"Gianni e le donne", di Gianni Di Gregorio

gianni e le donne gianni di gregorio
Antidoto contro il satirismo senile e schizofrenico che attanaglia questo Paese, Gianni e le donne è un’opera seconda che supera, per la profondità discreta,Pranzo di Ferragosto. Inevitabili i raffronti e i riferimenti con la politica e con queste giornate cariche d’inquietudine, ma il film è divertente e garbato. Fuori Concorso alla 61esima Berlinale

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gianni e le donne gianni di gregorioDunque non è vero che gli uomini sono tutti uguali. L’orticante cantilena delle ultime settimane, ossessiva e petulante come qualsiasi tentativo di alibi forzato ( e mendace) , casomai vi venisse il dubbio sulla sua fondatezza, è una patetica frottola. Per fortuna. E per fortuna ce lo dice Gianni Di Gregorio. No, non fatevi ingannare, per favore, dalla locandina del film o dal trailer. Non fatevi ingannare dai sogni, tanto per restare sull’attualità.
Gianni ama le donne, le donne in generale e quelle che lo circondano e che lo ricambiano con amore, vessandolo affettuosamente. Lui le venera tutte. Ma la sua città delle donne si concretizza nell’andare a fare la spesa e a fare da dog-sitter alla bella e giovane vicina di casa, a correre ad aggiustare la tv della mamma nobile e sperperatrice, a preparare la colazione per la badante Kristina. Tutto qua.
E se per qualche istante sembra cedere alle lusinghe di chi fa finta di saperne più di lui, ci vuole poco perché si ricreda e torni sui suoi passi. In fondo di questo si tratta: accettare che provare amore e desiderio non deve necessariamente ridursi all’azione impellente, al fare compulsivo. Soprattutto quando si hanno sessanta e più anni.
Antidoto contro il satirismo senile e schizofrenico che attanaglia questo Paese, Gianni e le donne è un’opera seconda che supera, per la profondità discreta, Pranzo di Ferragosto. Di Gregorio non sapeva, non aveva idea, come ha raccontato, che il film sarebbe coinciso con la politica e con queste giornate cariche d’inquietudine. Inevitabili i raffronti e i riferimenti, ma il film è divertente e garbato, binomio in disuso negli ultimi anni, delicato ma senza stuccare.
Perché ci sono una Roma e una romanità finalmente non cesaroniane; niente frizzi e lazzi da risata facile e autocompiaciuta. Perché ci sono degli attori, molti dei quali non professionisti, a dir poco superbi. Perché c’è Valeria de Franciscis Bendoni che è strepitosa. Perché ci sono tanti microritratti interni, dai maschi sessantenni agli adolescenti, che funzionano meglio di tanti trattati di sociologia.

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Regia: Gianni Di Gregorio
Interpreti: Gianni Di Gregorio, Alfonso Santagata, Valeria de Franciscis Bendoni, Aylin Prandi, Elisabetta Piccolomini, Gabriella Sborgi, Kristina Cepraga, Lilia Silvi, Michelangelo Ciminale, Teresa Di Gregorio, Valeria Cavalli, Gabriella Sborgi, Laura e Silvia Squizzato
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 90’
Origine: Itali, 2011

 

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    18 commenti

    • Non sono daccordo assolutamente con questa recensione. Anzi, a dire il vero quel che c'è scritto è quasi tutto condivisibile (fatta eccezione per le prove interpretative che non ho trovato poi così degne di nota).
      Una domanda, però, mi preme rivolgere alla vostra Valentina Gentile: dov'è il cinema in questo film?

    • Non c'è davvero limite alla bruttezza di un film. Volevo chiedere il rimborso del biglietto.

    • Ho visto del cinema nella scrittura stessa del film, con quel suo ritmo indolente e sornione speculare rispetto al carattere del protagonista. L'ho visto nella scelta di far ricorso a trucco e make-up pressochè invisibili nel trattamento dei visi tanto maschili quanto femminili, emblema di un'impronta realista-minimale-verista che rappresenta il tocco e lo sguardo del regista rispetto alla storia che racconta. Ho visto cinema nella scelta di inquadrare Roma solo dal basso, con la macchina da presa mai sopra l'altezza uomo, forse a ricordare che questa è una storia di un essere umano e degli uomini e le donne che gli stanno intorno.Eppoi vorrei dire una cosa: prima di chiedere il rimborso del biglietto magari informatevi meglio prima sul film e l'autore che andate a vedere: scommetto che Gianna 61 non aveva visto Pranzo di ferragosto, sennò non ci sarebbe tornata a vedere un film di Gianni Di Gregorio visto il disprezzo che traspare…

    • Andrea 77 carissimo, se per avere una "lezione di cinema" dobbiamo guardare a Gianni Di Gregorio, in Italia siamo davvero messi male. Il film gira semplicemente a vuoto per novanta minuti; dove "il vuoto" non è certo quella condizione esistenziale o quel famoso "grado zero" della narrazione ricercate da tanti grandi registi. Qui ci troviamo difronte ad un vuoto che è diretta conseguenza di una povertà di idee che soggiace al film; un vuoto che rispecchia il valore pari a zero di un (proto)regista per il quale non vale davvero la pena spendere una sola parola in più nel tentativo di portare alla luce una qualche analisi approfondita. Un solo aggettivo mi viene in mente: irritante.

