FILM IN TV – Je vous salue, Marie, di Jean-Luc Godard

Je vous salue, Marie

Godard ha sempre girato film su un uomo e una donna, e non sono forse Giuseppe e Maria la coppia ideale, uniti da un volere altro, costretti all’amore senza capire, senza parlare? Le parole ci sono, ma non dicono perché è la carne l’eco della Parola. Domenica 2 novembre, ore 2.30, Rai3

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Je vous salue, MariePer un film proiettato verso la Parola, evocata, ricercata, mai davvero pronunciata, è difficile quanto forse superfluo spendere parole. Le stesse che vengono soffocate da Bach e Dvorak (che non devono chiedere permesso per irrompere in scena), dal rumore di un sasso che scolpisce l’acqua in superficie, o da un semplice quanto assassino taglio di montaggio.
 
 
Le parole ci sono, ma non dicono (sono forse le mie parole a essere sbagliate, o la mia voce, ma è la verità). En cest temps là, cartello pneumatico che spezza ogni tentativo di linearità temporale, perché in quel tempo non c’è tempo. La storia della concezione immacolata può essere trasposta nella neutralità della Svizzera di qualche decennio fa, perché non è del tempo che qui si ha bisogno. Tra il positivo e il negativo della pellicola, è lo schermo il neutro, e la luce viene dopo. Marie, Mary, Maria, un corpo caduto da un’anima, che non tocca nessuno, che da nessuno viene sfiorato. Un ventre pieno, ma che non cresce, terra non arabilis quae fructum parturiit. Godard ha sempre girato film su un uomo e una donna, e non sono forse Giuseppe e Maria la coppia ideale, uniti da un volere altro, costretti all’amore senza capire, senza parlare? Le parole ci sono, ma non dicono perché è la carne l’eco della Parola. Sono di carne questi corpi che non si devono toccare, la mano di Joseph sospesa in eterno prima di toccare il suo frutto, vuoto neutrotra poli opposti, gesto interrotto dalla violenza dell’angelo, fisicità (ultra)terrena eppur più tangibile dell’uomo.
 
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Je vous salue, MarieMarie è un corpo che non deve essere un corpo, e si dimena perciò nel bruciore della carne
. La terra e il sesso sono dentro di noi, fuori ci sono solo stelle. Un corpo in preda alle convulsioni, un corpo nudo che si libera dal candore delle lenzuola bianche, che richiama e allo stesso tempo si oppone ad un’altra possessione, un altro ventre dalla parte opposta del cielo, ma comunque sempre due donne, due corpi che si animano in un disperato dialogo con Dio. Lo straordinario dell’ordinario, i gesti di Marie sono quotidiani e unici nello stesso attimo, per un peso imposto e non scelto, ma comunque alimentato d’amore (riposa la testa, posandola sulla spalla, perché l’amore è troppo pesante da trasportare). È sul suo corpo che si addensano tutte le suggestioni che Godard innesca intorno ad esso, ma che, per quanto infinite, si alimentano sottopelle, mute di fronte all’immagine.
 
 
Je vous salue, MarieInsieme al fiorire del corpo di Marie, vi è l’eterno dispiegarsi del mondo, e sono questi frammenti di bellezza immensi che si dispiega questa storia millenaria, tra l’erba scossa dal vento e il ventre molle della terra, i cerchi concentrici dell’acqua e il riflesso delle nuvole. Sono immagini che si scontrano fino ad ammorbidirsi l’una contro l’altra, Terra e Sesso, la luce e l’ombra che scolpiscono in composizioni perfette il corpo prescelto, diviso tra anima e carne. Sul finire, solo due labbra che incontrano per la prima volta la vanità di un rossetto, e dicono solo “Non ho voluto quest’essere. Ho solo lasciato la mia impronta sull’anima che mi ha aiutata”. 
 
 
 
Titolo originale: id.
Regia: Jean-Luc Godard
Interpreti: Myriem Roussel, Thierry Rode, Philippe Lacoste, Manon Andersen, Malachi Jara Kohan, Juliette Binoche
Origine: Svizzera, 1985
Durata: 107'

 

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