il mondo del cinema. È proprio a questa necessità di non fermare il mercato (i festival rappresentano da sempre un’ottima vetrina per i film e l’occasione di scambi proficui tra i collaboratori del settore) che si deve probabilmente la recente deviazione di rotta di entrambe le competizioni cinematografiche.

Se da una parte le sezioni collaterali di Cannes (Quinzaine des réalisateurs, Semaine de la Critique, ACID) sono state annullate, dall’altra dalla Croisette arriva l’annuncio della possibilità per tutti i professionisti di partecipare attivamente al Marché du Film Online (22-26 giugno). Grazie a questa soluzione si potrà comunque sostenere l’industria internazionale dei film attraverso una serie di escamotage virtuali: stand che connettano compratori e venditori, padiglioni per presentare le proprie opere, proiezioni dei film in almeno quindici cinema virtuali e incontri a distanza con gli autori in videochiamata, conferenze già programmate trasportate in uno spazio digitale.

Per tutte queste operazioni verrà utilizzata la piattaforma Cinando, lanciata proprio dal Marché du Film nel 2003. Il direttore delegato Jérôme Paillard ha specificato:

«Non rimpiazzeremo l’esperienza di Cannes con il Mercato del Film Online, ma stiamo cercando di ricreare parte della sua essenza online offrendo ai professionisti una piattaforma efficiente e all’avanguardia per proiettare film, comprarli, finanziare progetti e incontrare partners. Stiamo anche sperimentando un nuovo modello di mercato che permetterà ai professionisti che non possiedono i mezzi o il tempo per venire a Cannes di partecipare».

Quel che è certo è che quando torneremo a una parvenza di normalità, il cinema avrà un ruolo importante: dovrà perciò rispondere con «energia, unità e solidarietà». Delle costanti di cui abbiamo oggi più necessità che mai. 

Per questo, Cannes ha avviato un dialogo sempre più intenso con Venezia, in attesa di assistere ai futuri sviluppi del virus e alle decisioni degli altri festival internazionali. Non è esclusa l’opzione di una possibile partnership tra le due realtà, in caso venga cancellata l’edizione francese, visto che fino a settembre non ci sarà comunque modo di organizzare alcun evento culturale. 

Frémaux ha rivelato in una recente intervista a Variety di essere stato invitato anche da Toronto, San Sebastiano e Deauville. Diverse realtà unite da un unico obiettivo in questi tempi di crisi: far sì che il cinema non si fermi. 

«Ciò che ognuno deve capire è che se stiamo lottando non è per il festival in sé, ma per supportare il rilancio economico dell’intero settore, su una scala globale – i film, gli artisti, i professionisti, i cinema e il loro pubblico».

Le stesse preoccupazioni sono condivise da Alberto Barbera, concorde su un’eventuale collaborazione. Dopo la conferma delle date veneziane (2-12 settembre) da parte del presidente della Biennale Roberto Cicutto (come riportato in un’intervista su Vanity Fair), seppur nel rispetto di alcuni accorgimenti (misure di sicurezza quali mascherine e distanziamento sociale, ingressi contingentati in sala e limitata disponibilità di accrediti, minor presenza di ospiti stranieri), sembra proprio che l’esperienza del Lido potrà rappresentare il banco di prova per tutte le altre, una sorta di modello organizzativo da seguire o da integrare. 

L’ultima dichiarazione di Barbera all’Ansa, seppur mantenendo una posizione ideologica che predilige lo svolgersi del festival dal vivo (con i vantaggi delle proiezioni sul grande schermo e alla presenza dei talent, delle interviste singole, dell’atmosfera unica e dello charme del red carpet), mostra un’apertura inedita. Si pensa dunque a un’edizione più sperimentale, che bilanci le posizioni puriste e permetta lo svolgersi dell’evento senza doverlo stravolgere interamente: la tecnologia digitale verrà così sfruttata per conferenze stampa online e per le proiezioni rivolte ai tanti giornalisti rimasti esclusi o al pubblico che potrà partecipare per la prima volta in absentia tramite piattaforme sicure.

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