    • Carissimo Anonimo, non so chi ti abbia fatto indignare dicendoti che il cinema italiano dovrebbe prendere "lezioni" da Di Gregorio, non certo io. Esprimevo semplicemente un positivo guidizio personale su un film che mi è piaciuto. Certo il grado zero della narrazione non lo andrei a cercare nel fllm di un regista che usa un personaggio-alterego-autobiografico dalla cui prospettiva promana la visione di tutto. E non credo neanche che Di Gregorio volesse fare un film sul vuoto esistenziale.Ciò che secondo me gira a vuoto non è il film, ma il personaggio, con le sue inquietudini e gli slanci frustrati da una condizione d'impotenza; e penso che questo fosse proprio ciò che voleva rendere il regista. Se a livello formale l'autore non regala niente che secondo qualcuno possa essere chiamato "cinema", il suo alter-ego scritto sotto le righe restituisce l'immagine di un uomo poco rappresentato, un amabile perdente non rassegnato che s'incammina suo malgrad . …

    • … che s'incammina suo malgrado sulla strada dell'accettazione.

    • Caro Andrea77,
      mi chiedo proprio quale film tu abbia visto per parlare di "amabile perdentee non rassegnato".
      E aggiungo, non mancano certo grandi registai che hanno portato in scena un proprio alter-ego tirando fuori degli autentici capolavori. Quindi non so davvero cosa tu volessi insinuare con la tua affermazione. E chiudo: dopo quella sviolinata che hai fatto nel tuo primo intervento come puoi chiedermi chi ha visto nel film di Di Gregorio una lezione di cinema?
      E qui mi fermo.

    • Gentile Anonimo,se vuoi rispondere a ciò che scrivo cerca almeno di non de-contestualizzare i contenuti dei miei interventi.1) Ho fatto riferimento all'alter-ego perchè la prospettiva che viene offerta allo spettatore è fortemente caratterizzata dallo sguardo dello stesso autore-attore-personaggio e perciò non poteva essere obiettivo del regista il, da te citato, grado zero della narrazione.2) Nel mio primo intervento la mia presunta sviolinata era una risposta a chi parlava di assenza totale di cinema nel film.3) Mi chiedi che film io abbia visto perchè ho parlato di un"amabile perdente non rassegnato che si incammina suo malgrado sulla strada dell'accettazione". Forse eri tu talmente annoiato da esserti addormentato in sala.

    • Carissimo Andrea 77, se vuoi contestare le mie contestazioni alle tue osservazioni, ti pregherei di non essere banale. 1) Spiegami qual'è il nesso tra il mio accenno al vuoto come "grado zero" della narrazione cinematografica e il fatto che il regista scelga di portare in scena un suo alter-ego (scusa la mia ignoranza, ma non vedo proprio come uno possa escludere l'altra); 2) Mi è sembrato proprio che il tuo primo interventi (la "sviolinata", tanto per capirci) sia stato davvero fuori luogo e ti ha portato a parlare in termini entusiastici di un film che, a definirlo "mediocre", si rischia decisamente di sopravvalutarlo (e poi ti stupisci se dico che lo hai considerato una "lezione di cinema"…rileggi il tuo intervento magari: sembrava che stessi parlando di Kubrick); 3) Da tuttoo quello che ho scritto si evince che la mia idea su questo PESSIMO film è del tutto diversa dalla tua…per questo mi domandavo che film tu abbia visto. (CONTI …

    • Sei sicuro al 100% di non aver sbagliato sala? Perchè da quello che ha scritto, si direbbe che tu abbia assistito alla proiezione di una qualche versione restaurata di "Ladri di biciclette"… non so, magari accertati di questo fatto e poi mi fai sapere.
      Fuor di provocazione: se continuiamo ad accontentarci e a scrivere bene di un film come questo, il nostro cinema ne uscirà lentamente distrutto. Dobbiamo pretendere di più, e non cercare di fare gli "alternativi" e osannare film inguardabili come questo. SVEGLIA!!!

