FILM IN TV – Victor Victoria, di Blake Edwards

Attraverso la brillante sceneggiatura di sillogismi, Edwards va ben oltre la classica commedia degli equivoci. Con una magistrale Julie Andrews. Sabato 26 dicembre, ore 23.50, Rete 4

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1982. Blake Edwards realizza il remake della commedia musicale Viktor und Viktoria di Reinhold Schünzel (1933), guadagnando ben sette nomination agli Oscar, ma riuscendo a strappare solo la statuetta per la miglior colonna sonora, cofirmata dal sodale Henry Mancini e Leslie Bircusse. Coincidenza o no, il 1982 è anche l’anno dell’uscita cinematografica di Tootsie di Sydney Pollack e del debutto della pièce teatrale Albert Nobbs di Istvan Szabo. Una certa drammaturgia del tempo metteva in scena, con memorabili interpretazioni, vere e proprie peripezie di identità di genere (donne travestire da uomini e viceversa) in cui i protagonisti nulla condividevano con l’emancipazione omosessuale, anzi addirittura strumentalizzavano il travestitismo, non più manifestazione liberatoria del proprio sé. In definitiva una spavalda apoteosi di estrema convenienza economica, che anziché smascherare le cieche costrizioni sociali, ne assecondava la “sospensione di incredulità”, perpetuandola ben fuori la finzione scenica. L’eterna fondatezza della mitologica caverna di Platone, consente ad Edwards, regista e sceneggiatore, di sancire, per bocca del personaggio di Todd (Robert Preston), disincantato cabarettista gay di mezza età, la fattibilità, nel bisogno, di contraffare la propria identità sessuale: “la gente crede in quello che vede” e vede finzioni ad ogni angolo, senza avvedersene. Assodato ciò, ecco allora apparire legittima una competizione spietata nella morsa delle leggi decretate da un mercato rigidamente convenzionale.

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robert preston e julie andrews in victor victoriaVictoria (magistrale Julie Andrews) è un ineccepibile soprano che, ridotta sul lastrico, accetta la proposta di Todd, da un lato di vestire i panni di un performer en travesti, prodotto commerciale molto più quotato, dall’altro di simulare per sicurezza una relazione gay di facciata. Nessun sacrificio e tutta strada in salita, perché nella Parigi anni ’30, sontuosamente restituita dalle scenografie d’interni di lussureggianti hotel e music – hall, almeno agli artisti pare fossero concesse “certe libertà”, quanto meno con l’obiettivo di abbracciare il gradimento di un pubblico quanto più etero(?)geneo possibile, come insegna l’icona Marlene Dietrich, in apertura del film.

Nelle sequenze dell’incipit è infatti tutto il cuore della scrittura, che a seguire innesca un tradizionale meccanismo di sketch comici e numeri musicali, a tutto favore del puro intrattenimento.

julie andrews e james garner in victor victoriaLa prima audizione di Victoria fallisce proprio perché la sua esibizione appare tecnicamente perfetta, dunque fredda, agli occhi commerciali dell’impresario di turno (va da sé quanto vi aleggi l’aura di Mary Poppins, “praticamente perfetta”, che non si lascia confondere dai sentimenti, se si considera quanto poco peso avranno nella scelta tra la fama e la sopraggiunta passione per King). L’impresario non vede (non ancora almeno) in Victoria quel quid intrigante che lei non saprebbe simulare, neppure con intenzionale esercizio, al pari di una suora che voglia cimentarsi come donna da marciapiede. Eppure la consapevolezza di Victoria è ben altra, è il paradosso di Diderot che da lì a breve troverà la più insospettabile fisionomia: ci sono professioni in cui una certa perfezione può consentire simulazioni estreme.

Attraverso la brillante sceneggiatura di sillogismi, Edwards va ben oltre la classica commedia degli equivoci, laddove la vera sfida non è certo dilatare il momento delle agnizioni, quanto la resa di credibilità della più intima illusione, ovvero la tenacia di sentimenti mai caduti nella rete di inganni delle apparenze e che tanto meno si piegheranno alle formalità dell’amore. E dal momento che, come vuole l’eredità del melo, “tutto è burla”, tale sarà l’epilogo. Una parodia della parodia, estemporanea e risolutiva, riporterà l’economia del genere cinematografico a pareggiare i conti con la norma dei ruoli dominanti, lasciando inalterato il consenso del pubblico sovrano, essenzialmente perché stempera il sovraccarico catartico spettacolare, catalizzatore di rimossi e inconfessabili istinti del pubblico – corpo sociale.

Titolo originale: id.

Regia: Blake Edwards

Interpreti: Julie Andrews, Robert Preston, James Garner, Lesley Ann-Warren, Alex Karras

Durata: 135′

Origine: Usa/Gb 1982

Genere: commedia

Sabato 26 dicembre, ore 23.50, Rete 4

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