In nome del popolo italiano, di Dino Risi

Oltre che un film profetico, è soprattutto un ritratto antropologico dell’italiano medio, fatto con una lucidità agghiacciante. Con Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi.

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L’Italia è un paese fondamentalmente reazionario? Cosa è cambiato tra il 1971 ed oggi? A guardare il film di Dino Risi, apparentemente nulla. Imprenditori truffaldini con una certa propensione a sfruttare la prostituzione per le proprie “public relations”. Escort che passano di letto in letto allietando le pene di cavalieri del lavoro e servitori dello Stato. Magistrati disillusi che abusano della loro posizione per portare avanti una battaglia ideologica. Inquinamento, corruzione, mafia, bigottismo, razzismo. E poi tutti sotto la bandiera tricolore a festeggiare la vittoria della Nazionale di calcio.

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In nome del popolo italiano, oltre che un film profetico, è soprattutto un ritratto antropologico dell’italiano medio, fatto con una lucidità agghiacciante. Risi, aiutato dalla perfetta sceneggiatura di Age e Scarpelli, recupera il grottesco de I mostri (1963) e il cinismo de Il sorpasso (1962) per evidenziare il crollo socioculturale dell’Italia di inizio anni 70, dilaniata tra istanze rivoluzionarie e reflusso conservatore. A destra l’industriale Renzo Santenocito (Vittorio Gassman) tangentista con agganci nelle alte sfere, a sinistra il giudice istruttore Mariano Bonifazi (Ugo Tognazzi) che cerca di incastrarlo in un caso di omicidio.

ugo tognazzi in in nome del popolo italianoIl quadro rappresentato è decadente: mostri architettonici in demolizione, mari inquinati dagli scarichi industriali, strade che si sgretolano, palazzi di giustizia che vengono giù a pezzi. L’orrore ambientale è specchio dell’avidità e della grettezza morale di un paese che tira avanti con il colpo di gomito e la strizzatina d’occhio: il qualunquismo è trasversale e colpisce tutte le classi sociali. All’interno della stessa magistratura vi sono connivenze politiche e “strabismi legislativi”. Gassman rende perfettamente la figura dell’ingegner Santenocito con mimica istrionica e logorrea vuota (“io rifiuto il piattume delle terminologie indifferenziate. Più parole, più idee. Si! Io amo il linguaggio aderenziale e desemplicizzato…”). Il suo sproloquio reazionario al giovane hippy e il veemente scontro con il magistrato in una spiaggia deserta sul litorale romano, rivelano dietro la ricercatezza dei termini, il millantato credito di un “nuovo mostro” in giacca e cravatta, inseguito dall’ombra delle proprie umili origini.

vittorio gassman in in nome del popolo italianoRisi pur partendo dalla commedia all’italiana (Signore e signori di Pietro Germi è il modello di riferimento) vira rapidamente verso l’apologo sociale con ampi scorci drammatici: il vecchio padre rinnegato e portato in manicomio, una ragazza che scrive sul diario la cronaca di una vita difficile (”i’m a bitch”), i toga party allietati da fotomodelle sdentate, l’addetto alle “public relations” che sfoglia il campionario delle donnine in vendita, l’usciere che cita il Belli, il medico che basa l’autopsia sul pregiudizio. La stessa figura del magistrato Bonifazi si colora nel finale di una cupa connotazione giustizialista. Tognazzi regala al suo personaggio una ambivalenza che è la forza trainante di tutto il film: in nome di quale popolo sta emettendo la sentenza? Si possono occultare delle prove per emettere una sentenza politica?

In nome del popolo italiano diventa un film specchio che tristemente conferma l’analisi di Pasolini sull’ Italia degli anni 70, dipinta come un paese in decomposizione, affondato in un falso benessere fatto di egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo. Un esempio di sviluppo senza progresso. Insomma il “fascismo” indiscreto della borghesia allargato a tutte le classi sociali. Così ritorniamo alla domanda iniziale: cosa è cambiato da allora?

Regia: Dino Risi
Interpreti: Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi, Ely Galleani, Yvonne Furneaux, Piero Tordi, Simonetta Stefanelli
Durata: 103′
Origine: Italia, 1971
Genere: commedia

 

 

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
4.22 (9 voti)
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