    • Vedi caro anonimo, se non capisci il nesso tra uso di un alter-ego e grado zero della narrazione, temo che tu abbia qualche problemino con il concetto di impersonalità della narrazione che sta alla base del grado zero stesso. Come può ricercare l'impersonalità un autore che mette al centro della scena se stesso come soggeto e strumento di lettura della storia?Di solito la mia prosa viene giudicata efficace senza bisogno di dover ripetere ciò che scrivo per farmi capire, però per te, visto che haiammesso la tua ignoranza, farò un'eccezione: il mio primo intervento, non privo di una certa enfasi, era una risposta a chi parlava di ASSENZA DI CINEMA nel film di Di Gregorio. Ho scelto di rispondere in quella maniera perchè non sopporto lo snobismo da 4 soldi di spettatori con tanta e presumibilmente ingiustificata autostima da permettersi, neanche fossero Gianni Canova o Paolo Mereghetti, di sparare a zero su un film con espressioni del tipo "dov'è il cinema?", " …

    • Inoltre, la tua presunzione è a dir poco strabordante… parli di valore zero del film e dai del (proto)regista a Di Gregorio, accusi chi ha un giudizio diverso sul film di averne visto un altro, emetti giudizi perentori sullo stato di salute del cinema italiano… mah insomma, chi sei veramente? la reincarnazione di Tullio Kezich? O uno studentello di cinema in cerca della consacrazione sul forum di sentieri selvaggi? Pensi che stroncare "Gianni e le donne" ti faccia curriculum? Un abbraccio sincero

    • Sai, è curioso, ma mi ponevo la stessa domanda nei tuoi confronti: tu chi sei? Uno di quei "cinefili da strapazzo" che per sentirsi alternativi trovano dello straordinario anche nei cinepanettoni? O uno di quei critici frustrati che, nella disperata ricerca di identità, si cimentano in approssimative rivalutazioni dei b-movie di Banfi e compagnia bella?
      Non proseguo con te la discussione sul grado zero perché, perdonami, non sembri davvero in grado di sostenerla e lo spazio concesso per i commenti non mi consente di illustrarti alcune fondamentali differenze tra ciò che io intendo e ciò che tu hai erroneamente definito "grado zero della narrazione".
      Detto ciò, caro Andrea77, come ti permetti di giudicare chi ha – giustamente – detestato questo film? Come ti permetti di criticare chi si scaglia contro la vuotezza di questo film? E infine: come ti permetti di dare dello "studentello" a chi si occupava professionalmente di cinema mentre tu nascevi?

    • Se non mi firmo, e ti consento di continuare a chiamarmi "anonimo", è solo perché non voglio che il mio nome conferisca peso eccessivo al mio giudizio. Per mettere, insomma, le mie parole sullo stesso piano delle tue (per quanto, spero, la differenza di spessore tra noi due emerge anche aldilà della firma) e di quelle di questa Valentina Gentile che Sentieri Selvaggi, da rivista seria quale ritengo che sia, farebbe bene a cacciare via a calci…

    • Gentili lettori, vi ricordiamo che Sentieri selvaggi garantisce la massima libertà, senza filtri, di commento, confidando nella responsabilità e intelligenza dei nostri utenti. Insulti, diffamazioni e illegalità vengono ovviamente cancellati immediatamente. Lasciamo pertanto a tutti questa libertà ma vi preghiamo di mantenere le vostre affermazioni all'interno di un dialogo civile e, possibilmente, utile e arricchente. Quindi, gentile @Anonimo, pur rispettando le tue opinioni, ti chiediamo cortesemente di moderare il tono e di criticare tranquillamente e liberamente gli articoli senza per forza dover attaccare personalmente i nostri recensori. E comunque nessuno verrà mai cacciato da Sentieri selvaggi per le proprie opinioni, condivisibili o meno che siano. Grazie.

    • Gentile redazione,
      chiedo scusa per l'enfasi che caratterizza il mio precedente commento. Ritengo tuttavia, che nel caso dell'articolo della vostra V. Gentile non ci sia tanto da discutere sulla condivisione – o meno – di alcune opinioni (la mia storia personale, professionale e politica, mi porta ad essere democratico ben oltre ogni possibile immaginazione), quanto sulla competenza del recensore. E questo, permettetemi di dirlo, è un motivo più che valido per interrompere il rapporto professionale (se la parola "cacciare via" non è di vostro gradimento) con un/una collaboratore/collaboratrice.

    • Svolgere "professionalmente" l'attività di critico significa andare a provocare, fare ironia e sbeffeggiare i commenti di lettori delle recensioni di Sentieri Selvaggi?
      Non aggiungo altro, visto che lo stato psico-emotivo del signor Nonsaiconchitiseimesso mi sembra già abbastanza compromesso.
      Chiedo scuso alla redazione per l'inconveniente, ringraziandola al tempo stesso per il tempestivo intervento.

      Anon risentirci mai più.

    • Non so chi sia questo "ANONIMO" e personalmente ritengo che non firmarsi non sia mai un comportamento educato. Detto ciò, credo che abbia perfettamente ragione nell'esprimere il giudizio su questo film che, davvero, stenta ad avere un suo "perchè".
      Andrea 77, pur nella precisione delle tue argomentazioni non riesco davvero a sentirmi in sintonia con i tuoi giudizi.
      Complimenti a tutta la redazione per il quotidiano lavoro che svolge. Vi leggo sempre con grabdissimo piacere