Giffoni 2003 – Il "cuore sacro" di Ozpetek. Incontro con il regista di "La finestra di fronte"

Ozpetek anticipa l'intenzione di girare un film ambientato a Napoli: si guarda intorno, scruta volti e gesti, catturato dalle espressioni della gente per strada, addirittura dagli odori si direbbe.

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Ha il volto assorto Ferzan Ozpetek che dichiara, in conferenza stampa: "Mi piacerebbe girare un film a Napoli. Questa città mi affascina tantissimo. La trovo un palcoscenico straordinario, una sorta di concentrato d'Italia, ma vorrei viverla più da vicino, in assoluto anonimato, per conoscerla al meglio perché temo, nel raccontarla, di cadere nell'ovvio".

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Il film, che ha un titolo almeno provvisorio ("Cuore sacro") nelle intenzioni del regista, sarà scritto in collaborazione con Gianni Romoli e prodotto da Tilde Corsi. Ma Ozpetek rivendica una pausa di un anno quanto meno, per la necessità di raccogliere energie: "Il successo – afferma – arriva e scompare ma c'è una sola cosa che mi preoccupa davvero ed è la possibilità di deludere il pubblico a cui mi lega una particolare affinità elettiva, una sorta di empatia".


Ricordando i propri esordi rivolge un affettuoso pensiero a Massimo Troisi, di cui fu aiuto regista in "Scusate il ritardo", che, per primo, credette in lui. Preso dalla commozione, bruscamente tronca: "Ogni parola in più rischierebbe di essere patetica ma non sbaglio nel dire che Massimo era una persona di grande umanità e sensibilità".  Con grande generosità, ripercorrendo le tappe della sua carriera, partecipa al suo pubblico un rimorso: "Cambierei solo una cosa: la coproduzione francese, in Harem Suarè, mi spinse a girare una scena d'amore tra la protagonista e l'eunuco. Erano affascinati dall'idea del godimento mentale di lui nel dare piacere a lei. Ancora oggi, quando rivedo il film, a quella scena abbasso gli occhi."


Il suo ideale artistico, al contrario, si risolve esclusivamente in un'analisi sentimentale e rivolta in particolare all'universo femminile, ancora vittima, a suo avviso, di un sottile razzismo. E a testare il valore di una sceneggiatura, che nello sviscerare emozioni deve emozionare, è Ozpetek stesso: "Io piango, mi addoloro, sono felice, sono triste assieme ai miei personaggi: una storia mi deve dare soprattutto emozioni, un film deve essere capace di farmi piangere".


Rispetto poi al rapporto che si stabilisce tra cinema e bambini, il regista ha commentato il proprio stato di curiosità e fascinazione derivante dalla relazione instaurata con i "piccoli attori" de La finestra di fronte. E ai giurati turchi che teneramente gli hanno rimproverato un oblìo delle origini, ha sottolineato le proprie difficoltà iniziali: "Quando ero ancora sconosciuto non riuscivo trovare ascolto, nessun produttore mi ha voluto aiutare, quando invece ho avuto successo con Il Bagno turco hanno usato il titolo per un ristorante ed una saponetta".

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