Forest Whitaker: lo sguardo senza menzogna

In attesa della sentenza su chi sarà l'attore d'oro di questa stagione cinematografica, tracciamo i segni – indelebili – di un talento indomabile. Forest Whitaker, da Longview Texas, quarantasei anni, rappresenta l'antitesi contemporanea al modello della star hollywoodiana

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Un corpo, incombente e massiccio, che custodisce l'anima profonda del ragazzo di colore cresciuto nel sud degli States. Uno sguardo obliquo, straniante, asimettrico come il suo modo di recitare sempre vibrante, nervoso, inquieto. Come se ogni personaggio incontrato nella sua carriera fosse il fantasma tormentato di un mosaico di personalità spezzato e ricomposto di pellicola in pellicola. Un'ipnotica empatia, visceralmente muscolare, che riesce a trasmettere con la semplicità e l'intelligenza di un talento poco comune nei colleghi della sua generazione. Forest Whitaker, da Longview Texas, quarantasei anni, rappresenta l'antitesi contemporanea al modello della star hollywoodiana, misteriosa alchimia tra black culture e Actor Studio's. Una sfida personale da attore/autore, spesso vinta, con i ruoli interpretati e le scelte, successive, da regista. Ricercare le tappe che l'hanno portato alla nomination come miglior attore protagonista ai prossimi Oscar, dopo aver già incassato un Grammy e un Bafta, con il ruolo del dittatore ugandese Idi Amin nel film di Kevin Macdonald L'ultimo Re di Scozia, equivale a ripercorrere la trasformazione irreversibile delle capacità interpretative della sua professione. Forest Whitaker dietro ogni singolo personaggio interpretato ha scavato la propria natura di guastatore dell'inquadratura, rompendo la natura stessa dell'equilibrio con la forza del proprio essere antidivo.

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Un lavoro insuperabile che l'ha visto stravolgere la sua forma attoriale dai primi ruoli dipinti con calore, irruenza, e una forte dose di simpatica parlatina, basti ricordare il Garlick collega di Robin Williams in Good Morning Vietnam (1987) o al Big Harold nella pellicola di Oliver Stone, Platoon (1986). Fino al soldato sequestrato dall'Ira nel La moglie del soldato (1992). In questi ruoli la corporatura da gigante buono dallo sguardo, allo stesso tempo, tenero e inquieto, ma incrinato da un velo di mistero e malinconia, lo pone come di fianco, a margine, dell'inquadratura. Mai al centro. Sarà Clint Eastwod a farne il perno dell'immagine, vestendolo con i panni, e sax, di Charlie Parker, in quel capolavoro che è Bird. La figura del musicista maledetto, eroinomane e irriverente, che ha bruciato in fretta il proprio genio incantando un'america bianca e razzista, diventa per Whitaker la possibilità di gettarsi, finalmente, nella costruzione di un personaggio travagliato e complesso, con il quale creare un'osmosi vertiginosa, maniacale, ma assolutamente determinante.
 L'incontro con il regista Jim Jarmush per realizzare Ghost Dog (1999) sancisce per Withaker il transito definitivo verso un altro modo di inserire il proprio corpo di attore all'interno del cinema. Jarmush, autore indipendente e da sempre affascinato dal valore quasi superfluo della parola sul piano della comunicazione, da vita ad un personaggio che si esprime solo attraverso l'espressione del volto. Il samurai Ghost Dog che si nasconde sotto il cappuccio della tuta e vive quasi in miseria su un terrazzo circondato solo dai suoi piccioni è la prova del nove per Whitaker. Il cinema di Jarmush, costruito su un continuo assemblaggio e incontro di culture diverse, capace di spiazzare quegli sguardi spesso omologati sulla coerenza delle immagini, trova in Whitaker il tramite con la spiritualità della black culture, con la sua ricerca dell'identità (in Smoke,1995, lo stesso Whitaker interpretava Cyrus Cole un uomo che aveva voluto dimenticare il suo passato). Una linea sottile che mette in comunicazione le opere realizzate come regista da Whitaker, Strapped 1993 e Black Jaq 1995 per la tv, e il film corale Donne nel 1995, dove i temi principali riguardano la questione dell'identità afroamericana, come a sancire l'inequivocabile rispetto per l'attore/autore a sua volta sponda di confronto per la poetica di Jarmusch. L'essenza di Ghost Dog – Whitaker è un radicale azzeramento del suo modo vivere davanti la macchina da presa, la sottrazione operata nel film di Jarmush ha permesso all'attore di svestire un certo modo di fare cinema per intraprendere un'altra via, o perlomeno di aprire a se stesso una possibilità diversa di creare. Forse anche per questa sorta di catartico avvicinamento ad una fisicità vissuta in maniera meno violenta e apprensiva che le scelte successive di Whitaker appaiono meno impulsive.

Le serie tv di successo e qualità: The Shield e Er sono l'interludio, dal peso specifico invidiabile, per la duttilità di un attore estremamente versatile. Panic Room e In linea con l'assassino girati nello stesso 2002 sono il semplice tragitto verso un'altra prova di grande respiro e violento coraggio quella che lo vede nel film di Abel Ferrara, Mary (2005), nel ruolo del giornalista Ted Younger. Uomo bieco, e peccatore, alla ricerca, razionale e spettacolare, di una verità su Gesù, costretto a fare i conti con un destino tragico e annientatore. Una prova di enorme impatto emotivo, come tutto il film, che ci restituisce un'interpretazione prepotentemente sopra le righe, ma illuminata dalla capacità destrutturante di un attore, ormai, padrone di un corpo fuori misura che, fortunatamente non trattiene più, una talento devastante. Qualcuno se ne accorto, e ha puntato sul ragazzone dai modi affabili venuto dal Texas per un film biografico sul terribile dittatore ugandese, Forest Whitaker ha risposto regalandoci una superba interpretazione. Ora spetta ad altri (rin)tracciare ciò che noi abbiamo già vissuto con i nostri occhi.

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