FESTIVAL DI ROMA 2012: – "Volevo fare un film che mi fosse vicino e che fosse unico". Incontro con Roman Coppola

roman coppola

Roman Coppola si presenta in conferenza stampa per parlare di A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III, che è stato portato al Festival di Roma e rappresenta il suo ritorno alla macchina da presa a dieci anni di distanza dall'esordio di CQ: il regista ha risposto alle domande sull'ispirazione della storia, la sua influenza fellinana, il legame personale che lo lega al personaggio e la sua lunga amicizia con Charlie Sheen. Inoltre, non ha mancato di tributare un affettuoso omaggio alla Hollywood della sua infanzia.

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Roman Coppola arriva in conferenza stampa per parlare di A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III, che è stato portato al Festival di Roma e rappresenta il suo ritorno alla macchina da presa a dieci anni di distanza dall'esordio di CQ: il regista ha risposto alle domande sull'ispirazione della storia, la sua influenza fellinana, il legame personale che lo lega al personaggio e la sua lunga amicizia con Charlie Sheen. Inoltre, non ha mancato di tributare un affettuoso omaggio alla Hollywood della sua infanzia.

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Sono passati dieci anni dal suo esordio alla regia con CQ e nel frattempo hai lavorato molto con tua sorella Sofia e con Wes Anderson come sceneggiatore e produttore, perchè questo ritorno alla macchina da presa?

Non era mia intenzione aspettare così tanto! Ho tanti interessi nella sfera del cinema, faccio pubblicità e questi impegni mi hanno preso. E poi non è molto facile realizzare dei film. Questa storia mi piaceva e allora mi sono costretto a cercare di farla ed ho insisito molto perchè non sapevo come metterla in pratica. Io volevo fare questo film, volevo vederlo.

Come è stato produrre un film tanto insolito?

La passione di Roman ci ha trascinato. E' un film poco tradizionale: abbiamo parlato molto dei problemi e delle possibilità e ho potuto vedere la sua convinzione. La spinta di Roman ci ha permesso di realizzarlo. Il suo entusiasmo è stato contagioso e ci ha fatto sentire come una famiglia.

Come è stato lavorare con Roman, Bill Murray e Charlie Sheen?

Katheryn Winnick: Roman mi ha contattato mentre stava scrivendo: mi ha vista in televisione in The Glades. Io mi sono appassionata al progetto e lui mi ha detto che dovevo accettare solo se ero pienamente convinta. E' stato fantastico.

Aguas de março è una canzone brasiliana e nel film è al centro della scena più commovente. Come le è venuta in mente?

Quella canzone è così romantica e le parole sono così misteriose. E' così che Charles si immaginava il loro ultimo incontro. Il film ha dei tocchi molto più realistici ma quello è l'addio alle sue fantasticherie…

Hai scelto un tono speciale per il tuo film: come è stato possibile realizzarlo?

La musica ha un valore particolare, ma anche i costumi e le scene: io ho un atteggiamento molto pratico con la troupe. L'argomento del film è molto adulto ma l'approccio che volevo era quello dei bambini. Sono contento che si veda perchè significa che ci sono riuscito.

Questo film sembra cucito su misura per Charlie Sheen: come è avvenuta la scelta dell'attore?

Io e Charlie ci conosciamo sin dall'adolecenza. Eravamo praticamente vicini di casa: quando conosci qualcuno a dodici anni poi lo conosci per tutta la vita e sembra che tra voi non sia passato nemmeno un giorno. Questa è una storia di rotture e di richerche personali: è anche la mia esperienza della separazione. Il mio primo film era su un sognatore che era introverso. Qui volevo qualcuno che fosse molto esuberante. Charlie mi diceva sempre che suo padre e mio padre avevano fatto un grande film e anche noi due dovevamo fare la stessa cosa: il resto lo abbiamo fatto insieme.

Il suo film sembra ispirarsi al Federico Fellini di 8 e 1/2 ma anche a registi come Terry Gilliam, i Coen o a Woody Allen…

Fellini ha avuto un'influenza enorme su di me e io ho profondi legami con la sua cultura. Anche altri film che mi hanno ispirato come All That Jazz di Bob Fosse o Stardust Memories di Woody Allen si rifanno ad 8 e 1/2 e quindi molte sue suggestioni mi sono arrivate in forma indiretta. Io amo i film dove c'è qualcuno che mostra la sua personalità e voglio fare la stessa cosa: volevo fare un film che mi fosse vicino e che fosse unico.

L'ambientazione è sospesa negli anni settanta ma potrebbero anche non essere gli anni settanta: la ricostruzione sembra avere dei tocchi molto familari…

E' proprio così perchè Charles abita a casa mia! Ho usato spesso un dolly italiano e passavo il tempo a prendere le misure delle porte per vedere se ci passava. Volevo che fosse un'immagine del mio mondo e dei miei ricordi di quel periodo. Qualche volta anche i vestiti di Charles sono i miei!

Il film è legato alla West Coast, negli atteggiamenti, nelle musiche: si respira l'aria di una Hollywood diversa…

Questo elemento è certamente presente: è il mio ricordo della Hollywood del passato. C'è lo spirito di quell'epoca, di quei film e di quella musica. Il protagonista fa un mestiere che allora andava di moda e anche i liquori che bevono sono caratteristici di quella epoca, che ha qualche legame con gli anni trenta. Charles vive un momento di dolore e di depressione ma è anche una persona esuberante. Hollywood sogna ed è magnifica ma ha anche un lato deprimente.

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