FESTIVAL DI ROMA 2013 – Incontro con Cosimo Alemà


Arriva Fuori Concorso in due proiezioni in una piccola sala riempita da una stampa che trova posto anche sul pavimento, e poi in una raccolta conferenza stampa insieme al cast, il secondo lungo di Cosimo Alemà, grande firma di videoclip capitolina. Un "noir con istanti quasi action e una sezione finale da western addirittura psichedelico" che rinnova una tradizione di "artigianato nella lavorazione di un film" 

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"In tv non capita mai di lavorare in questo modo, con tutte queste prove e letture a tavolino, tutta questa preparazione prima di girare, e con il regista che davvero è in mezzo agli attori, ti sta attaccato ad un centimetro, e preferisce tenersi quel ciak in cui magari i capelli non sono perfettamente a posto ma hai dato il massimo, invece di rifarne uno pulito…" Il cast de La Santa (presenti in conferenza Massimiliano Gallo, Gianluca Di Gennaro, Michael Schermi, Marianna Di Martino, Lidia Vitale) è unanime nel raccontare la grande libertà vissuta sul set a Specchia, in provincia di Lecce, durante le riprese del secondo lungo di Cosimo Alemà, grande firma di videoclip capitolina. Alemà chiosa puntualmente con l'abituale franchezza: "Agli attori puoi dare tutta la libertà che chiedono, tanto male che vada tagli tutto al montaggio…".
Il film, dopo il passaggio Fuori Concorso all'Auditorium, verrà distribuito in streaming sul canale web di Rai Cinema.

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Francesco Siciliano, coprotagonista e coproduttore del film: la preparazione iniziale era fondamentale perché questo è un film low budget, dunque arrivati in Salento dovevamo girare tutto nel breve tempo che avevamo a disposizione, sprecando il meno possibile. Si è trattato allora di tornare ad una concezione di artigianato della lavorazione di un film, con una troupe fenomenale tutta al di sotto dei 30 anni. L'idea è quella che facendo i film si finisca a fare il cinema, e non il contrario come da anni si crede in Italia.  

Alemà, tu vieni da un mondo, quello del video, in cui i paletti artistici sono tanti, lo storyboard, il montaggio, eccetera. Invece nei tuoi due film è evidente un amore pazzesco per il "genere", il primo era un horror mentre qui siamo dalle parti del western

Alemà: in realtà credo che chiunque di noi che lavori nella pubblicità o nel video sognasse quando ha iniziato di fare del cinema, tutto dipende a che età te lo torni a ricordare! A me è tornato in mente tardi, ma mi è rimasto il piacere di giocare con il melting pot dei generi: La Santa inizia come un noir, poi ha una forte sezione quasi action, e alla fine si trasforma appunto in un western per certi versi addirittura psichedelico.

Qui vi ha molto aiutato la natura metafisica dell'ambientazione da profondo Sud…

Alemà: il paese è l'effettivo coprotagonista del film, credo che l'80 % delle riprese abbia come sfondo la pietra leccese. Il villaggio del film è una ghost town in cui si rinnova la mia tematica preferita, ovvero la sfida tra il forestiero e la natura, in questo caso la comunità locale, un microcosmo chiuso e violento che si fa forza con i simboli e i rituali della religione.

In effetti il film, a partire dalla locandina con la Santa che imbraccia un fucile, si presta anche ad un livello di allegoria con un tocco quasi anticlericale…

Alemà: Gli spunti erano nello script, che Rai Cinema mi ha proposto, una prassi non comune nella situazione produttiva italiana dove spesso il regista viene prima della sceneggiatura. La metafora dell'allucinazione collettiva non vuole ovviamente avere nessun sottotesto di odio o condanna nei confronti della gente meridionale, qui veniamo tutti dal Sud!
 

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