Frozen II – Il segreto di Arendelle, di Jennifer Lee e Chris Buck

Frozen II conferma senza esitazioni il nuovo corso emancipato della principessa disneyana. La storia è inclinata verso un pubblico infantile ma le canzoni e le scenografie sono degne di un musical

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Frozen (2014) aveva trasformato la posizione di vantaggio della Disney sul mercato in un dominio incontrastato. Fino a quel momento, la sua ascesa ad unica superpotenza hollywoodiana si era compiuta grazie alle acquisizioni. Un portafoglio con i ricchi pacchetti della Marvel e di Star Wars aveva inevitabilmente fatto a pezzi la concorrenza. Tuttavia, lo studio non era ancora riuscito a ridefinire la sua estetica nel campo di casa dell’animazione. I suoi successi dipendevano dalla proficua collaborazione con la Pixar e nessuno dei film in proprio era stato competitivo. Invece, l’adattamento de La regina delle nevi di Hans Christian Andersen era puro materiale disneyano. Per la prima volta da decenni, un grande classico era tornato tra i primi cinque incassi dell’anno.

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Il sequel era inevitabile anche perché i personaggi offrivano ancora un grande margine di sviluppo. Frozen II è ancora più tradizionale del primo film, anche se non tradisce la doppia anima delle sue protagoniste. Il carattere indipendente di Elsa e l’animo più romantico di Anna si definiscono ulteriormente davanti alla tipica situazione del secondo capitolo. Infatti, la minaccia al loro status quo arriva dal passato e dalla necessità di scoprire le proprie origini. Il film è ambientato in una foresta incantata che è stata colpita da un sortilegio: si può immaginare un set più disneyano? La sceneggiatura di Jennifer Lee e di Allison Schroeder gioca molto con le situazioni del primo film e tenta di smitizzare gli stereotipi che ha fissato. Eppure, non rinnega il carattere forte delle due ragazza e soddisfa l’attesa delle scene madri.

La proposta di Kristoff ad Anna è un atto rimandato che si ripresenta continuamente come una gag durante il film. Infatti, tutte le volte che lo spasimante inizia il suo discorso, la ragazza capisce impulsivamente il contrario delle sue intenzioni. Olaf ha sviluppato un senso filosofico e cerca di trascinare tutti quelli che ha intorno in lunghe ed inopportune disquisizioni ontologiche. Inoltre, alcune delle sue pillole esistenziali travalicano l’umorismo estemporaneo ma servono come dei preziosi setup/payoff. Elsa non riesce a restare chiusa nel castello ma deve capire come seguire la sua natura intraprendente senza mettere in pericolo la sorella. L’evoluzione della storia segue in modo rigoroso la struttura in tre atti e le canzoni scandiscono con precisione tutti i punti di svolta.

L’ouverture di All Is Found accenna sotto forma di ninna nanna ad un fiume mitologico in cui le due sorelle potrebbero trovare il segreto del loro destino. Successivamente, il primo numero musicale si consuma con una serie di splendide riprese a volo d’uccello sul villaggio pacificato di Arendelle. La maestosità di Some Things Never Change non lascia dubbi su quale sia l’arma risolutiva di Frozen II. Il grande lavoro di scrittura di Jennifer Lee è stato molto utile a rinnovare le qualità e le virtù delle principesse disneyane. Purtroppo, l’effetto sorpresa si è dissipato in questi anni e stravolgere di nuovo tutto non sarebbe stato efficace. L’unico modo per dare continuità al franchise era insistere senza alcun indugio sui brani musicali fino a farli diventare un marchio riconoscibile.

Frozen II usa una linea narrativa leggermente più inclinata verso il pubblico infantile per abbandonarsi senza freni ad un tripudio degno di Broadway. Le canzoni firmate da Kristen Anderson Lopez e da Robert Lopez impongono il ritmo in una gerarchia mai messa in discussione. La coppia aveva confezionato Let It Go per Frozen e la Disney ha deciso di che quella era la strada per ripetere il suo trionfo. I due hanno composto una playlist decisamente all’altezza delle aspettative (forse, anche del terzo Oscar). La regia di Chris Buck e di Jennifer Lee si spende senza risparmio nel tentativo di rendere i brani ancora più grandi e più epici. Elsa viene tentata da una misteriosa voce lontana che la spinge ad abbandonare Arendelle e intona Into the Unknown mentre scruta l’orizzonteSul fondo nero della notte, i cristalli di ghiaccio rilasciati dalla tormentata eroina diventa un caleidoscopio di glitter luminosi.

Lo stile assegnato ad ogni canzone suggerisce un diverso e coinvolgente allestimento scenografico. L’intermezzo da vaudeville di Olaf gioca con il corpo del pupazzo di neve che può essere smontato e rimontato in modi differenti. La disperazione di Kristoff quando Anna lo abbandona per seguire Elsa ispira la splendida Lost in the Woods. La ballata viene accompagnata da uno stile visivo tipico degli analoghi videoclip degli anni novanta, con un divertente omaggio a quello di Bohemian Rhapdsody. La doppia fruizione a cui la Disney aveva abituato i genitori viene affidata interamente al grandioso allestimento scenografico. Solo una naturale avversione per i musical può impedire lo spettatore di farsi trascinare da esibizioni rutilanti come Show Yourself. Forse, il risultato finale è meno bilanciato del primo film ma non esiterà mandare in visibilio il pubblico dei figli.

 

Titolo originale: Frozen 2

Regia: Jennifer Lee, Chris Buck

Voci: Serena Autieri (Idina Menzel), Serena Rossi (Kristen Bell), Paolo De Santis (Jonathan Groff), Enrico Brignano (Josh Gad), Claudia Paganelli (Evan Rachel Wood)

Distribuzione: Walt Disney

Durata: 103’
Origine: USA, 2019

 

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
3.1 (10 voti)
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