FILM IN TV – Green Card. Matrimonio di convenienza, di Peter Weir

Una commedia sofisticata, ma sembra di stare nella giungla di Mosquito Coast. Magnifica illusione di uno dei film più sottovalutati e più belli del regista. Venerdì 24 giugno, ore 21.15, Rai Movie

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Ha le forme della commedia sofisticata ma sembra di stare nella giungla di Mosquito Coast. Green Card trasforma New York, la filma dal basso attraverso le sonorità nei titoli di testa iniziali ma poi in alto mette in gioco tutte le metamorfosi che appare mostrato attraverso le percezioni dei due protagonisti: la serra di Brontë e soprattutto lo strepitoso momento delle foto (auto)scattate dalla coppia sul terrazzo nel momento in cui devono crearsi il proprio passato, con dei fondali finti che sembrano idealmente anticipare The Truman Show. Qui l’illusione di una storia che non c’è diventa anche l’illusione del cinema. Uno spazio che diventa improvvisamente set. Un frammento di ‘film nel film’ mentre si sta facendo/girando sotto lo sguardo dello spettatore.

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Lui è Georges Faure (Gérard Depardieu), un compositore francese che ha bisogno della carta verde per poter iniziare i suo lavoro negli Stati Uniti. Lei è Brontë Parrish (Andie MacDowell), un’ortocoltrice che vuole un appatamento con la serra. Ognuno dei due ha bisogno di un consorte. Decidono così di sposarsi. Ma la convivenza non è facile.

gérard depardieu andie mac dowell green cardGreen Card gioca sugli opposti: cultura/natura, grande/piccolo, istinto/ragione. Scritto dallo stesso Weir, crea un riuscitissimo contrasto, anche fisico, tra Gérard Depardieu ed Andie MacDowell. Lui rozzo e impulsivo, lei controllata e al limite della maniacalità. Dentro il meccanismo preciso della commedia – evidente anche nella precisa caratterizzazione dei personaggi secondari soprattutto nelle figure dell’anziana vicina invadente e del portiere dell’albergo – Green Card trascina contemporaneamente dentro quella potenza sensoriale del miglior cinema di Weir. Nel film si è invasi dai rumori: della strada, dell’Africa immaginaria, delle parole che a un certo punto possono magicamente trasformarsi in delle rime musicali. Nel corso di una serata di beneficienza per ottenere gli alberi, Weir crea il colpo di genio. Georges, che è stato portato alla cena da un’amica di Brontë dopo che la donna aveva deciso di non portarlo con sé, si siede al piano. Dopo una composizione che crea imbarazzo, inizia successivamente un’altra composizione: “Une fois, j’écouté des bruits dans les arbres…”. Le parole diventano pensieri, i pensieri parole. Sembra di stare sempre sull’orlo del precipizio, con vertigini simili al successivo e straordinario Fearless. C’è in Green Card il tema tipico del cineasta australiano dello scontro di culture diverse. Ma al tempo stesso si entra anche in quello strano vortice dove le azioni non sono più il risultato di una logica. Depardieu si dirige verso la Mac Dowell andandole quasi addosso. Weir segue il suo movimento in cui la velocità del corpo è più lento di quello della mente. Accade al ristorante quando la donna cerca di nascondersi e per strada nel momento in cui Brontë si sta baciando col compagno. Quasi uno scontro tra due volti che stanno per andare uno addosso all’altro come Harrison Ford e Kelly McGillis in Witness.

green cardCi sono tutte le parole che non sono state mai dette o che non si riescono a dire. Perché Green Card rovescia completamente la cronologia di una storia d’amore: prima c’è la diffidenza quasi odio, poi la sopportazione, poi la complicità, poi scatta il colpo di fulmine in uno degli addii più belli del cinema statunitense degli ultimi 25 anni. Ma è ormai troppo tardi. Weir fa sentire il disagio, l’imbarazzo, gli sguardi cercati e nascosti. Ma cela anche il loro sottile desiderio soprattutto nella scena dell’interrogatorio incrociato che ha la tensione di un thriller processuale. Lì si alimenta e si sgretolano le forme di quel cinema sull’illusione (le lettere finte che si scrivono sembra un incantesimo che arriva da Lettera di una sconosciuta di Max Ophüls) che attraversa perifericamente ma anche sensibilmente il cinema di Weir. E qui lo fa in maniera decisa, in un film che rappresenta una delle punte massime della sua filmografia, con Depardieu stratosferico e la MacDowell in una delle migliori interpretazioni.

Titolo originale: Green Card

Regia: Peter Weir

Interpreti: Gérard Depardieu, Andie MacDowell, Bebe Neuwirth, Gregg Edelmann, Robert Prosky

Durata: 108′

Origine: Usa/Francia 1991

Genere: commedia

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