FILM IN TV – Seven, di David Fincher

brad pitt e morgan freeman in seven di david fincher

Tra la ferocia delle immagini, c’è uno punto probabilmente poco dibattuto del cinema di David Fincher, figlio quasi unico dell’ipermodernità. Proprio nel rapporto tra i due poliziotti, scorgi un segno distintivo nel tempo dell'evaporazione del padre, non necessariamente della sua morte. L’uomo è ugualmente incapace di scorgere il nulla da cui è tratto e l’infinito da cui è inghiottito. Mercoledì 25 febbraio, ore 21:00, Iris

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brad pitt e morgan freeman in seven di david fincherDal romanzo di Andrew Kevin Walker, la legge del contrappasso, sette omicidi “ispirati” ai sette peccati capitali, due detective contrapposti nei metodi e nel carattere (Morgan Freeman e Brad Pitt) e un serial killer mistico (Kevin Spacey). Cult degli anni ’90, opera seconda che ha lanciato il regista, prima che consolidasse il suo spessore creativo soprattutto con Fight Club, Zodiac, Il curioso caso di Benjamin Button, The Social Network e Millennium – Uomini che odiano le donne. Prima di ogni altra riflessione su Seven, è interessante ritrovare tra la ferocia delle immagini, uno punto probabilmente poco dibattuto del cinema di Fincher, figlio quasi unico dell’ipermodernità. Proprio nel rapporto tra i due poliziotti, scorgi un segno distintivo e così nel tempo dell'evaporazione del padre e dello smembramento della famiglia tradizionale, cosa può avere una funzione di guida per il soggetto? Cosa resta del padre al di là del suo Ideale? Cosa rende possibile, nell'epoca del tramonto dell'Edipo, una trasmissione efficace del desiderio? Cosa significa "ereditare" la facoltà di desiderare? Come il desiderio e la Legge possono ancora accordarsi? David Fincher sembra delineare i tratti di una paternità indebolita, ma comunque vitale, priva di ogni aura teologica e fondata sul valore etico della testimonianza singolare. Cinema che favolosamente segna il passaggio dalla “colpa” alla biologia. Non c’è distinzione tra disturbi neurologici e disturbi psichiatrici. Mente e cervello sono tutt’uno.

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seven“L’uomo è ugualmente incapace di scorgere il nulla da cui è tratto e l’infinito da cui è inghiottito” (Blaise Pascal). Dopotutto, anche se in genere sono prodotti da forme più sottili di patologie neurologiche, alla fin fine i disturbi psichiatrici affondano le radici in meccanismi biologici del cervello. Per Fincher quindi il cinema è ormai da considerarsi un “disturbo organico” a tutti gli effetti. Il cinema ha sempre una base fisica (organica), anziché meramente psichica, e l’idea che il disturbo mentale cinematografico non abbia alcuna relazione con il cervello oggi appare pressoché insensata. Ecco dove probabilmente si cela quella presunta freddezza, glacialità del cinema di Fincher, ad un livello prefrontale di elaborazione della materia, ad un punto evolutivo ultimo. Come si passa dalla colpa alla biologia? Con l’efficacia delle cure farmacologiche. Nessuna dose di legnate scaccerà mai la depressione, mentre una pillolina a base di fluoxetina spesso ci riesce. I sintomi della schizofrenia non si eliminano con un esorcismo, ma si possono conrollare con il risperidone. La mania non risponde bene alle chiacchiere o all’ostracismo, invece al litio sì. Oggi, finalmente, con David Fincher, si è cominciato ad affrontare i problemi mentali nello stesso modo in cui si affronta il gesso per una profonda ferita al braccio di John Doe, alias Brad Pitt, procuratasi realmente durante le prove di un inseguimento e che condizionerà il proseguo del film. Ma il semplice fatto che ci siamo allontanati dal concetto di colpa, non significa che comprendiamo a fondo la biologia…

 
Titolo originale: id.
Regia: David Fincher
Interpreti: Brad Pitt, Morgan Freeman, Kevin Spacey, Gwyneth Paltrow
Origine: USA, 1995
Durata: 127’               
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