FILM IN TV – Karate Kid – Per vincere domani, di John G. Avildsen

Dove Rocky Balboa sfidava i limiti dell'umano sottoponendo il suo corpo ad uno sforzo titanico, per Daniel LaRusso non c'è nessuna scalinata da affrontare in un tripudio di sudore. No, il karate kid mette la cera sulle macchine (e poi la toglie) e ridipinge le staccionate. Myiagi insegna la cura del sé, e la realizzazione del proprio potenziale: un testamento ancora attuale, in un film senza tempo. Sabato 17 gennaio, ore 21.10, MTV

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Il giovane Daniel LaRusso, orfano del padre, è costretto a trasferirsi insieme alla madre: i due lasciano la loro casa nel New Jersey per andare ad abitare a Los Angeles, in California. Ancora una volta il cinema americano si confronta con il limite geografico, con il (selvaggio) West, terra di confine per eccellenza. Perché Reseda, nel cuore della San Fernando Valley, all'adolescente Daniel fa schifo. Nella ridente California non c'è una società da costruire, è tutto già pronto e confezionato, ma è un territorio ostile che non accetta intrusioni. La targa all'entrata del nuovo liceo recita i valori fondamentali della più grande delle democrazie:  This building is dedicated to Truth, Liberty and Toleration, eppure qualcosa sembra essere andato storto.

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Nella crudeltà dei ragazzi, tanto quanto nell'ipocrisia abissale che guida i comportamenti dei loro genitori, non c'è spazio per l'ingenuo candore che pone la libertà individuale come diritto inalienabile del cittadino americano. L'unico modo per ritrovare la giusta dimensione, per riappropriarsi di quanto perduto, è (paradossalmente) quello di affidarsi alla tutela di una cultura che viene al di fuori dei propri schemi. Saranno gli insegnamenti del maestro Myiagi a creare un nuovo spazio possibile per Daniel, un luogo dove vivere e non scappare.
 

 

John Avildsen ritorna non solo sui passi della storia cinema (regalando un duello finale degno dei migliori western) ma anche su quelli della sua esperienza personale. Dopo il successo di Rocky, il regista sceglie di girare un film che ricalca gli schemi del suo lavoro precedente. Di nuovo il ring, di nuovo la necessità di affermarsi tramite il contatto fisico e di riscattare così la propria condizione di outsider. Karate Kid però è innanzitutto un grandissimo racconto di formazione di un ragazzo costretto a confrontarsi con il mondo che lo circonda. La storia di Daniel appassiona e sorprende per le implicazioni etiche che permeano il suo cammino.

 

Dal rapporto con la bella Ali, falsato dall'appartenenza a due classi sociali ben distinte, al passato solo accennato del maestro Myiagi, veterano “dimenticato” della Seconda Guerra Mondiale. E questo impegno morale trova il suo apice nell'allenamento a cui l'aspirante karateka viene sottoposto. Dove Rocky Balboa sfidava i limiti dell'umano sottoponendo il suo corpo ad uno sforzo titanico, per Daniel LaRusso non c'è nessuna scalinata da affrontare in un tripudio di sudore. No, il karate kid mette la cera sulle macchine (e poi la toglie) e ridipinge le staccionate. Prima ancora del potenziamento fisico, momento solo accessorio, gli insegnamenti di Myiagi partono dalla cura del sé, dalla riscoperta del proprio equilibrio interno. Al di là del risultato, non si combatte per vincere né per perdere, quello che conta è diventare ciò che si era già in partenza, totalmente realizzati nel dispiegamento del proprio potenziale.

 

Rivedere Karate kid oggi, a trent'anni dalla sua uscita, crea un grande senso di nostalgia. Sì, degli anni passati ma anche e soprattutto di un cinema che oggi fatica a ritornare. Un cinema fatto di costruzioni intrappolate in un manicheismo disarmante nelle sue semplificazioni (i cattivi saranno sempre vestiti di nero) eppure mai stucchevole, neanche per un istante. In grado di non prendersi troppo sul serio, capace di regalare inserti comici senza perdere mai la direzione, e allo stesso tempo di toccare temi profondi seppur rimanendo sempre in superficie. Stregando l'immaginario collettivo e facendo crescere così insieme a Daniel, ancora oggi, intere generazioni di spettatori.

 

Titolo originale: The Karate Kid
Regia: John G. Avildsen
Interpreti: Ralph Macchio, Pat Morita, Elizabeth Shue, William Zabka
Durata: 126'

Origine: USA, 1984

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