FILM IN TV – Boogie Nights – L’altra Hollywood, di Paul Thomas Anderson

Sorprendente e maturo secondo film per il regista statunitense, un ritratto del cinema pornografico prima giocoso ma che poi si sbriciola inesorabilmente.

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Paul Thomas Anderson ha ventisette anni quando gira Boogie Nights: è il suo secondo film, e riluce di un’originalità già matura. Eppure il ritratto dell’“altra Hollywood” – quella pornografica, che non rende le persone delle icone da imitare, ma degli individui poco rispettabili – è giocoso, quasi naïf. Quasi. L’atmosfera patinata, riflesso della “vera” Hollywood, si sbriciola presto, e il carnevale del sesso nella San Fernando Valley ripone le maschere altrove per mostrare la sua smorfia tutt’altro che allegra.
Il film descrive un momento di passaggio: dagli anni Settanta si approda agli Ottanta, dalla pellicola si passa al videotape. Su scala, la rivoluzione è la stessa; perché non è il resto del mondo che interessa a Anderson, ma una dimensione parallela, più raccolta e per certi versi più rassicurante: la comune di Jack Horner (Burt Reynolds), regista pornografico con velleità da artista. «Il mio sogno è fare un film che sia vero, onesto e drammatico». Jack ospita nella sua villa la troupe di pornodivi, fotografi e assistenti. In questa famiglia allargata arriva Eddie (Mark Wahlberg), un giovane lavapiatti, conosciuto nel locale dove lavora per la lunghezza del suo pene. Ed è grazie a questa dote che Eddie scala il successo e diventa la star di film porno Dirk Diggler, quasi un alter ego vincente che lo riscatta dallo squallore pregresso. Del resto, Eddie parla abitualmente con sé stesso davanti allo specchio: per darsi forza, ma anche perché per lui la realtà si raddoppia. Trova dei surrogati dei suoi genitori in Jack e Amber (Julianne Moore), pornodiva matura, «madre per tutti quelli che hanno bisogno di amore». E la villa di Jack diviene un mondo possibile, in cui gli emarginati trovano rifugio e cercano disperatamente di riprodurre l’universo che non li accetta. Ad Amber viene negata la tutela del figlio, a Buck (Don Cheadle) la banca rifiuta un prestito; ma proprio la pornografia, che all’esterno viene condannata, nella villa di Jack costituisce la credenziale per essere inclusi. Eppure, i valori vengono sovvertiti solo apparentemente. I personaggi, infatti, sono condizionati dallo stesso puritanesimo che li disprezza. Si usano convenevoli persino durante le riprese pornografiche, e la promiscuità non scongiura la gelosia coniugale, ma la alimenta, fino a portare al suicidio. Quando si riceve un premio, poi, i ringraziamenti sono talmente banali da sembrare messi in bocca a una sprovveduta Miss America: «Ho un talento, e cerco di non tenerlo tutto per me, ma di usarlo», dirà Eddie con fierezza. E la sua ascesa come Dirk Diggler ricorda quella di Michael Dorsey in Tootsie: stessa tecnica del sommario, stessa atmosfera euforica. Boogie Nights, però, non è ambientato nella dorata Hollywood, ma nel suo doppio pornografico, e per tutti i personaggi arriva il “long way down”, la discesa agli inferi. Cocaina, violenza: solo alcuni di loro riusciranno a farcela, e a ricostruire quel clima goliardico che fa dei vizi un gioco. Se sia un lieto fine sincero o una parodia della vera Hollywood, però, è tutto da dimostrare.

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Titolo originale: Boogie Nights
Regia: Paul Thomas Anderson
Interpreti: Mark Wahlberg, Julianne Moore, Heather Graham, Burt Reynolds, Philip Seymour Hoffman, Alfred Molina, Don Cheadle
Durata: 156’
Origine: USA, 1997
 
La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4.3

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
5 (1 voto)
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    2 commenti

    • uno dei capolavori degli anni 90, assieme a Le Iene e Strade perdute…. ma ovviamente sotto HEAT LA SFIDA e FIGHT CLUB

    • Francesco Di Benedetto

      Lettura interessante, la tua. Non avevo inquadrato finora il film, che io adoro, in questo modo. Mi son sempre più focalizzato sui temi della famiglia (e della formazione), della società dello spettacolo (e del successo), piuttosto che su quello del sovvertimento solo apparente dei codici della società borghese. Ma in fondo non la pensiamo così diversamente… In effetti è un film profondamente ironico, di un'ironia fatta di paradigmi culturali antinomici (puritanesimo e trasgressione, Hollywood e pornografia, come dici tu; famiglia e condizione dell'orfano, visibilità/successo e infamia/mediocrità, come pensavo io) che finiscono per convertirsi gli uni negli altri, in forme tipicamente grottesche e demistificatorie. E certo è che dietro l'umorismo e l'ironia tagliente è un film straziante, cucito stretto stretto alle ferite dei personaggi. E con tutta una sequenza finale di quelle, grandiose e mestissime, che si ricordano…