FESTIVAL DI ROMA 2014 – Incontro con Tala Hadid e il cast di The Narrow Frame of Midnight

L'eclettica Tala Hadid ha presentato a Roma il suo ultimo lavoro che arriva dopo la serie di corti per la tv The Welcome Table Project. La scrittrice, regista e fotografa, accompagnata dagli interpreti Khalid Abdalla, Hocine Choutri e Zahra Hindi, parla dell'enorme contributo fornito al film dal direttore della fotografia Alexander Burov.

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L'eclettica Tala Hadid – che ha esordito alla regia con il documentario Sacred Poet dedicato alla figura di Pier Paolo Pasolini e che ha di recente conseguito il Peter S. Reed Foundation Art Grant per il documentario House in the Fields – porta a Roma il suo ultimo lavoro The Narrow Frame of Midnight (Itar El-Layl). Voleva trasferire il tempo nell'immagine e ha potuto per questo scopo avvalersi del lavoro di Alexander Burov, direttore della fotografia capace di comprendere profondamente i significati dell'immagine proveniente com'è dalle scuole di cinematografia dell'Est che, come riconosce la stessa regista, possiedono una concezione del tempo (del film) molto diversa dalla nostra. Un tempo di piani sequenza ricucito ad arte dalla montatrice Joëlle Hache, che cerca di descrivere l'individuo nella sua incapacità d'integrarsi e di cercare integrazione, nella sua non appartenenza ad un territorio specifico, soprattutto quando è luogo di passaggio, dai labili confini.

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Come hai preparato le scene dal punto di vista visivo?

Tala Hadid: Volevo trasferire il tempo nell'immagine e per fare questo ho strutturato le scene (in sceneggiatura) divincolandomi dallo storyboard per creare una sorta di piantina abitativa

 

 

Perchè hai scelto Alexander Burov come direttore della fotografia?

Tala Hadid: Tutto ha avuto origini nella sceneggiatura, una bozza di quello che si sarebbe visto nell'immagine, preparata meticolosamente poi con Burov. L'ho scelto molto tempo fa, amando e divorando i film ungheresi, russi… dove ha ricoperto il ruolo di direttore della fotografia. La fotografia di Burov è strepitosa, egli è capace di comprendere profondamente i significati dell'immagine. L'ho voluto inoltre perchè viene dalle scuole cinematografiche dell'Est, scuole che possiedono una concezione del tempo (del film) molto diversa dalla nostra, scuole in grado di traferire il tempo nell'immagine. Un tempo che si lascia osservare ed interpretare e che assume le connotazioni di una mappa geografica le cui linee possono essere sempre spostate a seconda

 

 

Ti sei ispirata in qualche modo alla Nouvelle Vague?

Tala Hadid: Non saprei. Mi piacciono molto i film di quel periodo. So solo che per il montaggio ho lavorato con una donna straordinaria e molto talentuosa, Joëlle Hache. L'editing, data la presenza di molti piani sequenza, è consistito nel cercare di ricucirli, dando un ritmo e lottando con il tempo (del film)

 

 

Cosa cercavi quando hai scelto la giovane protagonista Fadwa Boujouane ?

Tala Hadid: Inizialmente avevo selezionato un'altra ragazzina con cui ho girato un documentario quattro anni fa. Ma la sua famiglia si è tirata indietro all'ultimo momento, lasciando il ruolo vacante. Nel poco tempo rimasto, prima delle riprese, sono andata per le strade alla ricerca di un volto che mi colpisse. Vista Fadwa ho deciso, sarebbe stata lei la mia protagonista. É incredibile, una scugnizza si direbbe in italiano, va a scuola, ma sta anche per strada. E' molto dura, una persona speciale.

 

 

In che modo hai affrontato la parte del cattivo?

Hocine Choutri: Il numero di parti disponibile che consentano come attore di esprimere una non specifica identità è esiguo nelle cinematografie arabe. Questo film proviene da una zona araba, ma contiene un aspetto molto importante: i personaggi non sono integrati e non cercano d'integrarsi. In altri ruoli dove il territorio, l'identità sono sempre ben stabiliti ho sempre avuto l'impressione di fare male le cose. Il mio cattivo algerino mi ha consentito una vendetta nei confronti delle precedenti interpretazioni. Interpretandolo ho pensato che viene da un ambiente in cui è normale comportarsi in un determinato modo, ma è interessante vedere come (quando la giovane orfana, Aïcha, gli fa del male e lui sente che la situazione gli sfugge di mano) la sua cattiveria diventa debolezza.

 

 

Ci puoi dire qualcosa di più sul modo in cui i personaggi si sono evoluti?

Tala Hadid: I personaggi sono nati prima ancora della sceneggiatura, erano due fantasmi, già Zaccaria e Aïcha. Poi la storia si è sviluppata mano a mano. Oggi potrei dire che il film è una mappa, con le sue linee ben delineate, ma le cose intorno cambiano e cambiando modificano la cartografia del film. Le scene a seconda del contesto sociale e storico dell'Iraq, ad esempio, possono essere interpretate in modo diverso.

 

 

Da cosa deriva la bella sinergia tra donne che hanno rivestito ruoli diversi nel tuo The Narrow Frame of Midnight?

Tala Hadid: C'è stato un interessante feeling produttivo. É importante in quanto donne nel mondo del cinema sostenere le altre donne, registe, produttrici. Credo non sia un caso che le mie produttrici e la mia montatrice siano donne.

 

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