Il giardino dei Finzi Contini di Vittorio De Sica

Dal romanzo omonimo di Giorgio Bassani, un racconto squarciato dall’arrivo dei tragici eventi portato sullo schermo da De Sica con sguardo onirico in uno dei suoi film più disperati.

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Un ambiente immerso nel verde, che sa di favola. Un cantuccio dove rregna la natura e dove il gioco è pretesto per astrarre la mente dalla cruda realtà di un Italia in cui stanno inesorabilmente dilagando le leggi razziali.

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Come Alice nel paese delle meraviglie rifugge la realtà e si nasconde in un mondo favolistico, per poi scoprire che i pericoli riescono a squarciare l’incantesimo e a penetrare anche attraverso pareti che la propria fantasia ha costruito come riparo, così i giovani protagonisti, gli ebrei Micol e Giorgio, nonostante trovino rifugio nell’idilliaco giardino tanto amato e desiderato, devono fare i conti con la nuda realtà spoglia di colori vivi e puri, privi di quelle tonalità di verde acceso e candido bianco che popolano la distesa naturale dei Finzi Contini.

Nella realtà oltre l’alto muro che si erge a protezione della tenuta della famiglia benestante ebrea dei Finzi Contini esistono solo tonalità scure e dissacranti, che manifestano la precisa volontà di una realtà-oppressore che vuole imporsi a proprio piacimento sul destino di povere famiglie.

E allora il presente si mescola e si confonde con un vivo passato, in cui si evocano ricordi e nascono rapporti, destinati a subire le pesanti trasformazioni del tempo, ma sempre e costantemente vivibili, come se gli eventi ormai trascorsi potessero prendere il sopravvento sui fatti della realtà storica.

La storia d’amore platonico che si instaura tra la ricca Micol Finzi Contini e il piccolo-borghese Giorgio non trova uno spiraglio di luce, nonostante le continue evocazioni di incontri d’infanzia e momenti in cui la possibile attuazione della passione si concede qualche tentennamento e allora i fatti piombano a separare le due esistenze, così distanti economicamente, ma così vicine per il destino che la vita ha riservato loro.

La storia, con il suo bagaglio di leggi e persecuzioni, si impadronisce del loro futuro, eliminando quelle speranze che il presente ancora incerto sembrava regalare, supportate da delicati frammenti passati.

Vittorio De Sica decide di affrontare con sguardo onirico un racconto squarciato dall’accatastarsi degli eventi storici, proponendo un’inevitabile e rigida cesura tra l’area spazio-temporale situata al di qua dell’incantevole giardino, che sembra eludere la separazione tra ere temporali differenti, e la triste concretezza dei luoghi al di là della tenuta, in un incontro-scontro tra la candida storia d’amore, che appassisce prima ancora di sbocciare, e la dura Storia del Novecento, in un racconto che vale l’Oscar alla Miglior film straniero nel 1972.

 

Oscar come miglior film straniero nel 1972

 

Regia: Vittorio De Sica
Interpreti: Lino Capolicchio, Dominique Sanda, Fabio Testi, Helmut Berger, Romolo Valli
Durata: 93′
Origine: Italia, 1971
Genere: drammatico

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.8

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
3 (2 voti)
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