FILM IN TV – I predatori dell’arca perduta

Tra James Bond ed Emilio Salgari, l’esotismo dei fumetti degli anni 30-40 e l’ironia di Bogart. Il film che ha rifondato il genere avventuroso negli anni ’80. Lunedì 21 settembre, Sky Max, ore 22.50

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È il 1981. Spielberg viene dall’insuccesso al botteghino di 1941. Allarme a Hollywood e vuole portare avanti il progetto di un film di avventura che metta insieme James Bond ed Emilio Salgari, l’esotismo della fumettistica degli anni 30-40 e l’ironia di un eroe un po’ maldestro che capovolge il mito di Humphrey Bogart di Casablanca. Archeologo, munito di cappello e frusta come il Charlton Heston de Il segreto degli Incas del 1954, Indiana Jones (il nome deriva non solo dal cane di George Lucas ma anche dal film Raiders of the Ghost City del 1944 dove c’è un certo Idaho Jones) è il tipico prodotto della fervida fantasia spielberghiana che saccheggia materiale pulp e cinematografia minore per creare un eroe atipico che entrerà per sempre nell’immaginario collettivo. Intellettuale pronto a menare le mani, amante distratto, non esita a sparare a bruciapelo a un arabo che continua a fare evoluzioni con la sua scimitarra in una delle scene più esilaranti del film.

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Harrison Ford interpreta magistralmente il protagonista dalla doppia vita con una serietà mista ad autoironia. L’idea originaria di Indiana Jones è di George Lucas (lo avrebbe voluto chiamare Indiana Smith), Spielberg prova a modellarla aiutato prima da Philip Kaufman e poi da Lawrence Kasdan che gli confezionano una sceneggiatura di ferro. Il congegno è preciso al millimetro: sin dall’incipit vertiginoso con il logo della Paramount Picture (che richiama in parte l’incipit del già citato Raiders of the Ghost City), il susseguirsi dei colpi di scena va di pari passo con il cambio dello sfondo, dal Perù, a Princetown nel New Jersey, all’Egitto, ad una isoletta a nord di Creta e infine alla burocrazia glaciale di Washington. Spielberg opera una ardita commistione di generi (fantasy, fantascienza, western e pure horror) che anticipa di almeno 15 anni la analoga operazione fatta da Quentin Tarantino sul genere noir e wuxia.

harrison ford in i predatori dell'arca perdutaIl saccheggio riguarda anche i fumetti di Walt Disney con le storie disegnate da Carl Barks (l’idea della pietra gigante rotolante) e certe opere come Carovana d’eroi (1940) o Il tesoro della Sierra Madre (1948) di cui vengono riproposti inseguimenti e acrobazie. Anche certe battute folgoranti del film sono citazioni nascoste: per esempio quella “Potrebbe essere pericoloso, vai avanti tu” era già comparsa in Frankenstein Jr. di Mel Brooks nel 1974 e la scena della bella Marion (Karen Allen) che si spoglia riflessa in uno specchio sotto lo sguardo lubrico di René Belloq (Paul Freeman) era già stata proposta in Femmine folli (1922).

Ma I predatori dell’arca perduta ha altre frecce al suo arco: innanzitutto l’inconfondibile tema musicale di John Williams che accompagna le fase salienti dell’azione; poi il comparto tecnico premiato con cinque Oscar: il montaggio di Michael Kahn che riuscì a fare miracoli pur con la scarsità del materiale girato, la scenografiache rende verosimile lo sviluppo del narrato nel 1936 (anche se ci sono un po’ di incongruenze storiche), miglior sonoro e miglior montaggio sonoro con un effetto avvolgente sullo spettatore che era già stato sperimentato in Apocalypse Now. E ancora gli effetti speciali di Richard Edlund, Kit West, Bruce Nicholson e Joe Johnston che riuscirono nella sequenza finale ad accartocciare, liquefare e fare esplodere tre teste sul modello del contemporaneo Scanners (1981) di David Cronenberg.

i predatori dell'arca perdutaSpielberg conosce i gusti dello spettatore e stempera la violenza ponendola nel fuori campo (la scena dell’elica) e imbastendo siparietti comici tra Indiana Jones e la bella Marion. Solo alla fine alla apertura dell’Arca con la luce accecante che cita apertamente Un bacio e una pistola (1955) di Robert Aldrich, Spielberg si concede l’orrore puro che coinvolge gli uomini più odiati: i nazisti. Indiana Jones è maldestro quanto sfortunato: sempre anticipato dal grande nemico Belloq che gli ruba idoli e Arca dell’Alleanza, quantomeno superficiale nel gestire le sue storie d’amore (la scena del primo incontro tra Indiana Jones e Marion è tutta giocata su ombre cinesi che si rincorrono sulle pareti) e alla fine condannato dalla burocrazia americana che gli sottrae la importante scoperta per inserirla in un cimitero di reperti dimenticati.

La plongée dall’alto su una moltitudine di casse ha un illustre precedente: Quarto potere di Orson Welles. I detrattori continuano a dire che Spielberg fa solo cinema di intrattenimento, ma I predatori dell’arca perduta ha il grandissimo merito di avere, nei primi anni 80, rifondato i parametri del genere nutrendosi della linfa di tanta filmografia e fumettistica sommersa e riproponendo una versione moderna del fantasy movie. Uno sguardo al futuro tenendo bene a mente la lezione del passato.

Titolo originale: Raiders of the Lost Ark

Regia: Steven Spielberg

Interpreti: Harrison Ford, Karen Allen, Paul Freeman, Denholm Elliot

Durata: 116′

Origine: Usa 1981

Lunedì 21 settembre, ore 22.50, Sky Cinema Max

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